RAIGE: Affetto Placebo il mio album più sincero
Raige lo ha definito un “album giusto perché ha bisogno di più tempo”.
Raige, Alex, torna con un album di difficile accesso ma sicuramente onesto. Un album che ha portato ad un addio con la major e la responsabilità di esser indipendente. Vira alle origini ben conscio della strada percorsa, Affetto Placebo, una dicotomia che stride.
Chi è Alex oggi?
E’ il frutto di ciò che vissuto e delle scelte prese. Un ipocondriaco in fase di guarigione grazie al suo Affetto Placebo
L’hai definito tuo album più sincero. Perchè?
Mi metto a nudo al cento per cento. E’ vero. Sono un sognatore un romantico e un ipocondriaco. Affetto Placebo è la consapevolezza di tutto questo
Vai un po’ controcorrente. Non è un disco facile dove poni attenzione alla parola e alla musicalità.
In un momento di disvalori, a livello anche di produzione ho deciso di fare un disco diverso. Volevo che il messaggio fosse innanzitutto il centro. Questo è il motivo per cui sebbene ci siano due smash up nel disco ho deciso di scegliere come singoli i due brani meno accessibili. Questo disco è figlio di scelte coraggiose. La prima è stata quella di lasciare una multinazionale e secondo me fa già ben intendere il tenore di ciò che si andrà ad ascoltare. In copertina vedi un blister di medicine se giri il CD trovi un bicchiere d’acqua. la tracklist è scritta solo una volta ed è all’interno del disco. Questo per ritornare all’importanza del messaggio. A livello musicale, essendo torna indipendente ho scelto di affidare il lavoro a Rufio. Volevo coniugare la mia anima popular e melodica con le mie radici black.
Tra i disvalori in che dimensioni collochi l’affetto?
E’ un momento storico in cui i rapporti si consumano su Tinder. Quando parlo di affetto parlo della capacità di creare legami duraturi nel tempo quello è il mio Affetto Placebo, le persone che mi hanno fatto da scudo e spada. In un momento come questo in cui si spinge all’individualismo, quando iniziamo a pensare per due, bisogna ricordarselo.
Cos’è per te la sconfitta?
E’ qualcosa che serve. Sto facendo l’autore per terzi, uscirà una canzone che ho scritto per un artista più un feat. In quel pezzo dico “Amore mio fuori stai attendo, allaccia le scarpe ma impara cadendo”. Secondo me farsi male serve più che vincere. In alcune fasi almeno. Ti accresce.