BRUNORI SAS il nuovo disco “Cip!” traccia per traccia

BRUNORI SAS il nuovo disco “Cip!” traccia per traccia

E’ stato presentato il nuovo album di Brunori Sas “Cip! “, il disco arriva a tre anni di distanza dal successo di “A casa tutto bene”. 

Nel disco, Brunori Sas ha dato vita a undici nuove canzoni ricche di sentimento. Cip! è un soffio di primavera nel centro di un inverno rigido che sembra sospendere la propria lotta per lasciare spazio alle note di un album ricco, che sorprende, che lascia il segno. Brunori manifesta a sé stesso e ai suoi fan un sentire, più che un pensare, un’attitudine poetica che si riflette anche nel titolo onomatopeico e che connota tutto il disco. Il disco racconta del “nostro essere a tempo determinato, della morte come spavento ma anche come consolazione e addirittura come stimolo alla vitalità”, valorizzando anche l’armonia negli attriti e la necessità per la vita stessa di una costante lotta fra gli opposti. E con la serena constatazione che “il mondo girerà anche senza di noi” e che “alla fine va bene”, traducendo cosi musicalmente argomenti sensibili con “accettazione” e non con l’amarezza di un tempo. Sono sostanzialmente “…canzoni per il mio fanciullino” – chiosa Dario – “Forse, oso dirmi, per i figli che non ho. Qualcosa che mi desse un respiro dal mondo adulto, dalle sue complicazioni, i suoi nervosismi, le sue ansie, le sue preoccupazioni, spesso e volentieri inutili”.

La chiave d’accesso alle emozioni contenute nell’album è l’inconfondibile narrazione lucida velata di ironia presente nel primo brano, Il mondo si divide, con cui Brunori racconta il naturale sentirsi divisi tra istinto e morale, senza mai trovare una netta linea di confine.

Con una potenza disarmante, da pugni chiusi e lacrime agli occhi, Capita così ci mette davanti ai bilanci, quelli dei risultati raggiunti e quelli per cui ci sente minuscoli: gli anni che passano e l’imprevedibilità della vita, l’attimo che inganna, i cambiamenti e il crederci, nonostante tutto. Un grido di sfogo e di gioia in una cavalcata ritmica ed emozionale.

Il disco è prodotto dallo stesso Dario con Taketo Gohara per Picicca, registrato tra la Calabria e la Milano.

LA COPERTINA 

La copertina, scelta da Dario e realizzata da uno degli artisti italiani che ama di più, Robert Figlia. Non il solito bel ritratto, non un’immagine a effetto, ma il dipinto di un pettirosso: “Un uccelletto realistico, quasi da vecchia enciclopedia, privo di connotazioni sentimentali stucchevoli, intimamente combattivo e fiero. Una creatura semplice che ama intonare i suoi canti solitari sulla neve, rendendo forse un po’ meno gelidi questi nostri lunghi inverni”.

L’obiettivo era lasciare uno spazio immaginifico, dove ogni ascoltatore potesse sviluppare la sua idea di “cip”, dandogli la sua personale connotazione, che Dario ha identificato con la parte di sé “fanciulla”. Una parte leggera, vitale, combattiva pur nella sua sobrietà, fiera anche nel parlare di argomenti che includono una fine ma senza farlo in modo pessimistico o, al contrario, edulcorato.

L’INTERVISTA:

Il mio precedente lavoro, A casa tutto bene, è stato un album importante per tanti motivi, umani e professionali, come si dice nei colloqui di lavoro. Con questo nuovo progetto volevo riconsiderare, in una sorta di Gestalt forma calabra, il rapporto fra ciò che ho sempre considerato centrale – la vita degli uomini – e ciò che ho da sempre considerato periferico – l’universo che ci ospita.

PAURA & AMORE

Paura e amore sono i due motori che guidano il mondo, diceva John Lennon. Io ho voluto rappresentare queste due parti. Il mio disco precedente parlavo delle mie paure, le paura del cambiamento e della mia età. In questo disco ho voluto parlare di amore. Canzoni d’amore dunque, nelle sue diverse declinazioni, da quello di coppia, a quello familiare, sino all’amore ideale, forse utopistico, indubbiamente figlio di un cristianesimo bambino a là Marcellino pane e vino, che per quanto possa averne preso le distanze, ha formato la mia visione del mondo. Quelle di buona volontà, di tenerezza ma anche di difficoltà, di pazienza, di denti stretti per tenere in piedi le cose. Della fatica, in fin dei conti di essere buoni, senza sentirsi al contempo coglioni.

IL TEMPO

Vorrei sfuggire alla velocità di questo tempo. Non sento che sia il mio ritmo. Abbiamo inventato il tempo della macchina, siamo costretti ad andare al tempo delle macchine. Come per le cose c’è l’obsolescenza programmata sta diventando così anche per i rapporti umani e per i valori della nostra società che si consumano subito e diventano obsoleti.  Voglio cercare di recuperare il tempo e di mettere in mostra le mie rughe e il mio tempo. 

IL MONDO 

La parola mondo rappresenta un po’ la parola chiave di questo disco. La “sindrome dalla veduta di insieme” è una sindrome analizzata sugli astronauti. Tornati sulla terra non riescono più a considerare il concetto di noi e degli altri ma vedono solo la globalità delle cose. Questo mi ha portato a ragionare e a riconsiderare il rapporto con gli altri. La parola mondo ha appunto l’accezione di un mondo visto da lontano, proprio per dare un diverso punto di vista, una visione d’insieme e non solo soggettiva. 

RECUPERO DELL’INGENUITÀ’ 

Il mio quinto album potrebbe essere anche il primo bis. Ho recuperato un po’ dell’ingenuità che avevo nella scrittura dei miei brani d’esordio. Mi mancava un po’ questo modo di scrittura semplice ed immediata. Ho cercato di trattare le tematiche non con il piglio dell’accademico ma con il guizzo del poeta. Ho voluto tuffarmi nell’intimo dei sentimenti  e cercato di raccontare quello che si vede nella profondità dalle cose sia che queste siano spaventose o bellissime. 

OZIO E PIGRIZIA 

Sono ozioso e non pigro. Il valore dell’ozio è fondamentale, il concetto del fare nulla quando hai molte cose da fare. Sono un procastinatore compulsivo, narcisista e precisino che non vuole mai mettere un punto a qualcosa. 

IL DISCO TRACCIA PER TRACCIA 

1.     Il mondo si divide

È il brano che apre l’album: ci invita a riflettere su quanto si stia scomodi in bilico tra la decisione “giusta” e quella più conveniente, e ci fa notare che c’è “un universo solo che unisce il cielo e il mare”. Il segreto è aggrapparsi al piccolo – ma salvifico – spazio per respirare che c’è anche quando si ha l’acqua alla gola. Il mondo si divide è leggera, immediata ma piena di contrasti, con le parole dure del testo che si alternano ai suoni morbidi, quasi infantili di flauti, tromba, glockenspiel, windchimes e toy piano, e un finale che si svuota lasciando spazio ai cori e al violoncello.

2.     Capita così

Capita che nella vita ci si guardi indietro e si faccia un bilancio dei risultati raggiunti. E capita di accorgersi che si ha sempre marciato sul posto, affidandosi ai vecchi, rassicuranti stilemi. Capita all’improvviso di trovarsi adulti, e di non sentirsi all’altezza. Di dover reagire “da grandi” di fronte ad avvenimenti per i quali ci si sente microscopici. Eppure – sorpresa! – Capitano anche i miracoli, esattamente allo stesso modo: le gioie che ti prendono alla pancia e stravolgono il tuo destino. Semplicemente, capita così. Un brano da pugni chiusi e lacrime negli occhi, semplice ma potentissimo, con gli archi che aprono uno special gridato, quasi esasperato.

3.     Mio fratello

Un brano con una tessitura armonica interessantissima e sonorità quasi beatlesiane. Una struttura insolita ricca di modulazioni, com’è ricco il set di strumenti coinvolti: pianoforte, hammond, archi, ottoni, cori, mandolino e, nel finale, un solo di sax. Brunori allegorizza le riflessioni con gli aneddoti sul fratello Alessandro che “sviene sempre” e ci ricorda che prendersi cura dei propri cari è la migliore terapia per curare anche noi stessi. Che spesso chi consideriamo “cattivo” è solamente qualcuno di molto solo. Le diverse sezioni del brano sono unite da intermezzi musicali multicolore, diversi tra loro ma ugualmente magici.

4.     Anche senza di noi

Un pezzo con delle sonorità importanti, da colonna sonora, che si apre con un vocalizzo che è poi il riff di tutto il brano, e che invita a darsi il giusto valore, indipendentemente da ciò che interessa al resto del mondo. Uno dei pezzi più spirituali del disco. Possiamo sentirci piccoli e invincibili, reagire e arrenderci, fare miracoli o il minimo indispensabile, ma la verità è che il mondo andrebbe avanti nonostante tutto e – in fondo – è un bel pensiero da accogliere. Una serena accettazione, terapeutica in un certo senso. Cori, pianoforte e interventi di slide guitar accompagnano tutto il brano, che culmina con un finale emozionante nel quale risuonano luminosi sonagli e armonici di chitarra.

5.     La canzone che hai scritto tu

Slide guitar e chitarra acustica, molto riverbero. Una canzone d’amore che si sminuisce dicendo di non saper fare di meglio, quando in realtà riesce a fare il regalo più bello di tutti. In breve: “vorrei scriverti una canzone ma evito di dilungarmi con banalità descrittive e romanticherie viste e riviste. Ti regalo solo le mie parole e le mie note semplici, e rimetto a te la facoltà di scegliere. Puoi farne quel che vuoi”. E l’amore, in fondo, è esattamente questo. Il brano si anima nella coda con sonorità elettroniche e psichedeliche, abbinate bizzarramente – ma efficacemente – a ottoni con una linea dominante di basso tuba.

6.     Al di là dell’amore

È il primo singolo estratto dall’album: un canto etico e poetico a tre voci che, partendo da una riflessione sociale, si interroga sulla sempiterna contesa fra ciò che pensiamo sia Bene e ciò che pensiamo sia Male. La struttura del testo è costruita come alternarsi di stati d’animo in attrito, seppur armoniosi. Il primo canto, quello delle strofe, è un disincanto, un ribollire di sarcasmo spazientito, amarezza e rimpianto. Un’invettiva d’impulso contro quella parte di umanità che sembra aver perso per strada i suoi connotati fondamentali. Il secondo, quello dei ritornelli, è la voce di una saggezza antica che invita alla riflessione, al prendere distanza senza distacco, a guardare le cose da una prospettiva più ampia, panoramica, un invito a lavorare anzitutto su sé stessi piuttosto che limitarsi a scagliare ogni volta la prima pietra. L’esortazione finale “difendimi al di là dell’amore” si libra sopra i versi precedenti come una specie di preghiera laica. Il tentativo di sintetizzare in quattro parole un’etica intuitiva appannaggio di tutti, che prescinda dai torti e dalle ragioni, dalle ideologie, dai singoli punti di vista. Un comandamento d’amore espresso al di là dell’amore stesso. 

7.     Bello appare il mondo

Una ballata incalzante, mai smielata, con un ritmo ternario e melodioso. Bello appare il mondo apre con la voce in primo piano, sorretta da chitarra acustica e interventi di mandolino, quasi a voler sottolineare musicalmente la bellezza delle cose semplici, genuine, raccontate nel testo. Nella seconda parte il brano si arricchisce e assume una struttura più corposa, che culmina in un ritornello cantabile che viaggia su diverse modulazioni. Un invito a lasciar andare risentimento e rancore, a non fissarsi su ciò che non si può cambiare, a non portarsi il proprio passato addosso come una zavorra e a tornare di nuovo a osservare il mondo in modo panoramico, grandangolare. Impossibile non unirsi ai nanana del cantautore nel finale, che improvvisamente si svuota e della delicatezza di carillon e voci di bimbi ti sbatte in faccia la verità: “la tua storia personale è una grande invenzione”. 

8.     Benedetto sei tu

Armonici acutissimi di archi e banjo, e poi all’improvviso basso e batteria, chitarre, fiati, cori, windchimes. Benedetto sei tu è una preghiera laica da cantare come un sol uomo, come un inno, che dichiara che la morale sta al di là delle confessioni religiose o delle convinzioni personali. Rifletto con ironia su temi delicati, esortandoci a risvegliarci dal torpore rassicurante delle persuasioni personali per coltivare un’etica vera. Il risveglio non è solo metaforico: il brano si chiude all’improvviso dopo un momento “celestiale” in cui i cori, puri, aperti, si librano fra interventi di tromba.

9.     Per due che come noi

Una canzone dolce, in cui la voce è accarezzata da un arrangiamento ricchissimo, con una vera orchestra d’archi che si lega al pianoforte, alla celesta e a percussioni profonde. Un brano d’amore sincero, che alle parole più schiette e ironiche alterna una delicatezza senza eguali. Per due che come noi racconta la bellezza di un legame duraturo e trasparente, delle dinamiche psicologiche, non sempre sane, che inevitabilmente emergono in una relazione di lunga data, della difficoltà, ma anche della gioia di tenere in piedi le cose resistendo al soffio dei venti esterni.

10.  Fuori dal mondo

Un ritmo accattivante e stralunato, che al sapore tropicale abbina bizzarri suoni cartoon. Il cantautore passa in rassegna tutte le peculiarità di chi, (come lui?), si sente un po’ un pesce fuor d’acqua. L’hook nel ritornello “noi siamo fuori dal mondo” è irresistibile. Fuori dal mondo è l’inno dei sognatori che non smettono mai di vedere il mondo a colori, nonostante la società li voglia cinici e disincantati. 

11.  Quelli che arriveranno

Elegia per pianoforte e voce. Un brano struggente, che porta in superficie i sentimenti più profondi, anche se dolorosi. Achille è un bambino che non diventerà un adolescente e nemmeno un adulto, e ne è consapevole. Si chiede come sarà il mondo che lui non potrà vedere. Ancora una volta il dolore si trasforma in poesia, l’accettazione della fine in una forma di fiducia per quello che arriverà e con un groppo alla gola chiude l’album trasportando l’ascoltatore in una dimensione dolce, delicata. 

IL TOUR 

Brunori Sas Tour 2020 sarà presto anche uno spettacolo live prodotto per la prima volta insieme a Vivo Concerti. Il tour lo porterà nei principali palazzetti italiani: il debutto è fissato a Jesolo per il 3 marzo prossimo. Il tour toccherà Torino il 7 e ancora il Forum di Assago il 13 marzo. Proseguirà poi sui palchi di Bologna, Firenze, Ancona, Roma, Napoli, Bari e Reggio Calabria.

ll tour nei palazzetti sarà una prima volta per Dario e l’occasione, per il pubblico che lo ama, per ascoltare con un arrangiamento del tutto rivisto per questa nuova dimensione live, brani come La verità, Canzone contro la paura, L’uomo nero e Lamezia Milano. Un viaggio tra passato e presente della sua storia musicale attraverso canzoni che, senza essere mai passate in radio e senza nessun supporto mediatico, hanno conquistato centinaia di persone.

Brunori Sas incontrerà dunque nuovamente il pubblico con la sua poesia, la leggerezza, l’autorevolezza musicale e il senso dell’ironia che da sempre lo contraddistinguono.
In tour con Dario la storica band composta da Simona Marrazzo, Dario Della Rossa, Massimo Palermo, Mirko Onofrio, Stefano Amato e Lucia Sagretti, con l’aggiunta di Alessandro “Asso” Stefana e della sezione brass diretta da Mauro “Otto” Ottolini.

Lo show dopo la data zero di Vigevano farà tappa a Jesolo (3 marzo), Torino (7 marzo), Assago (13 marzo), Casalecchio di Reno – Bologna (15 marzo), Firenze (21 marzo), Ancona (24 marzo), Roma (27 marzo), Napoli (28 marzo), Bari (3 aprile), Reggio Calabria (5 aprile).

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