EDDA, canto la leggerezza della vita.

EDDA, canto la leggerezza della vita.

A distanza di due anni dal precedente disco “Graziosa utopia”, è uscito a febbraio per Woodworm Label “Fru Fru”, il quinto album solista di Edda, al secolo Stefano Rampoldi, ex Ritmo Tribale, astronauta del rock alternativo italiano.

Edda non ha bandito il rock che è una sua attitudine innata e che trasuda dalla sua voce, nei suoi testi, nei suoi temi, nella grinta dell’atteggiamento e dalla capacità di trascinare nel suo mondo confuso e consapevole allo stesso tempo, che diventa logico nella riflessione pubblica cantata.

Unico protagonista del disco è se stesso, in un monologo in nove tracce, un lungo flusso di coscienza che travolge, un fiume di parole in libertà che messe insieme costruiscono il mondo di dell’artista, un paese delle meraviglie per adulti cinici, un luogo in cui i pensieri si inseguono vertiginosamente per ritrovarsi in un discorso compiuto, vero e spontaneo. Edda conferma:“Nel disco non ci sono personaggi, ci sono io, non parlo di temi specifici: passo di palo in frasca seguendo l’istinto. Di solito nasce prima la melodia poi arrivano le parole. La prima cosa che mi viene in testa, la butto giù e vado avanti così, in una specie di stream of consciousness de noi altri.”

Cos’è Fru Fru?

I Fru Fru in alcune parti dell’Italia sono i wafer, l’unico biscotto che mi sento di raccomandare in quanto privo di uova. E’ un termine che indica la leggerezza con la quale mi piacerebbe affrontare la vita. Avevo bisogno di suoni leggeri che mi dessero una mano a sopportare il logorio della vita moderna. Sarà un caso ma la musica che ascoltavo da bambino veniva detta musica leggera e questa cosa mi è rimasta dentro. Già con Graziosa Utopia ci eravamo spostati dal rock e questo disco ne è la prosecuzione.

“Fru Fru” è un disco autobiografico…

Nel disco ci sono io, non parlo di temi specifici, ma seguo l’istinto. Di solito nasce prima la melodia poi arrivano le parole. La prima cosa che mi viene in testa la butto giù e vado avanti così, in una specie di stream of consciousness. Ho bisogno di leggerezza mentre suono. La vita è un campo minato e bisogna fare buon viso a cattivo gioco. Io piu’ che cinico sono disilluso.

Che cos’è per te la leggerezza, nella vita e nella musica?

La vita è una cosa complicata, seria, però bisogna essere anche sorridenti e positivi. Bisogna trovare la leggerezza, almeno quando si canta. Io voglio essere così, anche perché dopo devo cantarle io ste canzoni e allora voglio cantare cose che quando le canti ti spunta un fiore in bocca, ecco.

“Edda” è dedicata a tua madre.

Mia mamma è morta il giorno che ho cantato questa canzone, dovevo finire il disco per cui non potevo fare altro che andare in sala a registrarla. Era giovedì, e la canzone dice “giovedì tu hai preso tutte le tue cose”. Io credo che rinascerà, avrà un corpo giovane, rinascerà come siamo rinati tutti e questo mi dà speranza, insomma son contento di sapere che mia madre sarà in un corpo nuovo, perché comunque la vecchiaia, la malattia sono cose che fanno soffrire.

Di contro in  “The Soldati” dici: “non c’è molta distinzione tra un cantante ed un coglione”. Mi spieghi questa frase?

Il cantante in sé canta, se poi è anche filosofo va bene. Non so se io sia, un filosofo e fa il filosofo, il cantante o fa il cantante, quindi ci sta che possa essere anche un po’ un coglione, non ci trovo niente di male, io lo sono per esempio, per cui mi autodefinisco tale. Non sono certamente un professore, uno scrittore, non ho pretese di dire verità, soprattutto con un testo musicale, poi boh, magari questo è un mio limite.

 

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