EUROVISION SONG CONTEST: 5 canzoni, più una
La musica che ascoltiamo raramente scavalca i nostri confini, se non per invadere quelli inglesi, con delle incursioni spagnole. Difficilmente ci spingiamo oltre – vorrei proprio vederci a canticchiare in finlandese! – eppure l’Eurovision Song Contest ci insegna che là fuorì c’è un mondo, anzi, un’Europa musicale da esplorare.
Nonostante manifestazioni come Eurovision Song Contest, questi sono i tempi della sfiducia, della minaccia percepita più che effettiva: tendiamo a difendere i confini come fossimo cani da guardia. Chi abbiamo sempre considerato alleato, improvvisamente è diventato una minaccia, la tendenza dominante è marcare il territorio in nome di una sempre più diffusa autoreferenzialità. Il vicino è diventato “il diverso”, e noi siamo diventati migliori, più bravi. Qualcuno, non molto tempo fa, aveva persino paventato l’ipotesi di passare in radio più canzoni italiane. Ecco perchè Eurovision ci serve: radere al suolo questi confini, senza per questo appianare la specificità di ogni cultura, è più che mai necessario.
Quest’anno Eurovision Song Contest vola a Tel Aviv, dal 14 al 18 maggio, e il nostro concorrente in gara, Mahmood non può essere migliore candidato alla vittoria.
Ripassiamo 5 canzoni tra le 45 che l’Italia ha schierato sul palco di Eurovision dal 1956, anno della sua fondazione, più una.
– Domenico Modugno, “Nel blu dipinto di blu” (1958) – L’inno italiano per eccellenza, dopo quello di Mameli, lo ha composto uno dei nostri cantautori più amati assieme a Franco Migliacci. All’Eurovision “Volare”, così la chiamiamo tutti, si classificò al terzo posto.
-Gigliola Cinquetti, “Non ho l’età” (1964) – La prima cantante italiana ad ottenere il primo posto ad Eurovision fu questa giovanissima sedicenne dalla voce lieve e carezzevole. Il suo brano ottenne un successo strepitoso, vendendo più di quattro milioni di copie in tutta Europa e raggiungendo posizioni altissime nelle classifiche di Francia, Germania e Olanda.
(Nota: Dopo il successo di entrambi, Domenico Modugno e Gigliola Cinquetti parteciparono assieme all’ Eurovision del 1966, classificandosi ultimi con la canzone “Dio come ti amo”).
-Toto Cutugno “Insieme 1992” (1990) – Non lo abbiamo vinto ai Mondiali di Calcio, in compenso ci ha pensato lui a portare l’oro a casa con un pezzo melenso e stucchevole ma dal motivetto orecchiabile. Un discreto fiasco in Italia, infatti, ma un successo per i nostri cugini esteri. “Unite, unite Europe”.
–Raphael Gualazzi “Follia d’amore (Madness Love)” (2011) -Il ritorno dell’Italia ad Eurovision, dopo 14 anni di assenza e relative polemiche (gli ultimi erano stati i Jalisse con “Fiumi di Parole” nel 1997) avviene in grandissimo stile con Raphael Gualazzi, artista sofisticato ed elegante. Il jazzista ottiene il secondo posto, l’Italia entra a far parte dei “Big Five”, Paesi membri fondamentali della manifestazione con accesso diretto alla fase finale.
-Francesco Gabbani “Occidentali’s Karma” (2017) – La scimmia nuda viaggia e va all’ Eurovision, letteralmente. Gabbani se la porta pure su questo palco, ed è super favorito. Non vincerà – se non in simpatia – ma canterà la canzone interamente in italiano (a differenza di Francesca Michielin con “No degrees of separation” dell’anno prima) e vincerà un rispettabilissimo premio della stampa.
Menzione speciale a Conchita Wurst, forse il personaggio che più di tutti è rimasto impresso nella memoria collettiva di Eurovision Song Contest e di tutti i Paesi partecipanti. Austriaca, immagine volutamente ambigua e conturbante, Conchita vince col brano “Rise Like a Phoenix”. “Noi siamo unità e siamo inarrestabili”, ha detto mentre ritirava il premio.
Ricordiamocelo.