FESTIVAL DI SANREMO: abbiamo ascoltato le canzoni dei Big in anteprima. Ecco i nostri commenti

FESTIVAL DI SANREMO: abbiamo ascoltato le canzoni dei Big in anteprima. Ecco i nostri commenti

Per la 70esima edizione, il conduttore e direttore artistico Amadeus ha promesso un Festival caratterizzato dall’imprevedibilità, “freestyle”.

Alla presenza anche di Stefano Coletta, neo direttore di Rai1, Amadeus ha ribadito che le canzoni sono “il clou” di questo Sanremo. E lui le sa tutte a memoria, durante gli ascolti le canta e le mima una a una, a dimostrazione della passione e dell’attenzione che ci ha messo nel selezionarle, fra le circa 210 arrivate (e di questo dovrebbero dargliene atto anche i detrattori). Lui viene dalle radio, e dalle scelte si sente, perché i pezzi sono (quasi) tutti attuali.

Doverosa premessa: i seguenti giudizi sono giocoforza parziali, dati da un unico, primo ascolto dei brani; inoltre, sono basati sulla versione incisa (quella poi diffusa sul mercato), mentre con l’orchestra, sul palco dell’Ariston, potranno suonare in modo differente. Per questo motivo, i voti sono espressi in un range limitato, fra il 4 e l’8.

LE 24 CANZONI DI SANREMO 70:

ACHILLE LAURO con “Me ne frego”

Secondo Festival consecutivo, dopo la discussa “Rolls Royce” e un 2019 ricco di riconoscimenti. Il brano di quest’anno richiama nei suoni fin troppo quello dello scorso anno, mantenendone i ritmi sostenuti e il mix fra rock ed elettronica, con un’orecchiabilità immediata e un buon crescendo. Di certo gira bene e ha l’energia perfetta per le radio, ma basterà davvero per vincere? Fondamentale sarà la resa sul palco.

Il verso: “Fai di me quel che vuoi sono qui, faccia d’angelo, David di Michelangelo, occhio ghiacciolo”

Voto: 6 ½

ALBERTO URSO con “Il Sole ad Est”

Il vincitore della scorsa edizione di Amici presenta la titletrack del suo disco d’esordio, uscito il 31 ottobre, firmata da Gerardo Pulli e Pietro Romitelli. Molto pathos, grazie alla sua voce tenorile e una costruzione perfetta per il palco dell’Ariston e per il pubblico di Rai1 (e i fan de Il Volo, anzi, di Josh Groban). Classico con stile, potrebbe anche fare il colpaccio, senonché il peso del televoto quest’anno è stato ridimensionato.

Il verso: “Le luci di casa mi sembrano stelle su terre che han voci materne”

Voto: 6 ½

BUGO E MORGAN con “Sincero”

Ancora poco noto al grande pubblico, il cantautore Cristian Bugatti, che ha già all’attivo 9 album, prova la carta dell’Ariston per aumentare la sua popolarità, affiancato dall’imprevedibile Morgan, che con i Bluvertigo è già stato 3 volte in gara al Festival. Il brano in gara è firmato anche da Andrea Bonomo ed è un gradevole midtempo con il basso in primo piano e un refrain che entra in testa (sebbene un po’ facilotto). Il risultato è un mix tra divertimento e riflessione. Le due voci si amalgamano bene, si intuisce che fra loro c’è complicità anche umana, ma si strizza più l’occhio alle radio che al grande cantautorato.

Il verso: “Volevo fare il cantante delle canzoni inglesi così nessuno capiva che dicevo”.

Voto: 6 ½

ANASTASIO con “Rosso di rabbia”

Il vincitore di X-Factor 2018 è tra i favoriti a questo Festival. L’inizio con le chitarre à la Slash spiazzano ma il suo rap crudo e intenso ne è il perfetto fil-rouge, fino al ritornello cantato. Portare questo sound rock dal ritmo quasi terzinato è coraggioso, sull’Ariston è un “O la va o la spacca”.

Verso: “C’ho 21 anni, posso ancora permettermi di incazzarmi, le parole sono le mie sole armi”

Voto: 7-

DIODATO con “Fai rumore”

Terzo Festival per lui (dopo il premio della critica di “Babilonia” nelle Nuove Proposte nel 2014), cerca la consacrazione con questa power ballad emozionante che mette in primo piano la sua splendida voce, specie nel refrain dalla melodia aperta. Come essere di classe, senza la volontà di voler strafare a tutti i costi.

Il verso: “E non lo so se mi fai bene se il tuo rumore mi conviene, mi fai rumore sì, che non lo posso sopportare questo silenzio innaturale fra me e te”

Voto: 7 ½

ELODIE con “Andromeda”

Dopo un 2019 ricco di soddisfazioni, Elodie Di Patrizi torna al Festival 3 anni dopo dal buon riscontro di “Tutta colpa mia”, armata di un brano firmato da Mahmood e Dardust (i trionfatori di Sanremo 2019 con “Soldi”) e che scomoda il mito greco. Il brano ha una costruzione musicale molto interessante, con un bridge spiazzante e un ritornello potente, fra ritmiche quasi tribali ed elettronica, bisognerebbe capire come potrà funzionare con l’orchestra. L’intenzione è un buon piazzamento ed è probabile che lo otterrà, anche se non sembra una nuova “Soldi”. Di certo andrà benissimo in radio e in streaming.

Il verso: “Dici sono una grande stronza che non ci sa fare, una donna poco elegante”

Voto: 7+

ENRICO NIGIOTTI con “Baciami adesso”

Secondo Festival consecutivo (terzo in totale) per il cantautore livornese (finalista anche di X-Factor, oltre che già ad Amici nel 2009), in cerca di una consacrazione dopo il decimo posto di “Nonno Hollywood” lo scorso anno. Il ritorno è all’insegna di un’altra ballad, anche se più ritmata e con venature rock, oltre che un occhio che strizza alle radio. Manca però la zampata finale, ci si aspettava il pezzo della vita che forse non è arrivato.

Il verso: “Ci ringhiamo da lontano come i cani e ci pensiamo ancora più vicini”

Voto: 6 ½

 

ELETTRA LAMBORGHINI con “Musica (e il resto scompare)”

Prima volta al Festival per la twerkante ereditiera; non fatevi ingannare dal titolo ridondante: il pezzo, firmato Davide Petrella per il testo e Michele Canova per la musica, è tutto ritmo e sapor latino. Risultato trascinante e potente, oltre che divertente, minaccia di diventare un tormentone. Il suo ragazzo, il dj e producer olandese Afrojack, credo potrà non dispiacersene. Elettra ha voglia di stare nella dozzina giusta.

Il testo: “Innamorata di un altro cabron, est es la historia de un amor”

Voto: 7 (anche per la simpatia)

FRANCESCO GABBANI con “Viceversa

2 vittorie su 2 Festival (nel 2016 nei Giovani con “Amen” e nel 2017 con la super-hit “Occidentali’s Karma), Francesco torna non senza una buona dose di coraggio. Il brano, firmato insieme a Pacifico, è una ballad pulita che punta tutto su un ritornello con il fischio e un buon giro melodico che si poggia sul climax e sul crescendo. Il testo unisce la classica ironia e i giochi di parole di Francesco e il sentimento di Pacifico. Zona Champions?

Il verso: “E detto questo che cosa ci resta dopo una vita al centro della festa? Protagonisti e numeri uno invidiabili da tutti e indispensabili a nessuno”.

Voto: 7

GIORDANA ANGI con “Come mia madre”

Seconda classificata della scorsa edizione di Amici, non molti si ricordano la sua partecipazione a Sanremo tra i giovani nel 2012 con “Incognita poesia”. Il brano di quest’anno, una ballata che inizia sussurrata piano-voce, nel potente refrain ricorda molto Noemi. Poco rischio, risultato garantito (o quasi), se poi si parla di mamme all’Ariston, la facile emozione è dietro l’angolo.

Il verso: “E se un giorno sarò una mamma vorrei essere come mia madre”

Voto: 6+

MICHELE ZARRILLO con “Nell’estasi o nel fango”

Con 13 presenze, è il veterano del Festival (vinse nelle Nuove Proposte nel 1987 con “La notte dei pensieri”). È un Michele Zarrillo più fresco, che si diverte quasi a rappare in qualche passaggio, in un midtempo potente e ritmato con un ritornello vocalmente insidioso. Il risultato, nel suo complesso, fa personalmente un po’ rimpiangere le sue super ballate storiche: il tappeto sonoro ne schiaccia le intenzioni e fa passare il testo, discreto, in secondo piano, lasciando uno stato di confusione.

Il verso: “Confuso tra la gente c’è chi prega e c’è chi mente e chi parla anche di cose che non sa”

Voto: 6-

JUNIOR CALLY con “No grazie”

Antonio Signore porta un brano rap coraggioso sorretto da sonorità rock credibili e che farà discutere, in una polemica contro la politica populista, con chiari riferimenti a Salvini e Renzi. Il ritornello “No grazie, no grazie”, è martellante il giusto, il sound ricorda vagamente il “Gioca jouer” in un remix di Kanye West… Potrebbe essere un outsider, comunque merita che si parli del pezzo e non della querelle “maschera o non maschera”.

Il verso: “Spero si capisca che odio il razzista che pensa al Paese ma è meglio il mojito e pure il liberista di centro sinistra che perde partite e rifonda il partito”

Voto: 7

PAOLO JANNACCI con “Voglio parlarti adesso”

Al suo esordio al Festival, Paolo deve dimostrare di non essere un semplice “figlio di” ma un artista in grado di muoversi su possenti gambe. Intanto il brano non parla di Enzo come ci si poteva aspettare ma è uno struggente messaggio alla figlia. Ci aggiungi archi dispiegati e il piano, e la lacrima è facile, specie sul “E quando il modo di aiutarti sarà non aiutarti più”. Semplice, delicato, intenso: bravo. Da tenere d’occhio.

Il verso: “Voglio parlarti adesso solo per dirti che nessuno può da questo cielo in giù volerti bene più di me”

Voto: 7+

IRENE GRANDI con “Finalmente io”

Irene cerca nuova luce al Festival e lo fa riportando a Sanremo un brano di Vasco Rossi (nel 2000 era con “La tua ragazza sempre”, seconda classificata), tra le firme della musica anche Curreri. Basso subito in primo piano, la voce di Irene graffia ancora in chiave rock, anche su un ritmo poco dritto. Peccato che manchi un po’ il ritornello.

Il verso: “Ma quando canto sto da Dio, lo sai che quando canto… finalmente io!”

Voto: 6/7

LE VIBRAZIONI con “Dov’è”

La band milanese, che ha da poco festeggiato i 20 anni, torna a Sanremo per la terza volta (quarta per Francesco Sarcina) con una ballad rock più melodica di “Sbagliato”. Ben costruito ma resta un po’ in canna.

Il verso: “Cerco dai vicini la mia dose giornaliera di sorrisi ricambiati per potermi poi sentire finalmente in pace”

Voto: 6 ½

RANCORE con “Eden”

Il rapper Tarek Iurcich torna sul “luogo del delitto” a distanza di un anno (dopo la collaborazione con Daniele Silvestri con “Argentovivo”, vincitore del premio della critica) con un pezzo tiratissimo e non immediato ma che sicuramente merita più ascolti, capace di unire bene ottime barre e melodia. È certamente il pezzo che ho più voglia di riascoltare, incuriosisce e sorprende.

Il verso: “L’11 settembre ti ho riconosciuto, tu quando dici, grande mela è un codice muto, tu vuoi nemici, sempre, se la strega è in Iraq Biancaneva è con i sette nani e dorme in Siria”

Voto: 7 ½ sulla fiducia del secondo, terzo ascolto

PIERO PELU’ con “Gigante”

A 40 anni dalla nascita dei Litfiba, Piero si avventura (da solo) al suo primo Festival. “Gigante”, scritto con Piero Chiaravalli, è dedicata al suo nipotino di 3 anni a cui dedica questo carillon rock trascinante ma che rischia di non trovare una propria precisa collocazione.

Il verso: “Tu sei il mio Gesù, la luce sul nulla, un piccolo Buddha”

Voto: 6+

PINGUINI TATTICI NUCLEARI con “Ringo Starr”

La quota indie è rappresentata da questa band orobica in attività da un decennio ma ancora sconosciuta ai più. Clapping e fiati introducono un brano che gioca molto in chiave ritmica ma senza una vera esplosione. Buona forma (specie nell’arrangiamento), sostanza da ricercare. Lo Stato Sociale wannabies.

Il verso: “A volte penso che a quelli come me il mondo non abbia mai voluto bene, il cerchio della vita impone che per un re leone vivano almeno tre iene”

Voto: 6+

LEVANTE con “Tiki bom bom”

Claudia Lagona è un’altra esordiente di lusso sul palco dell’Ariston: il testo in cui si parla della condizione della donna e dell’omofobia e la voce sono le cose più a fuoco, rispetto a un brano che resta a metà strada fra cantautorato impegnato e voglia di streaming.

Il verso: “Ciao tu, freak della classe, femminuccia vestito con quegli strass, prova a fare il maschio, ti prego insisto, fatti il segno della croce e poi rinuncia a mefisto”

Voto: 6+

MARCO MASINI con “Il confronto”

Con 8 presenze, il cantautore fiorentino è uno dei veterani del Festival, che torna a 30 anni dalla vittoria nei Giovani con “Disperato” (e vinse nel 2004 con “L’uomo volante”). Il brano, scritto con Federica Camba e Daniele Coro, è uno sguardo all’indietro su una vita che può ancora trovare un riscatto, attraverso il confronto. Musicalmente un po’ convenzionale, da Marco ci si poteva aspettare maggior graffio (ed emozione).

Il verso: “E sei stato sul campo, sempre dietro a un pallone, e ora sei qui sulla porta, a tirarti un rigore come un eterno bambino, dentro gli anni di un uomo”

Voto: 6+

RITA PAVONE con “Niente (resilienza ‘74)”

Profuma di voglia di riscatto il ritorno (in gara) a Sanremo dopo quasi mezzo secolo (era il 1972); il brano, firmato dal figlio Giorgio Merk, mette in risalto le indubbie (e intatte) doti vocali di “Gianburrasca”, senza però il supporto di una melodia davvero accattivante, nonostante gli arrangiamenti pop-rock moderni à la page (quasi da Bon Jovi), come se lei fosse una nuova uscita da un talent.

Il verso: “Non hai mai saputo spezzarmi, travolgermi, resto qui nel fitto di un bosco e il tuo vento non mi piegherà”

Voto: 5 ½ (8 abbondante alla sua voce)

RIKI con “Lo sappiamo entrambi”

Primo Sanremo per Riccardo Marcuzzo, che ha vinto la 16a edizione di Amici e che porta esattamente quello che ci aspetta da lui, una ballad strappa-mutande fin troppo tradizionale, nonostante le briciole d’elettronica e persino le voci distorte.

Il verso: “Io fisso il vuoto che è a pezzi e tu ti addormenti guardando la tv”

Voto: 5

TOSCA con “Ho amato tutto”

Al suo quinto Sanremo (ne vinse uno con Ron nel 1996 nella celeberrima “Vorrei incontrarti tra cent’anni”) porta una venatura jazz pura che al Festival non poteva mancare. Piano-voce quasi tutto sussurrato, vietato a chi cerca un brano immediato. Coerente con se stessa, per chi ama il genere, l’eleganza, la classe e il blablabla.

Il verso: “E come un pesce che non può più respirare come un palazzo intero che sta per cadere, tu sei l’unica messa a cui sono andata”

Voto: 6 politico

RAPHAEL GUALAZZI con “Carioca”

Quarta presenza al Festival (vincitore nei giovani nel 2011), Raphael torna con un brano scritto a 4 mani con Davide Petrella, che sa unire sonorità carioca e jazz (in cui Raphael sembra quasi giocare a fare il sexy), anche se bisogna testare se il collante durerà con gli ascolti. In fondo è un piacevole divertissement che non vuole avere grandi pretese, che rischia però di perdersi nella seconda metà della classifica.

Il verso: “Sento solo la musica, forse sei il diavolo ma sembri magica”

Voto: 6+

 

Chi rappresenterà l’Italia alla finale dell’Eurovision Song Contest 2020, che si terrà il 16 maggio a Rotterdam? A scatola chiusa, per gli scommettitori i favoriti alla vittoria sembrano essere Anastasio, Achille Lauro, Francesco Gabbani e gli Amiciani.

Dopo gli ascolti, a noi sembra che un vincitore scontato o annunciato non ci sia, specie in questo Festival dalle molte variabili (non c’è più la giuria di qualità, la demoscopica quasi onnipresente, il televoto con meno peso, una serata completamente in mano alla stampa…); vincerà quindi chi saprà essere più trasversale, quindi è difficile possano spuntarla quelli più “estremi” (da Achille Lauro ad Anastasio, sebbene quest’ultimo abbia più carte nel suo mazzo), più probabili forse Gabbani e l’usato sicuro con Urso, una Elodie che ha sicuramente le sue carte da giocare e outsiders come Diodato e Jannacci.

L’8 febbraio lo scopriremo.

Nota a margine: la parola “stronzo” compare in ben 3 brani (quello di Rita Pavone, di Elodie e di Marco Masini).

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