GEORGE EZRA: nessuno resta al primo posto per sempre
George Ezra non è la prima volta che lo incontro.
Quando uscì Budapest andai a radio deejay per un’intervista. Quel brano aveva iniziato a far scricchiolare le charts dell’epoca. Ascesa, salita e poi per quattro anni il silenzio, o quasi. Sì per George Ezra non se n’è mai andato veramente, solo che da questo stivale ne avevamo poca percezione. E’ cresciuto, sincuramente, ma non ha perso il suo british appeal alle cose, alla vita. Poteva montarsi la testa, a ragion veduta, eppure è rimasto quel ragazzo che armato di chitarra e con una voce unica nel suo genere. Un ragazzo ormai quasi uomo, dal talento a portata di mano, o di nota.
Staying at Tamara’s nasce da un viaggio, non una persona ma una un luogo, un bed and breakfast, casa. Il disco, uscito a maggio per Sony music, ha tutte le carte in regola per bussare alle porte delle charts italiane, ancora una volta, e farci dire (con immensa felicità di chi sta digitando ndr) “arrivederci cara trap”.
COSA SUCCEDE AL TAMARA
“Molti dei miei amici scrivono a casa con chitarra in mano e compongono le loro canzoni. Io no, ho bisogno di visitare posti nuovi o di conoscere persone nuove per un certo periodo, per trovare ispirazione. Posso permettermi di farlo, sono in una posizione privilegiata, lo riconosco e voglio sfruttarla al meglio. Nel mio primo viaggio non mi interessava ciò che stava accadendo accanto a me. Ero un ragazzino. Quando sono partito per Barcellona, avevo una maggiore consapevolezza. Volvo dare un senso al mio percorso musicale, dopo il successo del primo album. Avrei potuto stare in hotel o in un appartamento, ma ho preferito cercare su internet un posto dove stare con AirBnb. Così ho trovato Tamara che affittava una stanza. Il titolo del disco si riferisce quindi a casa sua, più che a lei. Non mi sono mosso per un mese, da lì. Ho passato due anni tra un albergo e l’altro, in quel periodo a Barcellona mi sono sentito a casa”.
ISPIRAZIONE
“Avevo sempre con me la chitarra e un taccuino nel quale appuntavo le mie ispirazioni, dai luoghi alla gente che incontravo. Ho fatto ciò che volevo fare, prendermi del tempo e fermarmi. L’album, il titolo è un omaggio al tempo che ho trascorso in quella che è stata la mia casa per un mese. Devo tutto al Tamara, la mia ispirazione è arrivata proprio da qui, da ciò che quel luogo ha rappresentato per me. Tornato a casa ho riletto tutto per trovare gli spunti più interessanti. A volte si trattava solo di una parola, sono partito da lì per scrivere”.
IL SUCCESSO
Ho suonato nei pub poi sono passato ad aprire concerti di altri artisti in grandi spazi, poi a fare i miei concerti in posti sempre più grandi. Mi sono chiesto se me lo meritassi, quanto fossi fortunato. Io mi sorprendo sempre di tutto, non solo del successo. Il primo disco l’ho fatto, e basta. Con questo ho cercato di imparare di più, di dare un senso maggiore a tutto. Comunque, io non faccio troppi piani: non avevo pianificato di essere qui oggi, eppure ci sono ed è fantastico. Ho 25 anni e non mi sento né un ragazzino né un adulto. Ogni giorno mi faccio delle domande per cercare di capire chi sono e cosa succede al mondo introno a me. ”
Nel 2017 l’etichetta di Ezra decise di rimandare l’uscita del disco “E’ stata una lezione di vita importante, perché ora riesco ad apprezzare i traguardi raggiunti. L’incertezza mi diverte: non saprai mai come andrà!. Nessuno è in cima alla classifica per sempre”.
LA REGOLA DEL BUON LIVE
“Nel tour precedente eravamo in quattro sul palco, oggi in sette. Nella scaletta ci saranno sicuramente Budapest e Blame it to me, mi piace cantarli perché adoro la risposta del pubblico. Nel temo è cambiato il mio approccio al live. Prima pensavo quasi esclusivamente alla performance, ora salgo sul palco con il solo intento di render felice il pubblico, è questo il mio compito”.