Intervista: AN EARLY BIRD – Con un pianoforte mi sento fortunato
Un pianoforte e una promessa infranta: questa è “One Kiss Broke The Promise”, il nuovo singolo del cantautore An Early Bird.
“Ho scelto il nome An Early Bird perchè mi suonava come un nuovo inizio, come quegli uccelli che la mattina iniziano a volare e si fanno ascoltare da fuori, attraverso le finestre. Mi è sembrata un’immagine gentile, lieve e poetica che mi ha convinto subito. Dentro ci ritrovo un po’ della mia estetica musicale”. Così si presenta il cantautore napoletano trapiantato a Milano, al secolo Stefano De Stefano, in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo.
Un ragazzo che ha iniziato a fare musica ai tempi dell’università e che è passato da una band con cui ha fatto 3 dischi a un progetto solista con cui provare a mettere in forma di canzoni le emozioni e gli incastri della vita. Vivo a Milano da 8 anni ma sono originario di Napoli.
Di cosa parla il tuo nuovo singolo “One Kiss Broke The Promise”?
Racconta di un periodo abbastanza intenso e confuso, vissuto quando sono arrivato a Milano. È una promessa silenziosa che è stata infranta nell’istante di un bacio inatteso che rimette tutto in discussione. Non riguarda strettamente il mio vissuto ma lo ricollego al pianoforte presente in casa dell’amico che mi ospitava inizialmente. Un giorno sono tornato a casa abbastanza toccato da un episodio che mi era stato raccontato e ho messo giù la canzone in pochissimo tempo. Ricordo che la voce del demo l’ho registrata nel bagno di casa perché c’era un bel riverbero.
L’hai scritta 8 anni fa ma solo adesso hai scelto di pubblicarla. Cosa l’ha sbloccata?
Ho sempre pensato fosse un buon brano, però ogni volta che fai un disco provi a dare una coerenza generale all’intera struttura e per qualche motivo questo brano non calzava mai bene il contesto degli album che stavo realizzando. Ero convinto che prima o poi avrei messo su il disco adatto a questo tipo di ballad e così ho voluto iniziare il capitolo del mio secondo disco proprio con questa canzone, anche perché il pianoforte, che è il mio primo strumento, qui è preponderante.
Suoni anche la chitarra, e hai sempre prediletto questo strumento. Cosa ti ha fatto venire voglia di mettere il piano in primo piano questa volta?
Sono solito andare in tour con la chitarra perché è più pratica. Questo ha condizionato il mio modo di scrivere e impostare i pezzi, sia in veste live che in studio. Quando vado in un posto che ha anche un pianoforte mi sento fortunato e cambio scaletta alternandomi ai due strumenti. C’è anche da dire che non ho ascoltato tantissimi cantautori che scrivono al piano e quindi inevitabilmente la mia scrittura quando passa da uno strumento all’altro è molto diversa. “One Kiss Broke The Promise” invece è un buon compromesso perché in un certo senso un pezzo così lo avrei scritto anche alla chitarra.
Che progetti hai per il futuro?
Prevedo di realizzare il secondo singolo a metà maggio, e poi eventualmente il terzo a fine giugno. Il disco sarà fuori a settembre e capirò strada facendo la situazione del live, data l’emergenza che stiamo vivendo. Parallelamente sto scrivendo altra musica e sto stendendo la lista di canzoni da lavorare a livello di produzione.
Quali artisti segui e ti ispirano?
Non è mai troppa la musica che seguo. Non ti saprei dire perché per me si tratta proprio di ricerca, ispirazione, cultura e formazione musicale. Tendo ad approfondire discografie nell’epoca di Spotify, ad andare dietro negli anni e cercare quegli artisti che rivisitano i generi con la loro sensibilità. La settimana scorsa stavo rivisitando l’intero catalogo dei R.E.M., ascoltando il disco recente di Damien Jurado e scoprendo un talento come Meadows.