Intervista: DARDUST dopo la tempesta torna il sole e l’arcobaleno della vita
Esce “S.A.D. STORM AND DRUGS”, il nuovo disco di Dardust, pianista, compositore, e produttore, il Re Mida di tanti successi attuali!
“S.A.D. STORM AND DRUGS”, ‘ultimo capitolo di una trilogia discografica che attraversa l’asse geografico/musicale Berlino – Reykjavík – Edimburgo, è il primo progetto italiano di musica strumentale capace di unire il mondo pianistico minimalista all’attuale immaginario elettronico di matrice Nord Europea.
Il disco potrebbe quasi essere definito un lavoro autobiografico, un viaggio che attraversa la sua vita dal bambino che era all’uomo che è oggi, passando attraverso tempeste emozionali e senso di riscatto.
Per la scelta del titolo Dardust si è ispirato al termine “Sturm und Drang”, corrente tedesca di fine Settecento che vedeva come protagonisti alcuni scrittori e pittori come Goethe e Caspar Friedrich. “S.A.D. STORM AND DRUGS” si apre con Sublime, brano che svela la doppia anima dell‘artista capace di unire due immaginari diversi; continua con Prisma, simbolo della creatività e della musica che lo ha salvato; prosegue attraverso brani che raccontano la sua storia, dalle tempeste emotive alla volontà di scoprire nuovi territori musicali, allargando anche le prospettive del genere in cui Dardust viene collocato. Il disco si conclude con Beautiful Solitude, una sorta di riscatto finale ben perfettamente anche dalla copertina dell’album che ritrae Dardust con un pugno alzato in segno di vittoria.
Abbiamo chiacchierato con Dario Faina (il suo vero nome, ndr).
Questo disco racconta la mia vita e parte da una tempesta dei sentimenti. Quando ho iniziato a comporre l’album per me era un momento difficile e traumatico. Era finita una storia d’amore e avevo vissuto sulla mia pelle l’esperienza drammatica del terremoto – io sono originario di Ascoli Piceno. Avevo, di fatto, perso due case!
La vita poi si evolve. Cambiano le prospettive, passano i giorni finché torna il sole e l’arcobaleno della vita.
Questo percorso l’ho voluto raccontare in musica e tutto questo è contenuto nel disco.
La tua trilogia discografica si sviluppa attraverso tre città: Berlino – Reykjavík – Edimburgo/Londra. Quali potrebbero essere secondo te le città similari in Italia?
Berlino potrebbe essere Torino. Torino è una città dove c’è un fiorente scenario underground e sotterraneo proprio come Berlino.
La Piana di Castelluccio di Norcia può essere come Reykjavík e l’Islanda. C’è lo stesso senso di sublime e di visione estetica.
Per quanto riguarda Londra e Edimburgo la similitudine potrebbe essere con Milano. Cosmopolita e moderno.
“S.A.D. STORM AND DRUGS” TRACCIA PER TRACCIA RACCONTATO DA DARDUST
Sublime
Sublime” è il primo brano nato a Londra a Gennaio 2018, durante una tempesta di neve che non si vedeva da anni. E’ stata la scintilla iniziale di tutto questo viaggio e di questa tempesta che ho vissuto nella mia vita privata. Ero in questo cottage meraviglioso a Canonbury Park a nord di Londra. Mi sono messo al pianoforte, mentre fuori era tutto spaventosamente bianco. Ho iniziato a pensare a un concetto che potesse esprimere quello che stavo vivendo sentimentalmente e che si era tradotto in questo brano fatto da due forti contrasti. La parte estatica del tema del pianoforte infatti lasciava spazio a questo beat quasi spaventoso. “Paura” ed “Estasi” erano proprio la dualità di quello che stavo vivendo e sono proprio i sentimenti del “Sublime” che è il concetto chiave dello Sturm Und Drang. Tutto è partito da qui.
Prisma
Il secondo brano scritto dopo “Sublime”. Uno degli esponenti dello “Sturm und Drang” è stato Wolfgang Goethe che oltre al capolavoro letterario “I dolori del giovane Werther”, fece diversi studi sulla luce. Attraverso lo studio del prisma, confutò la teoria dei colori di Newton scoprendo che i colori si formano quando due entità come Luce e Oscurità si incontrano. Ho pensato che in quel momento personale difficile che ho definito in “Bianco e Nero”, fatto appunto di oscurità e luce, avessi bisogno di ritrovare nuovi colori. Quando non puoi cambiare una situazione, non ti resta che cambiare te stesso. E la spinta al cambiamento e all’evoluzione è presente in questo brano, fatto di arpeggi circolari di piano che crescono insieme ai sintetizzatori, ispirato dalla mia passione per il minimalismo di Philip Glass e certi passaggi impressionistici di Debussy. Ho pensato al “Prisma” come al mio oggetto magico attraverso il quale iniziare questa ricerca dei nuovi colori che è presente in tutto il disco.
Storm and Drugs
E’ la mia storia. C’è un bambino che racconta in maniera favolistica tutto il mio viaggio, un bambino che cresce durante il racconto cambiando voce e diventando adolescente fino al “me” di oggi. Si parte dall’infanzia e dall’incontro con la mia fantasia attraverso vari personaggi fantastici come Falcor della “Storia Infinita”, e il Jareth di “Labyrinth” impersonato da David Bowie. Ma nel racconto è presente tutta la simbologia usata nei titoli dei primi due album di questa trilogia.
C’è il tramonto su Marte di “Sunset on M.”, il “Sommergibile in aria”, il lupo e il cavaliere del video di “The Wolf” del secondo disco islandese. C’è la mia adolescenza negli anni ‚90 scolpita dall’immaginario della “Generazione Chimica” di Trainspotting di Boyle e tutta la scena elettronica che ho amato a partire dagli “Underworld”. E’ la mia “Born slippy” neoclassica e difatti la citazione musicale iniziale è evidente. C’è il momento della mia tempesta dello scorso anno, il terremoto che ha distrutto la casa di famiglia, la malattia di mio padre, la perdita di un amore importante. Ci sono le drugs come psicofarmaci che hanno alleviato la tempesta. C’è il disincanto. Ma alla fine c’è il riscatto e la voglia appunto di “cambiare colori”, di girare pagina, di mandare affanculo il dolore perchè bisogna entrare in una nuova dimensione : “Change color start over break the chain golden age!”.
Rückenfigur
Rückenfigur è l’immagine ritratta di una persona vista di spalle mentre contempla il panorama di fronte. Nei quadri di David Caspar Friedrich, che è l’esponente embelmatico dello “Sturm und Drang” sul lato pittorico, lo spettatore è invitato a mettersi nella posizione del Rückenfigur per sperimentare il Sublime.
Mentre scrivevo l’album ero esattamente in questa posizione, come in un quadro di Friedrich, di fronte alla tempesta. Quella tempesta ha fortemente rafforzato la mia personalità come artista e persona, allargando la mia prospettiva e permettendomi di abbattere molti limiti, come quelli del genere neoclassico, dove il piano intimista lascia spazio a dei beat fortemente in contrasto. Non esiste più un flow unitario dall’inizio alla fine del pezzo. Mi piace creare nuovi scenari improvvisi e inaspettati che catturano l’attenzione e ti portano dentro un mondo nuovo, in un’esperienza di ascolto più attivo e non passivo di sottofondo come spesso accade in questo genere. Tutto diventa protagonista in questa esperienza ed è questa la mia sfida più grande. L’ascoltatore, come queste figure ritratte di spalle nei quadri di Friedrich, diventa protagonista attivo e non può sottrarsi all’esperienza ma viverla in maniera totalizzante, essendo esso stesso protagonista del quadro.
S.A.D
La title track che rimanda alla parola “Triste” è anche acronimo di tante cose, come “Seasonal Affective Disorder”, ossia lo stato depressivo che colpisce ad esempio chi vive in Nord Europa. Questo brano chiude il percorso dei primi due dischi di questa trilogia registrati e scritti a Berlino e in Islanda. E’ un brano magico e struggente allo stesso tempo. Il tema del piano è quasi un’evoluzione di “Sunset on M”, primo singolo di “7” e del mondo rarefatto e nordico dell’elettronica di “Birth”, primo singolo del secondo album islandese. C’è inoltre una certa fascinazione per il genere urban che ho approfondito in questo 2019 e che ho trasferito qui in maniera non invasiva, con l’utilizzo delle voci campionate. Mi piace scoprire nuovi territori musicali e non cedere alla tentazione di categorie ed etichette. Questo disco rappresenta la mia voglia di valicare i confini, allargando anche le prospettive del genere in cui vengo collocato, ossia il “neoclassico”.
Sturm I (Fear)
“I’m blowing up the storm through the doorway” è il claim del brano. La sfida è stata anche “rappare“ nella parte finale, non mi ero mai spinto oltre. “Come si fa soffiare una tempesta attraverso una porta?”. Impossibile. La tempesta anche se vissuta internamente, va attraversata. Ed è questo il racconto del brano: la tempesta, ma soprattutto la paura di affrontarla. Sul lato elettronico mi sono spinto oltre con l’utilizzo dei synth e dei riverberi che escono in maniera impetuosa e diventano protagonisti insieme all’arpeggio di pianoforte eseguito alternando le due mani. Sul lato tecnico è stato il brano più complesso dell’album. L‘immaginario visivo del brano può essere assimilato ad un trip lisergico che dalla fine dell’Ottocento si proietta verso il futuro. Alla fine della tempesta arrivano presenze oscure, quasi fossero alieni. Mi è sempre piaciuta l’idea che Beethoven ricevesse una loro visita dal futuro.
Sturm II (Ecstasy)
Potrei intitolare questo brano “Il pianista romantico nel Sottosopra”, la mia “Stranger Things” neoclassica. Ci sono gli echi di tutte le colonne sonore dei film fantasy degli anni Ottanta da Carpenter ai Goblin, attraverso i synth. Ma ci sono anche suggestioni di Liszt che incontra le armonie di Beethoven. Sul lato compositivo e orchestrale è il brano ad oggi più ambizioso. Rispetto a Sturm I questo secondo movimento rappresenta l’esperienza della tempesta in maniera più magica, quasi catartica. Nel parlato finale c’è quasi un omaggio allo spoken di “Thriller” di Micheal Jackson. John Bernard, che ha recitato il testo e ha curato le liriche di questo album, racconta del fantasma “Oberyn” che rappresenta tutte le nostre paure. La paura di non evolversi, di non dimenticare i momenti bui del passato, di rimanere ancorati ad esso. Bisogna scacciare questi demoni per evolversi e vincere. La catarsi è epica, magica, quasi trionfale. Il senso di riscatto del finale è ben rappresentato dalla cover dell’album dove ho il pugno alzato in segno di vittoria.
Beautiful Solitude
La Quiete dopo la Tempesta. La pace ritrovata. Si chiude un cerchio. Ed è tutto raccontato nella delicatezza di questo tema che è arrivato proprio alla fine delle writing sessions del disco. Si torna quasi bambini per rinascere in questa nuova dimensione. La trilogia si chiude e si parte per un nuovo percorso.
IL TOUR
Dopo aver girato tutta l’Italia nel 2019 con il “LOST IN SPACE” tour, Dardust tornerà live da febbraio 2020 con lo “STORM AND DRUGS LIVE” con cui si esibirà in Italia e all’estero. Ogni show dello “STORM AND DRUGS LIVE” sarà articolato in due atti: il primo, Storm, più intimo e dal taglio teatrale che riprende la poetica e l’immaginario dello sturm und drang settecentesco in ogni aspetto visivo; il secondo, Drugs, attinge alla parte più electro trasformando lo show nel finale in una vera atmosfera rave.
Prima di partire con il tour, Dardust terrà un concerto speciale a Berlino il 30 gennaio, un’anteprima del nuovo tour, che si terrà alla Kesselhaus und Maschinenhaus all’interno della rassegna New Sound Of Classicalinsieme a Dirk Maassen, Alexis Ffrench e TwoPlusFour.
22.02.2020 BOLOGNA – TPO
27.02.2020 ROMA – Spazio Rossellini
05.03.2020 MILANO – Magazzini Generali
06.03.2020 TORINO – Hiroshima Mon Amour
20-03-2020 MADRID (Spagna) – Shoko
31-03-2020 BRUXELLES (Belgio) – ABClub
01-04-2020 PARIGI (Francia) – Café de la Danse
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