Intervista – DAVIDE SHORTY: Con SERENA BRANCALE e AINE’ ci chiamano gli Avengers del soul

Intervista – DAVIDE SHORTY: Con SERENA BRANCALE e AINE’ ci chiamano gli Avengers del soul

“Nuova Forma” è il nuovo album di Davide Shorty. Un disco che si muove tra hip hop, soul, jazz e cantautorato.

Nuova Forma è un viaggio intenso e personale che nasce dalle ceneri di un incendio (nel 2023 un incendio ha costretto Davide a lasciare la sua stanza e il suo studio a Londra) e si trasforma in un’opera che parla di rinnovamento, resistenza e bellezza nell’avversità.

Prodotto interamente da Davide stesso, l’album è un mosaico sonoro che riflette su temi universali come l’amore, la mascolinità tossica, la depressione, la politica e la disillusione. 
Ogni traccia è un frammento di vita, nata da necessità e ispirata dal vissuto di Davide, che ha saputo trasformare le proprie limitazioni in risorse creative.

Mi è sempre piaciuto il concetto che «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma».

Il mondo intorno a noi, e noi con esso, cambia costantemente: tutto è ciclico, nulla si svuota, cambia solo di forma. Questo mi è successo quando un incendio mi ha costretto a cambiare il mio modo di lavorare ed approcciarmi alla musica: ho iniziato a spostarmi costantemente, appoggiandomi a diversi studi sparsi per il mondo, ho prodotto in prima persona tutti i brani dell’album.
Questo disco è nato in maniera diversa, è stato un puzzle ed è figlio delle limitazioni.
Ma le limitazioni ti spogliano e ti mettono a confronto con te stesso.
Ho trovato delle risorse dentro di me che non sapevo di avere: ho trovato la mia nuova forma”
(Davide Shorty)

Nate da jam informali, dall’amore per la musica e dall’amicizia, l’album è impreziosito dalle collaborazioni con Daniele Silvestri, Serena Brancale, Ainé, Casadilego e Giò Sada. Ogni traccia di questo album nasce come una necessità: dal riflesso doloroso di una separazione al confronto con il sistema e la politica, passando per la ricerca di se stessi in un mondo sempre più disconnesso. È un album che invita a guardarsi dentro e ad accogliere le trasformazioni. 

L’INTERVISTA 

Ciao Davide, eccoci qui! Partiamo subito: ho ascoltato il disco e non voglio fare carinerie, ma ho trovato un sacco di spunti. Già dalla title track si potrebbero fare domande per un’intera intervista.

Sì, questo disco è una nuova avventura, forse la mia più vulnerabile. Mi sono mostrato davvero per come sono.

Nella title track canti: “Sono solo con me stesso. Trovo un senso a tutto questo solo quando non mi giudico…”. Cosa esce quando ti giudichi?

Esce l’oscurità. Quando mi giudico, mi fermo, e non in senso positivo. Mi dissocio, non voglio sentire, sapere, esserci. Sto imparando ad accettarmi, piuttosto che giudicarmi. Trasformarsi non è un processo lineare e spesso è doloroso, ma il dolore insegna.
Sto leggendo “The Subtle Art of Not Giving a F*ck”, che parla proprio di questo: scegliere a cosa dare importanza.

Trent’anni sono un attimo. Quali sono pregi e difetti della tua generazione?

Siamo diversi, ma abbiamo un grande dramma generazionale: ci paragoniamo costantemente agli altri. Il sistema educativo italiano non ci ha dato modo di specializzarci abbastanza, c’è troppo generalismo e poca attenzione all’intelligenza emotiva. Io sono ADHD e dislessico, ma a scuola non se ne parlava nemmeno. Oggi so che non è un disturbo, ma un diverso modo di processare le cose.

La mia generazione è molto distratta, ma le nuove lo sono ancora di più, perché hanno infinite risorse e un’attenzione bassissima.

Qual è il tuo prossimo obiettivo?

Conoscermi meglio, imparare sempre di più, comunicare meglio.
Esserci e restare, ma anche andarmene quando sarà il momento.

Passiamo alla musica. Il tuo sound è sempre stiloso, tra pop, soul e cantautorato. È difficile restare in questo mood senza cercare la hit?

Io non ho mai fatto musica per fare una hit. Per me è una terapia. Mi verrebbe difficile provare a scrivere una hit a tavolino. Faccio musica liberamente, pensando a come divertirmi mentre la creo.

Parliamo delle collaborazioni. Hai featuring con artisti vicini a te, come Serena Brancale, ma anche con nomi apparentemente più distanti, come Daniele Silvestri o Casa di Lego. Come sono nate?

Non credo di essere così lontano da Daniele Silvestri o da Casadilego. Con Daniele condividiamo il gusto per il gioco di parole e l’ironia. Con Casa di Lego c’è il jazz che ci accomuna. Con Serena Brancale, Ainé sono mia sorella e fratello. Ci hanno chiamato gli Avengers del soul. Le collaborazioni nascono sempre per affinità e voglia di fare musica insieme.

Se potessi scegliere tre artisti con cui collaborare, chi sarebbero?

Robert Glasper, Giorgia e… Kendrick Lamar o Anderson .Paak, anche se quelli li vedo quasi impossibili. Ma bisogna sognare!

Il tour parte il 3 aprile. Cosa dobbiamo aspettarci?

Uno show più rock del solito, con una band nuova. Saremo in formazione “full combat”, combattiamo con le armi della musica. Sarà tutto suonato dal vivo, senza sequenze. Voglio mantenere l’organico il più naturale possibile.

ASCOLTA IL DISCO 

IL TOUR 

03 aprile – Roma – Alcazar
11 aprile – Torino – CPG
02 maggio – Bologna – Locomotiv Club
21 maggio – Milano – Blue Note

WEB & SOCIAL 

https://www.instagram.com/davideshorty/

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