Intervista: DISCO ZODIAC – Noi non ci fermiamo
I Disco Zodiac non si danno per vinti: “Continueremo a fare musica finchè potrà entrare nelle case della gente”, dice il cantante Alessio Modica. A cominciare da “Supereroi”, il nuovo singolo.
Andiamo un po’ indietro nel tempo, anno 2012, quando tutto è iniziato. Come vi siete conosciuti e come sono nati i Disco Zodiac?
Eravamo tutti allievi della stessa scuola di musica. Ognuno di noi voleva far parte di una band. Guardandoci intorno ci siamo trovati, anche se non ci eravamo nemmeno così simpatici! Per forza di cose, pur avere la possibilità di suonare ognuno il proprio strumento, ci siamo uniti.
Col tempo l’antipatia è passata?
No, non direi, ma l’importante è la musica no? Quindi va bene così.
Nel vostro brano “Della città”, c’è un verso che dice “Questa città mi fa paura, perché uscire proprio adesso non avrebbe neanche senso, dopo più di un anno e mezzo chiuso in questo appartamento”. Sembra scritto apposta per quello che stiamo vivendo. Com’è la situazione a Roma, come la state vivendo?
E’ stranissimo, sembra di essere ai confini della realtà. Noi cerchiamo di andare avanti continuando a fare musica da casa, ma nascono inevitabilmente dubbi e perplessità sul post quarantena. Fa strano sapere che la città è vuota, così come vedere tutte le luci accese dei palazzi a fianco, quando arriva la sera. Questa immagine rende ancora più evidente la situazione. Spero che quando tutto finisca ci sia un’esplosione di vitalità e di curiosità.
Siete al lavoro sul vostro disco. Uscirà quest’anno o posticiperete? A che punto siete dei “lavori in corso”?
C’è stato un rallentamento inevitabile e quindi anche noi stiamo rivalutando il tutto. Per esempio lanciare qualche altro singolo in un arco di tempo maggiore, e magari posticipare l’uscita del disco. E’ vero che la musica non si è fermata, ma non possiamo parlare nemmeno di una vera e propria crescita. La musica necessita di essere vissuta e sfogata. Nonostante ci siano state delle uscite, siamo comunque rimasti ai tormentoni di qualche mese fa.
Come ci si sente a pochi passi dalla pubblicazione del primo disco dei Disco Zodiac?
Tanta soddisfazione, ma anche tanta ansia. Il lavoro sta venendo bene, il sound è quello che volevamo. D’altro canto c’è la paura di come possa essere accolto, se verrà o meno capito. I soliti dubbi da artista, ma niente di serio: siamo contenti.
Cosa dobbiamo aspettarci dal vostro primo lavoro in studio?
E’ un disco ricco di sonorità retrò-pop. Abbiamo ripescato elementi dagli anni Sessanta agli anni Novanta, rielaborando tutto in chiave Disco Zodiac. Si parla ovviamente di sentimenti, ma la tematica ricorrente è il “noi”, il riferimento a situazioni collettive che ci riguardano tutti, e in cui tutti possiamo ritrovarci.
Definite appunto il vostro genere retrò pop: che band vi hanno “formato” musicalmente e hanno avuto una maggiore influenza sul vostro modo di fare musica, e quali di quelle contemporanee vale la pena seguire secondo voi?
Se non fosse stato per Arctic Monkeys e The Strokes non ci saremmo dedicati alla musica. Molto del nostro sound viene da lì. Ci piacciono molto anche Daft Punk, Tame Impala e Childish Gambino. Si tratta di artisti in cui c’è del talento vero, non solo intrattenimento. Ultimamente si tende a dare importanza più al secondo aspetto.
“Supereroi” è una parola che in questi giorni stiamo usando moltissimo. Sembra che ci si stia accorgendo solo adesso dell’enorme lavoro che alcune categoria – come i sanitari – svolgono quotidianamente tra le corsie, con o senza Covid19. Chi sono i vostri supereroi? Quali sono gli ingredienti del perfetto supereroe contemporaneo, secondo voi?
Non ci ho mai pensato. Mi viene difficile pensare ad una sola ed unica figura. I riferimenti sono temporanei, evolvono, cambiano in continuazione e quando hai finalmente trovato il tuo supereroe, comincia la ricerca di qualcosa di ancora più… super.
Di cosa parla il singolo?
Parla della complicità tra due persone che si scoprono improvvisamente molto simili e affini. Però una delle due ha già una relazione che rende l’avvicinamento impossibile, a meno che la sua vita non venga totalmente stravolta: lasciarsi alle spalle un vecchio rapporto per cominciare qualcosa di nuovo. Il classico dilemma del bivio, della scelta, “Cosa succederebbe se facessi così?”.
A proposito del video, ci racconti perché avete deciso di fare una carrellata di imprese sciistiche in bianco e nero?
Eravamo in studio, alla ricerca di una soluzione più semplice delle “grandi opere cinematografiche” a cui puntiamo di solito. Volevamo qualcosa di retrò, legato ovviamente alla figura dei supereroi. Ci sono venute in mente le tute da sci, quegli equipaggiamenti sportivi che ricordano tantissimo il loro modo di vestire. Non c’era bisogno di travestirci e farlo noi, era tutto già disponibile in video: la carrellata di filmati spazia dal divertente al grottesco, e ci sembra che funzioni alla grande.
Molto si sta dicendo sul futuro della musica. Alcuni, catastrofisti all’ennesima potenza, dicono che niente sarà più come prima, nemmeno andare ai concerti. Voi, che proprio con “Supereroi” volete far ballare la gente perché è un pezzo pieno di energia, pensate che sarà davvero così? Non potremo più andare a ballare o a spingerci sotto le transenne di un concerto?
Ci auguriamo che alla fine di tutto questo la gente sarà piena di curiosità nel riscoprire alcune cose, ma se invece fosse tutto una specie di “Black Mirror”, con le persone che continueranno a evitare i contatti e a vivere il distanziamento sociale nonostante la fine dell’emergenza? Non credo onestamente, ma chi lo sa? I social ci mostrano che la musica non ha alcuna intenzione di fermarsi, ma la paura c’è. Noi abbiamo dovuto annullare alcune date, ma non ci siamo scoraggiati: continueremo a fare musica finchè possa entrare nelle case della gente, nell’attesa di suonare dal vivo.