Intervista – GHEMON: “Una Cosetta Così” è un mix di leggerezza e profondità

Intervista – GHEMON: “Una Cosetta Così” è un mix di leggerezza e profondità

A quattro anni di distanza dal suo ultimo lavoro discografico e con oltre 70 repliche dello spettacolo omonimo, Ghemon torna con una nuova visione: Una Cosetta Così”.

Un progetto che non si limita a un album, ma diventa un’esperienza artistica totale, unendo stand-up comedy, musica e teatro.

Una formula che rompe gli schemi e ridefinisce i confini della scena musicale e teatrale italiana, nata dall’energia live di un tour che ha attraversato i teatri di tutta Italia, culminando con il gran finale al Teatro Arcimboldi di Milano. Ogni traccia è una finestra aperta sulle sfide quotidiane, le relazioni e le contraddizioni del nostro tempo.

Il disco include i singoli già rilasciati, come POV e SINDROME DI STOCCOLMA, insieme a brani inediti come PATTO COL DIAVOLO, LUNGO IL TUNNEL e LA FINE.

Come Ghemon stesso racconta:

Ho sempre pensato che il rap e la stand-up siano due facce della stessa medaglia. Entrambi raccontano la verità, ma con ritmo e ironia”.

Ghemon ci accompagna nel dietro le quinte di questo progetto unico, raccontandoci il processo creativo, le ispirazioni e le sfide che hanno dato vita a “Una Cosetta Così”.

L’ INTERVISTA 

Ti vedo nel tuo studio. Sempre alla ricerca del futuro? 

Esatto, sempre con un occhio al futuro, forse anche troppo!

Parliamo della tua ultima creazione “Una Cosetta Così” un progetto difficile da definire. Un ibrido tra un album e uno spettacolo dal vivo. Come lo descriveresti?

È vero che tendiamo a etichettare tutto, ma qui ci troviamo di fronte a qualcosa di molto vivo. Potremmo definirlo “ibrido”, ma suona freddo.
Questo progetto è un contenitore moderno, un modo per essere me stesso senza confini rigidi. È uno spettacolo che mescola musica, racconto e una parte comica di me che prima si vedeva solo in contesti privati. Un mix di leggerezza e profondità.

Ho ascoltato il disco e devo dire che ha un bel flusso narrativo. La musica si adatta perfettamente alla tua narrazione, e non ho mai sentito il bisogno di skippare.

Ho cercato di creare tracce con una durata tale da mantenere alta l’attenzione, come si farebbe con un podcast. La musica qui è nata in modo diverso: non pensando a singoli per la radio, ma per riassumere i monologhi dello spettacolo. Volevo che tutto avesse una coerenza narrativa.

Nei tuoi racconti metti a nudo te stesso, parlando anche di famiglia e di come tuo cugino “Maurizio” ti abbia introdotto alla musica rap. Cosa ti farebbe ascoltare oggi?

Probabilmente uno spettacolo di stand-up comedy. La stand-up è la forma d’arte più vicina al rap: improvvisazione, attualità e concretezza. Come il rap negli anni ‘90, sta rivoluzionando la comicità italiana.

Sei sempre stato un pioniere: hai anticipato il rap melodico, l’autotune, i podcast e ora la stand-up. Qual è il prossimo passo?

Non lo so ancora, ma sono curioso e cerco sempre di anticipare cosa potrebbe essere stimolante in futuro. Al momento, la stand-up è una boccata d’aria fresca che mi arricchisce anche nella musica. Dopo anni di routine, mi sono ritrovato a godermi di nuovo il processo creativo.

In un post sui social hai definito il 2024 come un anno di grandi soddisfazioni. Sei diventato vegano, hai fatto il tuo live più grande e fai ridere la gente. Come ti descriveresti oggi?

Direi autoironico, determinato e con passione per la performance. Certo, il bisogno di approvazione c’è, ma oggi mi sento più a mio agio nel far ridere piuttosto che nel ricevere applausi per una performance musicale.

Una delle regole d’oro del rap era: “Si te stessi e non copiare.” Funziona ancora?

Funziona meno. Oggi molti cercano la scorciatoia imitando ciò che va per la maggiore. Negli anni ‘90, invece, più eri diverso, più emergevi. Personalità come Fabri Fibra, Guè, Fedez, Tony Effe e me stesso si distinguono proprio per questo.

ASCOLTA IL DISCO 

WEB & SOCIAL 

 https://www.instagram.com/ghemonofficial

 

ph: Ghemon-2-Foto-di-Danijel-Cvijic-2024

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