Intervista: I RIO Portiamo in giro il sole
I Rio sono pura positività, nel loro cuore batte il sole, nelle vene scorre luce. E a tutti augurano “Buona Vita”!
“Buona vita” è nome del disco con cui I Rio, dopo 15 anni di carriera e 8 album, ringraziano i fan dell’affetto dimostrato. La voglia di vivere è al centro dell’omonimo singolo appena uscito: un inno sincero e spassionato alla gioia e alla positività. Guardate il video e ne sarete contagiati.
“Buona vita” è il migliore degli auguri che si possano fare. Partiamo proprio dal singolo, che si chiama così. Ce lo raccontate?
La canzone “Buona Vita” ha rischiato di essere fuori dall’album. Con la conseguenza di dover trovare un nuovo titolo per il disco, che era quasi deciso sin dall’ inizio. La prima versione del brano era totalmente differente, ma una volta registrato non ci convinceva così lo abbiamo accantonato. Qualche giorno dopo, durante le registrazioni delle altre canzoni, abbiamo deciso di riprenderla in mano, fare qualche taglio, portare il ritornello a strofa e trovare un nuovo inciso. Così è nato il nostro inno alla resilienza, una canzone che parla della capacità di affrontare le difficoltà con positività e creatività. Proprio com’è nella filosofia dei I Rio! Ci sembrava bello, dopo anni di musica, dedicare questo augurio a chi ci segue con affetto da sempre.
Anche il video fa venire voglia di ballare, essere positivi e “superare ogni limite”. Come avete avuto l’idea di questo clip?
Non è stato semplice rappresentare il brano con delle immagini. Una volta metabolizzato il senso però, ci siamo detti che la danza poteva essere una forma di espressione artistica adatta: bene o male è praticata da tutti, a tutti i livelli e fa stare bene. Però ci voleva il personaggio giusto, una persona qualunque, con il suo “passo”, non un professionista. Una persona in cui tutti potessero rivedersi. Emanuele Crescentini, il protagonista del video, vive a Londra e mi era stato caldeggiato da Gianni Gaudenzi, il mio terzo occhio dietro la macchina da presa ormai da anni. Una volta visto il suo volto, non abbiamo avuto dubbi: doveva essere lui ad interpretare la gioia di “Buona vita”, e credo che il risultato sia speciale. La positività che sprigiona nel video arriva a tutti.
E il nuovo album? Cosa ci troviamo dentro?
Già il titolo la dice lunga. C’è la positività che ci contraddistingue da sempre, ma affrontata con un’energia ed uno spirito pazzeschi. La voglia di rimetterci in gioco nonostante tutto, a dispetto della faccia da schiaffi che ci portiamo dietro da un po’. Poi le storie di tutti giorni, quelle più personali o che ci raccontano i nostri fan nel backstage alla fine dei concerti. E’ un disco vero. So che detta così sembra una battuta, ma mi sbilancio: credo sia il disco più bello di tutta la nostra carriera musicale e non perché sia l’ultimo, ma perché ha sorpreso anche noi. E ti assicuro che dopo averne vissuta di musica, e averne viste veramente tante, non è così facile.
Se doveste fare un augurio a voi, a I Rio, cosa vi augurereste?
Di poter continuare a seminare musica ai quattro lati del mondo, sempre con questo spirito. Se mai dovesse calare l’asticella delle emozioni, sarei il primo ad alzare bandiera bianca. Al momento i barili di polvere da sparo sono ancora pieni, e le palle di cannone pronte per essere messe in canna.
Tre modi di vivere una “Buona Vita”, secondo I Rio.
Non è una domanda semplice, da prendere con leggerezza. Ognuno ha sicuramente il suo modo di vivere la vita. Noi portiamo in giro sole e sorrisi da sempre, per qualcuno ha funzionato, per altri magari no. Siamo fatti così. La filosofia de I Rio si racchiude nell’essere 4 persone sempre e comunque positive, altrimenti non avremmo potuto restare all’interno di questa band. La voglia di vivere, condividere, raccontare, raccontarci in modo costruttivo fa parte del nostro DNA. Le persone lo sentono. Crediamo che la semplicità sia alla base del nostro essere, non amiamo complicarci la vita e siamo sempre alla ricerca di nuovi modi per strappare sorrisi agli altri, in questo vogliamo essere i migliori!
Perché oggi sembra così difficile cercare di vivere una buona vita?
Non credo sia davvero così difficile, però penso anche che – come naturalmente deve essere – il modo di comunicare, sentire, approcciarsi e affrontare le cose stia enormemente cambiando. Molte persone della nostra generazione soffrono questo cambiamento, si sentano spaesate. E’ un mondo nuovo, non facile da comprendere e fronteggiare, anche se di base le emozioni restano quelle. Tornando alla domanda precedente, tutto nasce da qualcosa di semplice, primitivo e istintivo dell’uomo. Siamo noi che amiamo complicarci la vita. Invece bisogna stare sereni, captare i segnali delle nuove generazioni e essere strumenti finali di comprensione. Molte cose, noi e chi c’era prima di noi, le ha già viste: pur cambiando forma, il contenuto rimane lo stesso. Però scusa, queste domande dovreste rivolgerle al dott. Vittorino Andreoli! 🙂
Avete scelto di realizzare un doppio album: oltre a quello di inediti, il live “Dal vivo al Vox”. Il Vox è un locale storico, voi avete suonato in giro per il mondo, ma com’è ritrovarsi a suonare a casa?
E’ la cosa più difficile del mondo. Nelle prime file ci sono parenti e amici che non si fanno infatuare dal fatto che tu stia sul palco, cercando di essere una rockstar. Che tu abbia visto mezzo mondo e vissuto migliaia di esperienze, a loro non interessa. Una volta scesi dal palco saremo sempre il stessi quattro ragazzi “fuori di testa” che inseguivano un sogno suonando a destra e a manca, nei peggiori bar di Caracas. E convincerli che sei anche diventato bravo è la cosa più difficile!
Definite questo disco “un ritorno alle origini”. Sono passati in effetti 15 anni dal vostro primo album. Nostalgia?
Assolutamente no! E questo album lo dimostra. C’è una carica pazzesca e se siamo arrivati fin qui è proprio grazie al nostro vissuto, sia musicale che personale. E’ il nostro settimo cd in studio in 15 anni, 8 se contiamo la raccolta “Mareluce”. Abbiamo sondato tantissime sfumature, suonato i più disparati generi musicali cercando di restare sempre noi stessi. Sarei stato sicuramente un “nostalgico” se avessimo fatto un disco mediocre, ma “Buona Vita”, a detta di molti, è un bel disco: e io sinceramente gli credo!