Intervista: INDOCHINE Febbre a 40
Nel 1981 iniziava a Parigi l’avventura di una band fenomenale: gli INDOCHINE. Quarant’anni di carriera. Un traguardo quasi surreale per qualsiasi gruppo rock. Lo diventa ancora di più se l’attaccamento dei fan e la popolarità rimangono molto forti.
Lo confermano le vendite dei dischi, quasi sempre di platino, se non addirittura di diamante. Lo testimoniano le quasi 180.000 visualizzazioni del livestream in diretta dallo Stade De France del 26 maggio scorso per annunciare i festeggiamenti che accompagneranno appunto questo importante anniversario. Gli indochine sono come una lunghissima storia d’amore, può raggiungere picchi altissimi seguiti da momenti di distaccamento e, come nel loro caso, da ritorni di fiamma che rendono il legame ancora più solido.
Questi quattro decenni del gruppo francese ruotano attorno alla figura di Nicola Sirkis, eterno Peter Pan saldamente al comando della sua affascinante creatura musicale chiamata Indochine. La dedizione e, sicuramente, la capacità di rinnovarsi sono stati fondamentali per riuscire in una tale impresa segnata da una quantità impressionante di canzoni che saranno racchiuse nella doppia compilation “Singles Collection 2001 – 2021”, in uscita il prossimo 28 agosto, e “Singles Collection 1981 – 2001”, prevista per il 27 novembre (Indochine Records / RCA / Sony).
C’è anche un nuovo singolo intitolato giustamente “Nos Célébrations”. Come ha spiegato il frontman durante la già citata conferenza:
Lo abbiamo registrato tra novembre e dicembre dello scorso anno, tra Londra e Bruxelles. Di solito, quando scriviamo, lo facciamo in vista di un album e quindi ci ritroviamo a lavorare su 15, 20 o 30 canzoni. Questa volta dovevamo invece comporre un solo brano ed è stato un esercizio inedito per noi”. Una canzone scritta, come molte altre dal 2000 in avanti, assieme al chitarrista/tastierista Oli De Sat: “Ho raggiunto Nicola a Londra e abbiamo lavorato in piccoli studio molto intimi, molto rock’n’roll. Trovo che sia un singolo abbastanza ottimista, come una bella apertura, il che non è male quando compi 40 anni”.
Le due raccolte riproporranno tutti i singoli pubblicati dal gruppo durante la sua lunga carriera, dal primo “Dizzidence Politik” fino a quelli estratti dall’ultimo album in studio (“13” del 2017). Non mancheranno neppure, tra i bonus, versioni strumentali e altre con solo voce e pianoforte.
Tutte le canzoni sono state mixate da Mick Guzauski (Talking Heads, Daft Punk, Alicia Keys) in modo da avere una certa omogeneità visto che in tutti questi anni abbiamo registrato su vari supporti e quindi era importante avere un suono unico” ci spiega Nicola. Come per l’ultimo lavoro, anche le due “collezioni” avranno un artwork firmato dal fotografo olandese Erwin Olaf: “Non siamo mai apparsi sulle copertine dei nostri album. Questa volta era bello mettere cinque giovani ragazzi in primo piano, un po’ come eravamo noi quando abbiamo iniziato. Volevamo ritrovare quell’innocenza, quella spontaneità e quell’energia”.
Nessuno avrebbe mai pensato, allora, a una carriera così lunga e strapiena di successi:
Questo traguardo rappresenta di sicuro un momento importante per il gruppo. Nessuno lo immaginava e sarebbe stato presuntuoso pensarlo all’epoca. Essere ancora qui è un miracolo, siamo dei sopravvissuti, anche se di questi tempi forse non è la parola migliore. Tutto va sempre molto veloce nel mondo della musica e molti non ci vedevano durare così a lungo. Non siamo in tanti ad avere questa fortuna e, soprattutto con un seguito così numeroso. Se non sei esigente e intransigente, non puoi pensare di soddisfare un pubblico che lo è altrettanto. La nostra avventura è come un romanzo, è iniziata nell’incoscienza, la fragilità e l’ambizione, ed è continuata con periodi belli e altri che lo sono stati meno. Per questo motivo stiamo lavorando anche a un film che ripercorre la nostra storia e che speriamo di presentare il prossimo anno”.
Gli anni ‘90 sono stati il decennio più difficile per gli Indochine, nonostante album come “Un Jour Dans Notre Vie” e “Wax” che racchiudono alcune tra le loro più belle canzoni. Cambierebbe qualcosa, Nicola, se potesse tornare indietro?
Non cambierei nulla, soprattutto su questi due dischi che amo molto; forse la produzione. Bisogna sempre avere dei rimpianti e dei rimorsi, forse cambierei qualche parola utilizzata nei testi dei primi tre dischi, ma la mia scrittura è poi migliorata”.
Anche la stampa non è stata spesso tenera con il gruppo. Essere ancora qui, quarant’anni dopo, è un po’ come una rivincita?
Quando abbiamo iniziato, la prima persona che voleva proporci un contratto ci chiese di cambiare nome. Qualcun altro non ci vedeva invece durare più di tre mesi. Ma non è una rivincita perché alla fine ognuno può scrivere quello che vuole, fa parte del gioco. Nessun problema con tutto questo”. Oltre alle due raccolte, è prevista per l’estate 2021 una tournée di 5 date in altrettanti stadi francesi: “Si chiamerà Central Tour perché la sua particolarità sarà quella di farci suonare al centro dello stadio, una scelta che permetterà a tutti i fan di essere vicini al palco. Lottiamo da anni per mantenere basso il prezzo dei biglietti e ora, con la consapevolezza dei tempi difficili che ci aspettano dopo quello che è successo in questi ultimi mesi, lo faremo ancora di più. Abbiamo anche deciso, per ogni data, di offrire dei posti a chi durante la pandemia è stato in prima linea nei nostri ospedali, ma anche a chi lavorava nei supermercati, ai pompieri e non solo”.
I biglietti saranno in vendita dal 29 settembre.
IL NUOVO SINGOLO
IL TEASER DELLA LORO STORIA
VIDEO STORY
1981-1989
Tutto inizia a Parigi nel 1981, quando due giovani, il cantante Nicola Sirkis e il chitarrista Dominik Nicolas, scoprono di avere delle grandi affinità musicali e decidono di formare una band. A loro si aggiunge subito Dimitri Bodianski al sax, seguito poco dopo dal fratello gemello di Nicola, Stéphane, alle tastiere e alla chitarra ritmica. Indochine è un nome “ingombrante” per la Storia di Francia ma comunque affascinante ed evocativo di avventure orientali, proprio come quelle che raccontano i testi di Nicola Sirkis. Indochine è soprattutto un omaggio alla letteratura di Marguerite Duras, di cui il cantante è grande fan.
il secondo singolo “L’Aventurier”, uscito nel 1982, per fare centro e conquistare le classifiche (con più di 500.000 copie vendute), oltre ai cuori di molti adolescenti che si ritrovano subito nel pop rock fresco e al passo con la new wave inglese del periodo. Il brano prende spunto da alcuni titoli dei romanzi (e successivamente fumetti) di Bob Morane, eroe creato dallo scrittore belga Henri Vernes. La canzone poggia tutta su un azzeccato giro di chitarra alla Shadows, con tastiera e drum machine a dettarne il ritmo. “L’Aventurier” è anche il titolo del primo album che esce lo stesso anno, seguito nel 1983 dal secondo lavoro “Le péril jaune” (trascinato dai singoli “Miss Paramount” e “Kao Bang”).
L’esplosione definitiva arriva nel 1985 con il terzo disco in studio intitolato semplicemente “3”. I testi firmati da Nicola iniziano a parlare di sesso in tutte le sue sfaccettature, come in “Canary Bay”, “Hors-La-Loi”, “3 Nuits Par Semaine” (con ancora la Duras tra le righe) e soprattutto lo sfrontato “3e Sexe” che diventano ben presto gli inni di una generazione di adolescenti francesi ma non solo (il disco, oltre ai soliti Belgio e Svizzera, arriva fino in Canada e soprattutto in Danimarca e Svezia dove la band vanta già parecchi fan). Da segnalare anche il brano “Tes Yeux Noirs” e il suo video diretto da un certo Serge Gainsbourg. La popolarità del gruppo viene confermata anche dalla tournée e dal primo disco dal vivo “Au Zénith” registrato durante le quattro serate nella famosissima sala parigina. Ad oggi, “3” ha venduto circa 850.000 copie. “7000 danses”, il quarto album, esce nel 1987, anticipato dal singolo “Les tzars” e il suo bellissimo video con immagini dai chiari riferimenti politici.
È un disco molto più rock dei precedenti e sul quale suonano i batteristi Mark Brzezicki dei Big Country e Warren Cann degli Ultravox. Il gruppo si esibisce anche in Perù, in un’atmosfera tesa tra controlli, scorte e un pubblico letteralmente impazzito per i quattro musicisti francesi. Gli anni ottanta si chiudono con la partenza di Dimitri Bodianski nel 1989. Di “7000 Danses” sono state vendute più di 350.000 copie.
1990-1999
Il trio festeggia l’inizio del nuovo decennio con “Le Baiser”, un lavoro molto raffinato e curato nei suoni come nei testi che non mancano di evidenziare le molte letture di Nicola, dall’autore di “Il Giovane Holden” (“Des Fleurs Pour Salinger”) a Blaise Cendrars (“Les Années Bazar”). Il disco racchiude anche una bellissima “Punishment Park” con in apertura la voce di una certa Juliette.
Qualche anno dopo viene svelata anche il suo cognome: Binoche. Le vendite sono inferiori a quelle del precedente lavoro ma la compilation (“Le Birthday Album 1981–1991”) che celebra i primi dieci anni del gruppo (contiene l’inedito “La Guerre Est Finie) riporta il sorriso con più di 600.000 copie vendute. Dopo una scappatella solista di Nicola Sirkis (“Dans La Lune…” del 1982), esce “Un Jour Dans Notre Vie” (1983), mixato da Nick Launey (Nick Cave, Supergrass, Arcade Fire, Yeah Yeah Yeahs). Il disco nasce in un clima sempre più teso tra il cantante e il chitarrista Dominik Nicolas, che lascia la formazione al termine della breve tournée. Nonostante le ottime canzoni, la popolarità del gruppo è quasi al minimo storico in questi anni in cui spopola il grunge. Segnaliamo tuttavia brani come “Vietnam Glam”, “Ultra S” e il singolo “Savoure Le Rouge”.
Rimasti in due, i fratelli Sirkis trovano nuovi collaboratori nel tastierista Jean-Pierre Pilot e nel chitarrista Alexandre Azaria per confezionare “Wax”, non prima di un nuovo best of (“Unita”), utile per annunciare questa nuova fase nella carriera della band grazie all’inedito “Kissing My Song”. “Wax”, con la sua copertina ambigua, esce in piena esplosione brit-pop e alcune delle sue sonorità guardano infatti proprio verso l’Inghilterra (“Unisexe”, “Révolution”, “Echo-Ruby” o ancora “Drugstar”). Purtroppo è ancora oggi il disco meno venduto degli Indochine, anche se la loro popolarità rimane grande come confermano le vendite dell’album dal vivo della relativa tournée (“Indo Live”). I due fratelli non mollano e si apprestano a registrare il nono capitolo del gruppo quando il 27 febbraio 1999 Stephane Sirkis muore all’età di 39 anni a causa di un’epatite C.
“Dancetaria”, che esce ad agosto, è ovviamente dedicato a lui e racchiude quattro bellissime canzoni nate attorno ai suoi riff di chitarra (“Atomic sky”, “Manifesto (Les Divisions De La Joie)”, “Stef 2” e “She night”). Il disco, mixato da Gareth Jones (Depeche mode, Einstürzende Neubauten, Interpol), ha delle tinte più oscure rispetto ai precedenti lavori, proprio come il decennio difficile che va a chiudere.
2000-2019
Unico superstite della formazione originale, Nicola Sirkis capisce che il suo gruppo ha ancora molto da dire e soprattutto la forza per sedurre un nuovo pubblico, più giovane e amante di sonorità rock che spaziano dai Placebo a Marilyn Manson.
Negli anni precedenti si è avvicinato agli Indochine proprio uno di loro, Olivier Gérard, grande fan dei Nine Inch Nails, che attira l’attenzione del cantante con dei remix di alcune canzoni del gruppo. Dapprima coinvolto nell’artwork del singolo “Satellite” (da “Wax”), che gli regala anche il nickname Oli de Sat, cura in seguito alcuni arrangiamenti di “Dancetaria”. Nicola decide di affidare al giovane musicista la produzione del nuovo album, un disco di rinascita, come testimonia anche la sua bella copertina “osé” (una ragazza incinta con una mano nelle mutandine). “Paradize” (sempre mixato da Gareth Jones) esce nel 2002 ed è accolto da un’esposizione mediatica eccezionale.
Per questo lavoro, molto rock e dalle tinte gotiche, Sirkis ha avuto la brillante idea di aprire le porte di casa a scrittori (Camille Laurens e Ann Scott che firmano assieme al cantante rispettivamente “Comateen I” e la title-track) e ad altri musicisti. Tra questi segnaliamo Melissa Auf Der Maur, alla voce nella bellissima ballata “Le Grand Secret”, e soprattutto Mickaël Furnon dei Mickey 3D, autore della hit “J’Ai Demandé À La Lune” (un milione di esemplari venduti solo in Francia). Il gruppo torna sulle copertine di molte riviste e intraprende un lungo tour, con la data parigina di Bercy racchiusa nel doppio disco dal vivo “3.6.3”. Da quel momento e fino ai giorni nostri, ogni uscita discografica e ogni tournée sono baciate da numeri che fanno la gioia di discografici e promoter. Anche la formazione rimane quasi stabile con, oltre al leader indiscusso, Oli De Sat (chitarre e synth), Boris Jardel (chitarre), Marc Éliard (basso) e François Soulier (batteria). Cambiano invece spesso i tastieristi. A succedere nel dicembre del 2005 a “Paradize” (1.500.000 copie vendute), è un disco ambizioso intitolato “Alice & June”, un album doppio con ben 22 tracce (uscirà anche in versione singola) che ripropone le sonorità del precedente e vede tra i featuring anche Brian Molko dei Placebo (“Pink Water 3”). Ancora una volta Nicola Sirkis riesce a raggiungere un grande pubblico, ormai sparso su più generazioni, conquistandolo con tematiche che riguardano la vita, la morte e il sesso, nonché un problema serio tra i giovani come l’anoressia (“June”).
Segue l’ennesimo lungo tour in sale sempre più grandi e, nel 2006, anche due date in Vietnam assieme all’Orchestra Filarmonica di Hanoi per festeggiare i 25 anni della band. Per la scrittura dell’undicesimo lavoro del suo gruppo, “La République Des Météors” (2009), Nicola trova ispirazione nelle lettere che i giovani soldati scrivevano alle proprie famiglie durante la Prima Guerra Mondiale. Tra i singoli segnaliamo “Little Dolls”, “Un Ange à Ma Table” e “Play Boy”, mentre l’ennesimo lungo tour culmina con la data dello Stade de France di Parigi davanti a 80.000 spettatori e racchiusa nel doppio CD/DVD “Putain De Stade” pubblicato a inizio 2011. A febbraio dello stesso anno Nicola Sirkis rifiuta la nomina di Chevaliers des Arts e des Lettres perché a rimettere l’onorificenza sarebbe stato l’allora presidente Nicolas Sarkozy. Nel 2013 esce “Black City Parade”, un disco decisamente metropolitano nelle tematiche come nell’ambientazione grafica. Registrato tra Parigi, Berlino e Bruxelles, e poi mixato a New York da Shane Stoneback, contiene il magnifico singolo “College Boy” che viene accompagnato da un video dalle immagini molto forti girato dal regista canadese Xavier Dolan (“Mommy”, “È Solo La Fine Del Mondo”). Con questa canzone il gruppo vuole denunciare il bullismo nelle scuole e l’omofobia. Il Conseil Supérieur de l’Audiovisuel lo giudica invece troppo violento e ne vieta la visione ai minorenni. Durante la recente conferenza, Nicola Sirkis, riferendosi proprio a questa canzone, ha affermato che “nonostante la polemica relativa al video, il bullismo e l’omofobia non sono purtroppo scomparsi. Come neppure il razzismo. Era tuttavia un bene che questa canzone esistesse per permettere a molte persone di andare avanti nella propria vita con dignità”. Il video del terzo singolo, quello della title-track, porta invece la firma del fotografo e regista americano Richard Kern (già a lavoro con Sonic Youth, Lydia Lunch e Henry Rollins).
Da notare che tra le b-side del disco figura la ballata “The Lovers”, nata in collaborazione con Tom Smith degli Editors. L’uscita di “Black City Parade” è seguita da un’altra lunga tournée che tocca palazzetti e ben due Stade De France (con una scenografia degna delle migliori produzioni mondiali, se non di più), e raggiunge anche alcune città europee, Italia inclusa con una data milanese al Fabrique. Queste ultime date vedono anche l’arrivo alla batteria dello svedese Ludwig Dahlberg (The (International) Noise Conspiracy). Arriviamo così ai giorni nostri e all’ultimo lavoro in studio (per il momento), intitolato semplicemente “13” e pubblicato l’8 settembre 2017. L’album, che riporta in primo piano le tastiere (“Station 13”, “Kimono Dans L’Ambulance”), è anticipato dal singolo “La Vie Est Belle”, una riuscita ballata che vede Asia Argento sia alla regia che protagonista del bellissimo video.
L’attrice italiana duetta anche con Nicola Sirkis nel singolo “Gloria”. La tournée che accompagna il disco si distingue invece per l’impressionante schermo gigante posizionato sopra il pubblico. “13” è certificato disco di diamante con ben 500.000 copie vendute. A questo punto non resta che festeggiare questi primi 40 anni di una carriera eccezionale.
WEB & SOCIAL
https://indo.fr/
facebook.com/Indochineofficiel
instagram.com/indochineofficiel