Intervista – JACK SAVORETTI: le canzoni sono un tesoro da mostrare in concerto [Info e scaletta]
Dopo le date in acustico del 2018 e poi quelle con la band del 2019 torna in Italia il cantautore anglo italiano Jack Savoretti. Lo fa per presentare il suo ultimo lavoro discografico “Europiana” pubblicato nel giugno 2021 a cui ha fatto seguito un lungo tour europeo che si sta concludendo.
Molto amato nel nostro Paese Jack si presenta con ben sette date live a dicembre.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Jack Savoretti in Inghilterra in una pausa del tour, pronto però a tornare a esibirsi in Italia. Parla un italiano perfetto, a volte con un incredibile e divertente accento anglo ligure.
L’abbiamo vista in acustico e con la band. Quale versione di sé avremo per questi live.
Quella con la band. Ma ci saranno anche momenti più intimi, acustici, faccia a faccia con il pubblico. Di sicuro ogni tour è diverso dall’altro, non voglio fare le cose sempre uguali, mi annoio e questo non mi piace.
Riporterà dunque tutta la varietà stilistica che contraddistingue “Europiana”?
Assolutamente! Ci sarà tutta quella propensione ritmica del disco, che va dalla musica francese alla “italo disco”, noi ci divertiremo e spero anche il pubblico. Proporremo molte canzoni dal nuovo album ma anche dai precedenti, brani che sono come “vecchi amici”.
Un disco così particolare come “Europiana” come si abbina con il vecchio repertorio?
Mi sono sorpreso anche io di come i nuovi brani potessero convivere con quelli del passato. Però tendo a scrivere dischi in cui si trovano sempre spunti di quello che arriverà dopo. Lo considero un progresso e se così non fosse mi preoccuperei
Le sue origini sono per metà italiane. Come si sente a suonare qui da noi?
Questa volta sarà commovente. Torno in Italia per la prima volta dopo la morte di mio padre (avvenuta a gennaio ndr). Il mio amore per l’Italia lo devo a lui (era di origini liguri ndr) e mi rendeva felice e orgoglioso sapere che ci sarebbe stato, che mi avrebbe seguito. La prima volta senza di lui sarà impegnativa dal punto emotivo. Scoprirò un’Italia diversa, tutta mia, senza la sua presenza. Mio papà era adorato anche dai fan e per lui vedermi suonare in Italia era il massimo. Ad un’esibizione a Wembley o in altre prestigiose location internazionali preferiva un concerto al Teatro di Genova, era il massimo. Il calore italiano non è un cliché ma è unico. L’Italia mi ha sempre dato grande supporto. Quando ci venivano sbattute in faccia le porte dalla discografia il pubblico ci sosteneva e dava forza.
Qual è il significato del live per lei?
Scrivere canzoni è come scavare per il tesoro e il live è far vedere con entusiasmo cosa hai scoperto.
… E quanto, quando “scava”, pensa a quel momento?
Molto di più ora di quando ho iniziato. All’inizio della carriera il mio concetto di live era diverso e soprattutto scrivevo per me. Con il tempo però è impossibile che non entri in mente il pubblico o il contesto live. Con l’esperienza pensi alle tante occasioni che potresti avere durante il live per suonare in un certo modo…
Quali sono le caratteristiche per un buon concerto?
Te lo dice il pubblico. A volte io e la band scesi dal palco crediamo di aver fatto un bel concerto, poi arriva uno e ti dice si sentiva malissimo e tu resti sorpreso. Capita anche il contrario in cui pensi di aver fatto schifo e poi tutti di dicono che era bellissimo. Non c’è uno standard. Una delle soddisfazioni però è di finire il concerto fradicio di sudore. Già quello per me è la base per un buon concerto.
Lei ha suonato in tanti posti in giro per il mondo. Dove preferisce suonare e dove le piacerebbe farlo?
Sì, ho suonato in posti diversi. Mi piacciono i festival ma devono essere belli. Non mi piacciono gli stadi perché solitamente si sente molto male. Con gli anni preferisco sempre più i posti dove la gente può “ascoltare”, quindi con una buona acustica e delle condizioni ambientali giuste, magari seduti. Mi piace suonare nelle città storiche per la musica, quelle che hanno la musica nel DNA: Londra, Liverpool, Seattle. Gli applausi in quelle città valgono molto di più e ti senti molto fiero mentre te li fanno. Mi piace suonare in giro per il mondo, in particolare vorrei andare in Giappone e Sud America, che sono posti che ancora non ho toccato. Soprattutto in Giappone, dove da ragazzo mi ero fatto la promessa di andarci solo per suonarci. Mi hanno detto che c’è un’accoglienza pazzesca, in particolare se sei un artista.
In questi anni di carriera si sarà fatto un identikit del suo pubblico. Com’è?
Non c’è un profilo preciso. Nel senso che è un pubblico molto vario e ne sono fiero. Da ragazzo, quando andavo ai concerti vedere tutta la platea uguale mi faceva paura. Non ho mai fatto parte di un trend, di un’omologazione, ho sempre avuto gusti particolari, molto variabili, mai un’unica cultura anche musicale. Così, mi sentirei un po’ scomodo ad avere lo stesso pubblico, se succedesse smetterei perché vuol dire che sto solo vendendo e non più creando.
Cosa succederà dopo questo tour?
Dopo due anni e mezzo di lavoro, tra disco e concerti, respirerò un po’. Vorrei fare un album di canzoni in italiano. Mi ha stupito la piacevole reazione di chi in Europa mi ha sentito cantare dal vivo in italiano. Evidentemente piace.
Intervista di Luca Trambusti per musicadalpalco.com (Leggi l’intera intervista).
LA SCALETTA
Queste le canzoni che dovrebbe suonare durante i concerti italiani
Candlelight
What More Can I Do?
Too much history
Who’s Hurting Who
Back Where I Belong
Secret Life
Breaking the Rules
Singing to Strangers
Soldier’s Eyes
Not Worthy
The Way You Said Goodbye
Greatest Mistake
Io Che Non Vivo
Knock Knock
LE DATE DEL TOUR
05 dicembre 2022 – Gran Teatro Geox, Padova
06 dicembre 2022 – Teatro Carlo Felice, Genova
08 dicembre 2022 – Auditorium Parco Della Musica, Roma
10 dicembre 2022 – Teatro Verdi, Firenze
12 dicembre 2022 – Tam Teatro Degli Arcimboldi, Milano
13 dicembre 2022 – Teatro Europauditorium, Bologna
15 dicembre 2022 – Teatro Lyrick, Assisi
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