Intervista: MEGANOIDI – Il mondo dello spettacolo deve dare un forte segnale
Poco prima del casino legato al coronavirus, i Meganoidi hanno pubblicato “Mescla”, settimo sigillo di una discografia all’insegna della sperimentazione musicale e della libertà compositiva.
I Meganoidi hanno sempre fatto le cose seguendo istinto e passioni, muovendosi liberamente tra i generi ma mantenendo comunque una forte identità. “Mescla”, il nuovo disco, non sfugge alla regola e si muove tra pop solare e inedite sfumature funk. Con il chitarrista Luca Guercio abbiamo parlato di questo, di Genova e di un settore, quello dello spettacolo, che non vede l’ora di rimettersi in moto.
Come nasce “Mescla”, il vostro ultimo lavoro? Con quale approccio e intenzioni “sonore” lo avete realizzato?
È nato in modo spontaneo e in breve tempo, con lo stesso spirito dell’album precedente “Delirio Experience”. Musica e testi sono stati scritti da me e Davide (Di Muzio, cantante, nda) tra aprile e agosto 2019. Abbiamo dato spazio alla nostra caratteristica ormai nota al pubblico, quella di lasciare che il processo creativo non fosse in alcun modo condizionato dall’esigenza di incasellare a tutti i costi le realizzazioni in un genere. Per questo è uscito un lavoro estremamente eterogeneo pur mantenendo sempre la matrice del gruppo”.
Pur rimanendo rock, “Mescla” ha un piacevole gusto pop con sonorità quasi solari. Siete d’accordo?
Assolutamente d’accordo, “Mescla” (“miscuglio” in portoghese, nda) è solare, è un disco che non si vergogna di esserlo pur affrontando argomenti complessi in cui è facile inciampare nella scorciatoia della ruffiana tristezza con la quale è molto più semplice catturare l’attenzione, ma mai saremmo riusciti a percorrere una strada non nostra, perché ci annoiamo a mettere i piedi su delle impronte che non rispecchiano la nostra esigenza di cammino”.
Uscire a marzo con un nuovo disco e ritrovarsi in lockdown… Come avete vissuto questi mesi di stop forzato?
Inutile nascondere che sia stato un duro colpo per noi e per tutti coloro che hanno vissuto la nostra esperienza lavorativa. Quando si dice che il nostro è il più bel lavoro che esista, si dice una cosa vera e siamo realmente fortunati perché scrivere, suonare e condividere tutto questo con il pubblico è meraviglioso. Negarci di lavorare e non avere neanche la possibilità di comprendere esattamente quando si potrà ripartire è stato come levarci un pezzo di anima che potrà rigenerarsi solo quando potremo finalmente tornare a mescolarci con le persone ed il suono dell’impianto”.
Durante il confinamento avete suonato sui balconi di casa? Fatto concerti in streaming? Panificato?
Abbiamo fatto qualche mini live io e Davide online e a distanza per delle cause giuste come quella di supportare Emergency. I live in streaming non potranno mai sostituire i concerti, però durante il lockdown abbiamo cercato di coinvolgere i nostri sostenitori con un piccolo spot dove ci siamo alternati sul brano “Persone Nuove”.
Da genovesi, abbiamo panificato e fatto tonnellate di “fugassa” (la focaccia genovese, nda)”.
Vi siete sentiti abbandonati dai nostri politici? Cosa pensate delle ultime misure prese per quanto riguarda i concerti?
L’abbandono prevede la cessazione di un rapporto di responsabilità da parte di qualcuno che si sia preso cura di te in passato, direi che il termine abbandono non è appropriato, ci siamo sentiti molto più semplicemente ignorati. Qualcosa però si è mosso grazie alla mobilitazione di tutto il settore dello spettacolo ed è arrivato il momento di fare comprendere e tutelare il nostro lavoro, quello dei tecnici e addetti ai lavori di ogni genere che per certi versi, sono addirittura più importanti di noi artisti, perché senza di loro dovreste accontentarvi di orribili live in streaming con suoni approssimativi come in questo periodo”.
State pensando a qualche esibizione live durante l’estate o preferite aspettare l’autunno, sperando che la situazione migliori?
Con BPM Concerti stiamo cercando di capire proprio in questo periodo se riusciremo a fare qualcosa questa estate, prima inizieremo a vedere il nostro pubblico, prima inizieremo a vedere la luce in fondo al tunnel. Il mondo dello spettacolo deve dare un forte segnale. Sarà dura adattarsi a queste normative, ma abbiamo il dovere di fare qualcosa, perché se la cultura si ferma, si ferma la sensibilità e la gioia per il presente e le speranze per un futuro migliore”.
Prima del covid, la vostra città doveva ancora riprendersi dal crollo del ponte. Siete contenti di come stanno procedendo i lavori?
Il nuovo ponte è ormai quasi giunto al traguardo mentre giustizia e verità non si sa ancora a che punto del percorso siano arrivati. Nulla da dire sullo svolgimenti dei lavori, sono andati spediti, ma una ferita è una ferita e 43 vittime causati da una vergognosa condotta dell’essere umano non si potrà mai oscurare con passerelle e slogan. Genova non dimentica, Genova ha una memoria da elefante e nulla e nessuno riuscirà mai a farci dimenticare quello che abbiamo subito”.
Nel 2021, “Into The Darkness, Into The Moda”, il vostro album d’esordio, festeggerà i suoi primi 20 anni. Avete in mente qualcosa di speciale? Cosa rappresenta questo traguardo per voi?
Siamo in giro dal 1998, in tutti questi anni ci siamo resi conto di molte cose tranne del tempo che stava volando via e questo solo perché sono stati ventidue anni meravigliosi. Al ventennale di “Into The Darkness, Into The Moda” non abbiamo ancora pensato, ma in effetti non sarebbe male festeggiare questo traguardo, ma non con il solito live autocelebrativo, magari una bella festa con amici, fan storici, artisti e addetti ai lavori, anche perché se siamo arrivati fino a qui, è grazie a loro”.
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