Intervista – ONI ONE: la periferia è più abbandonata di prima

Intervista – ONI ONE: la periferia è più abbandonata di prima

Drift è il nuovo singolo di ONI ONE. Il rapper di Roma torna a raccontare ciò che conosce con schiettezza e sincerità quasi spietata, attraverso rime crude e parole taglienti che rimangono impresse come cicatrici di vita vissuta, le stesse che il rapper si porta con sé e che rappresentano la sua storia e il suo difficile passato. 

L’abbiamo incontrato e abbiamo parlato della situazione attuale, della sua storia di periferia e dalla passione per la musica. 

“Drift” è il tuo nuovo singolo. Ancora una volta narri e racconti della tua vita. In particolare, parli del quartiere di San Basilio a Roma, luogo in cui sei nato e cresciuto. Come è ti è cambiata la vita da quando fai rap? 

Io nasco nel quartiere di Talenti, adiacente a San Basilio, che è comunque una realtà che conosco bene così come quella di tutta l’area nord-est di Roma. La mia vita in questi anni è molto cambiata, mi sento più responsabile nei confronti della comunità a cui appartengo e ho voglia di riscattarmi, di prendermi tutto quello che posso e che non mi è stato concesso prima.

In un tuo commento dici: “la periferia sa far male ma ti insegna la bellezza della condivisione e dell’unione, anche nella difficoltà”. Come sta cambiando negli ultimi anni la vita nella periferia? Non c’è il rischio che i social e ancor di più la pandemia possano mutare questa sorta di rapporto di unione? 

La periferia è più abbandonata di prima, anche perché lo Stato non ha interesse a curare le aree lontane dal centro e meno visibili di Roma. La situazione sta decisamente peggiorando, c’è più malessere nella gente, l’economia e in crisi e chi ne risente è soprattutto la classe media e bassa, un po’ come in tutta Italia comunque. Questa pandemia sicuramente non serviva, non è stata gestita bene e ha acuito problemi che in realtà c’erano già da prima, da quello dei mezzi di trasporto alla gestione dell’area periferica.

“Drift” è prodotto da DaGlock, il tuo giovanissimo fratello minore. Come nasce questa “complicità” musicale tra fratelli?  

DaGlock è ormai diventato il mio produttore ufficiale, la nostra complicità artistica è nata spontaneamente, dopo che un giorno è venuto da me e mi ha detto che voleva fare musica. All’inizio ero scettico, devo ammetterlo, ma con il tempo ha trovato la sua identità artistica e abbiamo imparato a coesistere, a trovare un sound solo nostro in grado di rispecchiarci. Lavorare con il proprio fratello è più semplice perché c’è quell’intimità che non riesci a trovare con nessun altro. Lui ha solo 17 anni ma è talentuoso, è giovane e fresco e ha un sound che non riesco a trovare in nessuno. Insieme funzioniamo anche perché apparteniamo a due generazioni diverse. La freschezza della sua generazione e la consapevolezza della mia insieme funzionano alla grande e danno vita a sonorità uniche.

Nella cover del tuo album di debutto “GRIZZLY”, indossi una corona. Su Instagram posti “Vivendo come un boss” e metti un video dove in accappatoio bevi champagne e fumi il sigaro. Tipici style della cultura G-Rap made in Usa. Cosa ti piace di quella cultura? Ti senti di impersonificare questo modo di vivere?

Io sono un fanatico della cultura G-Rap made in USA, è una vera fonte di ispirazione da sempre, nonostante siano stati gli Americani, in un certo senso, a ispirarsi a noi Italiani attraverso modelli come Al Capone. Loro hanno preso ispirazione anche dai film dei registi italo americani, ad esempio “Goodfellas”. Io in realtà in quello che faccio mi sento molto Italiano, anche se la cultura G-Rap è molto personale ed è sempre stata mia.

Quali sono i tuoi riferimenti musicali italiani e internazionali?

Io ho un bellissimo rapporto con la musica, ci convivo da sempre ed è sempre stata parte di me. I miei riferimenti sono perlopiù i cantautori italiani come De André e De Gregori, anche se a livello internazionale amo molto il rap di Atlanta e Chicago, è la musica con cui sono cresciuto e con cui ho sviluppato il mio percorso artistico. Penso a Santana, i Migos, Gucci Mane…in realtà trovo che anche in Italia ci siano dei validi riferimenti.

Come stai vivendo questo secondo periodo di lockdown e come sta influendo sulla tua creatività e sul tuo modo di scrivere?

Sfortunatamente ho dovuto imparare a far convivere la mia arte con la reclusione in casa. Me la vivo abbastanza bene perché è una questione di abitudine, essendo stato per molto tempo agli arresti domiciliari è una condizione familiare, anche se questa mezza libertà mi pesa un po’, soprattutto perché per me è la seconda volta. A livello artistico ho sicuramente tempo di riflettere e rielaborare, il pericolo è che, in generale, l’ispirazione finisca, proprio perché è qualcosa che scaturisce anche da ciò che vivi ogni giorno al di fuori delle quattro mura domestiche. Nel mio caso fortunatamente non è ancora successo, sono piuttosto ispirato al momento.

IL VIDEO DI  DRIFT  

CHI E’ ONI ONE

ONI ONE, pseudonimo di Ethan Dante, è un rapper proveniente dal quartiere Talenti nella zona nord est di Roma. Il giovane artista comincia la sua carriera nell’estate del 2017 con il video di “Goodfellas”, brano che lo rende subito la nuova sensation dello street rap italiano. Nel maggio del 2019 ONI ONE entra a far parte della Triplosette Ent. e celebra l’ingresso nella label con i singoli “Facile” e “Brillo”. 

WEB & SOCIAL 

Instagramhttps://www.instagram.com/oni.one137/
YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCEiJlJ232idARc-wYNqMh6Q

 

 

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