Intervista: SERPENTI – Raccontiamo il nostro viaggio.
Hanno visto posti , vissuto esperienze, conosciuto creature meravigliose: dopo un lungo viaggio, soprattutto interiore, i Serpenti sono tornati con uno spirito rinnovato e una nuova canzone, “I Giorni di Ulisse”.
Abbiamo chiacchierato con Gianclaudia di tante cose: del ritorno ai Serpenti – dopo un’assenza che ha permesso a lei e al suo compagno Luca, l’altrà metà del progetto, di esplorare nuovi orizzonti- ma anche di libertà, di viaggi, di presente e di futuro.
Come state passando questo periodo a casa?
Non stiamo subendo molto il colpo. Avendo casa e studio nello stesso posto, ed avendo già pensato di dedicare questo periodo alla clausura per dedicarci totalmente ai nuovi pezzi, non è cambiato molto. Ci manca tanto la socialità: la nostra casa è sempre aperta a tutti, invitiamo spesso i nostri nostri amici per suonare e stare insieme, ma adesso non si può. Questo è il lato più pesante. Per il resto siamo molto concentrati e riusciamo a lavorare senza distrazioni.
Tu e Luca siete entrambi di Bari ma vivete da tempo a Milano. Che sensazione vi fa immaginare una città viva e sempre in fermento improvvisamente ferma e deserta?
È surreale, una di quelle cose che racconteremo ai nostri nipoti. Una situazione così strana e insolita non l’hanno vissuta nemmeno i nostri genitori. Forse i nostri nonni, con la guerra. E’ incredibile, e non solo per Milano: ho visto immagini di Las Vegas con tutte le luci spente, o di New York completamente deserta… e Atlanta! Da fan di “The Walking Dead”, è assurdo pensare a come oggi la città sia tale e quale a come appare nella serie tv. Fa parecchia impressione.
Tanta gente ha preso d’assalto la stazione di Milano nei giorni scorsi per tornare al sud e ricongiungersi ai propri familiari. Tu che sei pugliese adottata da Milano, come hai vissuto questo fenomeno?
La fuga delle notizie, la bozza del decreto diffusa qualche ora prima che entrasse in vigore, ha influito molto sull’emotività delle persone. Sono sincera: non ti nascondo che avendo anche io i genitori anziani a Bari, per un momento mi sono chiesta se fosse il caso di scendere. Poi sono subito rinsavita, ma che cacchio sto pensando, mi sono detta. Teniamo al sicuro tutti e stiamo fermi dove siamo! Però non me la sento di condannare le persone che hanno agito d’impulso: in queste situazioni è difficile giudicare un comportamento guidato dal panico totale. Se quelle persone si fossero fermate un attimo a pensare, magari avrebbero agito diversamente. L’errore però, ripeto, è stata la fuga di notizie, non la fuga delle persone. Ognuno ha i propri limiti, le proprie emotività e i motivi personali con cui si devono fare i conti in questi momenti.
Entriamo nel vivo del vostro ultimo singolo, “I giorni di Ulisse”. Com’è nato e di cosa parla?
E’ un brano nato al mare, in Puglia. Una genesi un po’ particolare rispetto al solito. Abbiamo sempre bandito la chitarra dal progetto Serpenti, che si basa solo sull’elettronica e sul basso. Questo brano invece è partito con la chitarra. Dopo vari giri ho tirato fuori una melodia, è partito il “Na na na na” e la parte vocale definitiva. A quel punto io e Luca ci siamo divisi. Lui è l’uomo tecnico che parla con le macchine, arrangia e produce, io mi dedico al testo. Ho pensato di parlare della nostra assenza da Serpenti perché ci siamo allontanati da casa e dalle nostre origini. Non abbiamo mai smesso di fare musica, abbiamo semplicemente scelto di affrontare nuove sfide con noi stessi, per esempio scrivere per altri interpreti. E’ cambiata anche la mia penna, la mia dialettica. Mi sono lasciata contaminare. All’inizio pensavo di perdermi, in realtà mi sono ritrovata in nuove sfaccettature, affrontando nuove tematiche e nuovi linguaggi. Una specie di viaggio. E allora, mi sono chiesta, chi è il viaggiatore per eccellenza? Ulisse. E da lì è partito il mio “film”. E tra le creature meravigliose che abbiamo incontrato nel nostro viaggio ci sono anche due bambini: siamo diventati genitori!
Il viaggio quindi è qualcosa di estremamente importante per voi…
Certo. E’ fondamentale, ma non solo in senso fisico. Abbiamo lasciato Bari nel momento in cui ci siamo accorti che avevamo ottenuto il massimo dalla nostra città, per passare al livello successivo e affrontare una nuova sfida con noi stessi. Ed ecco Milano. Anche con i live siamo riusciti a viaggiare tantissimo: abbiamo suonato in Ungheria, negli USA, in UK, in Cina. Mischiarsi a nuove culture e mentalità è sempre un elemento di grande arricchimento. Ma alla fine basta anche un libro per viaggiare, o un film. In periodi come questo ci sono tantissime fonti che ci vengono in aiuto. I viaggi mentali poi sono la mia specialità! 😊
C’è un viaggio che sognate di fare presto?
Luca vorrebbe andare a Los Angeles, io vorrei vedere San Francisco. Dell’America abbiamo visto solo New York, ma non è l’America vera. Vorrei vedere la provincia, quella alla “True Detective”, magari con un vero viaggio “scassone” in macchina! E poi vorremmo visitare il Giappone, la nostra grande meta “wow”.
Tornando a Ulisse: lui vive mille peripezie col solo obiettivo di rientrare a Itaca, la sua patria. Per voi quanto è importante il legame con la terra d’origine?
Importantissimo. Le nostre famiglie sono lì, e anche i nostri amici d’infanzia e adolescenza. Sono quelli degli anni della formazione, che ti porti dietro per tutta la vita anche se non li senti né vedi tanto spesso. E poi siamo legatissimi al territorio, e lo dimostra la scelta di girare il video de “I Giorni di Ulisse” a Bari. Penso a tutti quei posti trasandati, dati per scontati: ci passavo davanti mille volte per andare all’università, senza farci caso. Una casa, una giostra….o il mare stesso! Quando non ce l’hai sempre davanti agli occhi assume un significato completamente diverso. Io amo la luce che c’è a Bari. Non so spiegare com’è. Ce n’è una simile solo a Trieste. Una specie di polverina magica.
Prima raccontavi che avete lavorato ad altri progetti durante l’assenza da Serpenti. Cosa è accaduto in questo periodo nelle vostre vite?
La più grande novità è essere diventati genitori di due bambini. Professionalmente ci siamo confrontati con progetti molto diversi tra di loro, e diversi da noi. Ho scritto per Il Volo, Marracash – in “Bravi a Cadere” c’è anche la firma di Luca, ad esempio – Lorenzo Fragola, Michele Bravi, Francesca Michielin, Francesco Renga. La cosa bella del mondo dell’autorato, soprattutto per come si sta sviluppando adesso, sono le co-scritture. Ti accorgi di come si riescano a superare i propri confini. E poi scrivere per altri non è affatto un limite, semmai una libertà in più, perché puoi immedesimarti in chiunque. Ci siamo riscoperti e abbiamo imparato una cosa: la pazienza. Dal momento in cui scrivi un pezzo a quando viene interpretato e inserito nel disco di un artista, passa tantissimo tempo. A volte aspetti per giorni, altre volte ti piove addosso una novità nel bel mezzo di una domenica pomeriggio. Questo mestiere è una vera arte marziale!
E invece diventare genitore? Che esperienza è?
Dicevamo…la pazienza? Ecco, quella è diventata certosina! Diventare genitori è l’esperienza più bella del mondo. Hai un compito molto importante, educare e accompagnare un essere umano in miniatura, con le sue sensibilità e il suo carattere, verso l’età adulta. Allo stesso tempo, diventi improvvisamente vulnerabile. Non ti senti più così spavaldo, perché c’è sempre qualcuno da proteggere. E poi si passa da un senso di colpa all’altro. Stai sempre lì a dirti che forse non hai fatto abbastanza. Ma anche questo, tutto sommato, fa parte del mestiere.
Il video de “I Giorni di Ulisse” porta la firma di Serpenti… So che Luca è un vero e proprio “nerd” del settore!
Esatto, Luca è appassionatissimo: ha un sacco di GoPro, macchine fotografiche, sporting cam, subaquee e non… Anche per la realizzazione di alcuni vecchi videoclip c’è sempre stato il suo contributo. I video di “Tocca la mia bocca” e “Io non sono normale”, ad esempio, sono realizzati dal fratello di Luca… con il suo zampino.
Mai come in questo periodo si parla tanto di libertà. Ne “I Giorni di Ulisse” dici una cosa che mi ha colpito molto, “La libertà è una trappola” e a me ha fatto pensare a questo momento in cui in nome di un bene comune, ci sentiamo tutti un po’ mutilati. La libertà può essere un’arma a doppio taglio?
Intendevo proprio quello. La libertà di cui oggi siamo privati ci fa un po’ paura, in relazione alla solitudine a cui siamo improvvisamente costretti. Molte persone temono di affrontare il silenzio: si riempiono le giornate per scappare da se stessi, per non ascoltare la propria voce, quello che l’io interiore sta cercando di dirgli.
Immagina che domani per magia ci dicano che la quarantena è finita, che tutto è passato e che possiamo finalmente uscire. Qual è la prima cosa che faresti?
La prima cosa? Una bella corsa al parco e poi per compensare una cena fuori, in qualche bel posto.
Dacci un consiglio per passare questa quarantena: un disco da ascoltare e un film da guardare!
Vi consiglio un disco non recente, ma a cui tengo molto: “Moon Safari” degli AIR. È un album “da solitudine” estremamente bello, ideale da ascoltare in questo momento. Un film molto divertente, invece, è “Dio esiste e vive a Bruxelles”.