Intervista: TUASORELLAMINORE – Felice di essere strana
Tuasorellaminore non è quello che ti aspetti. E’ una creatura misteriosa, amabilmente bizzara e con tantissime cose da dire. Tuasorellaminore non è mai cambiata, anche se volevano omologarla e appiattire le sue stravaganze. “Morfina”, il suo nuovo singolo, è come l’estasi della libertà di essere e fare ciò che si vuole.
Il registratore di suo nonno, una tastiera della Casio e un’immaginazione incontenibile: Tuasorellaminore è partita da qui per diventare quella che è oggi. E che ci ha raccontato in questa intervista, senza risparmiare ricordi dolorosi ma anche vittorie e conquiste.
Partirei dalla cosa che più ci incuriosisce (anche se forse non ci risponderai, o almeno non come ci aspetteremmo 🙂 il tuo nome: perché ti chiami Tuasorellaminore?
Ciao e innanzitutto grazie dell’interessamento! I perchè di questo nome strambo sono molti, ma il più rilevante di tutti è che mia sorella minore mi ha ispirato e sostenuto moltissimo in questo progetto. Sin dalla sua nascita è sempre stata un pilastro della mia vita, una persona capace di mostrarmi nuove strade e nuovi mondi, anche nei momenti in cui io non riuscivo vedere nulla di tutto ciò. Nella fase embrionale di questo progetto, quando cominciavo a disegnare nella mia testa tutto ciò che attraverso la musica e l’estetica volevo mostrare di me, ho addirittura pensato a mia sorella come volto di questo lavoro.
Di primo acchito emergono tratti di te che ti identificano come creatura anomala, fuori dagli schemi. Per questo ti chiedo – trattandosi inoltre di un tema parecchio caldo – sei stata mai bullizzata o emarginata per qualsiasi motivo?
Sì, sono stata bullizzata da bambina e da adolescente, un po’ meno da adulta. Sono sempre stata emarginata dagli amici, non ho mai avuto un gruppo mio, la cosiddetta crew o comitiva. Non mi sono mai sentita davvero parte di qualcosa, sono sempre stata vista come quella “strana”, e lo dico sempre, quella che veniva chiamata “zingara”, venivo scansata perché mi dicevano che ero sporca e che non sembravo italiana. Da piccola e prendevo il bus per andare a scuola, c’erano delle bambine che mi impedivano di parlare, di aprire bocca, persino di sorridere, minacciandomi di farmi del male se avessi disobbedito. Ricordo che in classe tutti giocavano e formavano squadre, ma io non venivo inclusa in nessun gioco. Da adolescente è stato forse peggio. Ricordo che un giorno venne a casa un “amico”, io mi stavo preparando per uscire e rubò dal mio computer delle foto private. Le inviò via mail a chiunque, non solo a tutte le classi della mia scuola ma anche ai ragazzi di altre scuole. Non è stato bello. Per fortuna avevo la mia oasi felice, la mia famiglia, la musica, il registratore di mio nonno…
Ma perchè secondo te abbiamo così paura del diverso, e non parlo solo di casi percepiti come “estremamente diversi”, ma anche quelli che hanno abitudini diverse da noi, che vivono in modo differente o si vestono in maniera più eccentrica? Tutto quello che c’è al di là del nostro recinto di sicurezza, insomma.
Purtroppo viviamo in un mondo che non ci mostra l’infinità di percorsi e direzioni che si sganciano da tutto ciò che conosciamo o ci è familiare. Per questo abbiamo paura di intraprenderli: perché bisogna avere il coraggio di lanciarsi, senza ascoltare il giudizio degli altri, accettando a volte di sentirsi ridicoli, incompresi, spesso instabili proprio perché si è alla ricerca di equilibrio personale che non imiti quello di nessun altro. Le persone che vivono la propria vita così sono viste con timore. Una ragazza che invece di andare dal parrucchiere ogni sabato indossa ogni giorno un hijab colorato, è vista o come una strana, o forse come una pazza, o addirittura come una musulmana (che per molti è peggio che essere strani o pazzi). Le persone hanno paura del diverso anche se in fondo sanno che essere uguali a qualcun altro è noioso. Vorrebbero esprimersi veramente, ed invece preferiscono stare nel loro guscio dorato. Perciò chi riesce ad uscire da questo guscio è più da giudicare e temere che da ammirare e scoprire.
Morfina è un invito a fermarsi per riprendere fiato. Pensi che sia stato positivo e necessario interrompere la frenesia della vita durante il lockdown?
Morfina è un invito a fermarsi, in modo molto diverso. Ovviamente parlo di morfina in senso metaforico: mi riferisco ad un qualcosa che mi fa stare così bene da sentirmi quasi in estasi. È un modo per dire basta a dover fare sempre le cose che non mi interessano veramente: lasciatemi stare e datemi solo quello che amo di più! Il lockdown forzato è stato terribile perché non lo abbiamo scelto, ci è stato imposto e lo abbiamo accettato, ci siamo adattati e certamente abbiamo preso del buono da tutto ciò. Ma non è naturale per un essere umano che ha bisogno di relazionarsi con altri esseri umani restare in casa due mesi senza potersi muovere in nessun modo, se non con la fantasia o con strumenti virtuali. Siamo esseri con uno spirito di adattamento incredibile, e più di ogni altra creatura siamo bravissimi ad andare contro la naturalezza delle cose.
…e pensi che questa iniezione forzata di morfina che ci ha bloccati per due mesi sia servita a darci una calmata o no?
Non credo che abbia calmato nessuno, anzi spero che abbia motivato le persone ad aprire gli occhi e ad andare alla ricerca di tutto quello che si ama in modo appassionato, incontrollato e struggente.
Ci racconti com’è nata questa canzone?
Sono stata operata qualche anno fa e mi hanno somministrato della morfina per non sentire dolore. È ridicolo lo so, ma è stata una delle esperienze più intense della mia vita e non perché di cose nella vita ne abbia fatte poche, anzi! Quella sensazione di volare e di piacere supremo mi è rimasta dentro e l’ho paragonata a ciò che provo quando scrivo, quando arriva il punto di una canzone in cui hai gli occhi lucidi per quanto è forte, o quando abbracci qualcuno dopo tanto tempo. So che la morfina crea dipendenza, ed è una realtà molto drammatica. Credo che il motivo per cui ci si droghi sia sempre lo stesso: abbiamo bisogno di provare sensazioni intense, di sentirci bene, vivi, o sereni. Tutto questo è difficile da trovare in un mondo in cui regna quasi esclusivamente il dovere.
In generale, ci dici come viene fuori un tuo pezzo?
Di solito scrivo prima i testi, quindi delineo un argomento, un tema, un concept. Poi passo alla produzione della base, comincio da un giro di accordi, o da un beat che mi gira in testa, o da un suono che ho campionato. Allora sviluppo l’idea, creo una struttura ed una volta finita la traccia prendo il testo e ci canto sopra, cercando una melodia ed adattandolo alla musica.
Chi ha disegnato la copertina del tuo singolo?
Mia madre maggiore! Scherzi a parte mia madre è un’ artista e pittrice, ed è lei che disegna le mie copertine.
Ho letto che hai studiato anche canto antico e musica barocca.. anche qui direi che è scelta anomala rispetto ai tuoi colleghi che magari, seppur bravissimi, non hanno cultura della musica passata…
La musica passata mi commuove, mi riporta alle origini di quello che siamo, nel luogo da cui provengo. Per me che la musica è un credo, una religione, sento il dovere di conoscere l’immensità di quello che c’è stato. E nelle epoche rinascimentale e barocca si sono raggiunti dei picchi di grandezza artistica che non si sono mai più ripetuti. Ed ancora oggi, nel mondo, l’Italia è vista come la culla della musica. Sarebbe bello portare nella musica moderna anche solo un briciolo di grandiosità che c’è stato nel passato: questo è il mio obiettivo.
Hai mai avuto voglia di cambiare aria e andar via da Bari?
Non ho mai voluto lasciare Bari ma l’ho fatto perchè vivere in altre città ti forma tantissimo e ti fa crescere molto più in fretta. Poi però sono sempre tornata a casa, perchè è qui che è iniziata la mia storia ed è partendo da qui che voglio raccontarla e portarla in giro per il mondo.
I tuoi look sono bellissimi, stravaganti. A chi e a cosa ti ispiri e perchè porti sempre il foulard, se posso permettermi?
Grazie. Tuasorellaminore è la parte più intima di me: attraverso di lei posso mostrare il mio lato più profondo e misterioso, un lato che altrimenti resterebbe assopito e che mi renderebbe una persona spenta e molto più triste. Dentro questo progetto c’è tutto quello che mi ha fatto soffrire, come l’aspetto zingaresco per cui venivo presa in giro. Ci ho messo la stravaganza, che è sempre stato un tratto spiccato del mio carattere, e che spesso ha portato gli amici ad allontanarsi da me. Ci ho messo i ricordi che amo di più: molti vestiti sono di quando mia madre era ragazza, i foulard sono di mia nonna e li indosso come copricapo perché mio padre mi portava a vedere le messe ortodosse alla basilica di San Nicola. Lì le donne hanno tutte il capo coperto e cantano preghiere arabeggianti, un altro tratto che si avverte in ogni mia produzione.
Che succederà adesso a Tuasorellaminore? Che progetti bollono in pentola?
Tuasorellaminore uscirà con altri singoli e poi un EP, un prodotto sempre più maturo. Cercherà di consolidarsi nel panorama musicale, seminando, facendosi il mazzo, continuando a scrivere e produrre, grazie alle persone che l’hanno aiutata tanto, supportandola e standole accanto come l’etichetta Romolo Dischi, Giuseppe di Seitutto Press, il mio batterista e co-producer Dario Starace, mia sorella minore ovviamente, il suo regista di fiducia ed amico Enrico Acciani ed il suo chitarrista e grande amico Darío John Lillo. Abbiamo intenzione di portare in giro dei live show memorabili perché crediamo tantissimo nel potere della musica dal vivo.
Sei una delle pochissime donne a popolare il panorama musicale italiano. Eppure le donne non hanno meno cose da dire, anzi. Perchè secondo te? Cosa ne pensi?
Penso che per noi sia più difficile esprimerci, perché ci sono più clichè attorno all’essere donna. Tipo dover avere una bella voce, essere carine, mostrarsi vulnerabili, o sexy e provocanti. Insomma, ci fanno credere che se non hai tutte queste cose, allora non funzioni. Un uomo è più libero di essere così com’è, ma è solo il frutto della nostra società. Da piccole ci danno in mano una bambola e ci dicono di giocare a fare le mamme. A me per fortuna hanno dato una tastiera Casio ed un registratore….e sono cresciuta in modo molto più libero.
Sul tuo IG, tra le stories in evidenza, ho esplorato “Chi è”. Te lo voglio chiedere anche io, per concludere questa intervista. “Chi è tuasorellaminore”?
Tuasorellaminore è chi continua a chiedersi chi è Tuasorellaminore!