Live Report: Frah Quintale
Bologna, 3 luglio 2018
Frah Quintale, che scoperta!
Ammetto che tra le nuove leve del cantautorato indipendente italiano, Frah Quintale era uno dei pochi che, in quest’ultimo anno, anno e mezzo, avevo lasciato da parte. Non per un motivo specifico, forse perché ero oberato dagli ascolti spasmodici degli altri suoi colleghi in voga, complice la playlist “Indie Italia” di Spotify. Tra le sue, “Cratere” quella che la riproduzione casuale mi propinava di più, ed è innegabile quanto possa entrarti in testa un refrain come quello di questo pezzo. Seguivano (seguono ancora adesso, sigh) “8 miliardi di persone” e “Hai visto mai”. Ma la curiosità si è impossessata di me con l’uscita del nuovo disco di Carl Brave, di recente quindi. “Chapeau” feat. Frah, appunto, uno dei pezzi migliori. E allora via con quello che avrei dovuto fare sin dal primo momento che è poi quello che faccio sempre, che quasi gli indiependenti italiani diventano i miei migliori amici: ascoltare ascoltare ascoltare e capire chi si nasconde dietro a quella voce malinconica e bella e semplice e a quella testa di cartapesta dei videoclip musicali.
Ed eccolo Frah Quintale, al secolo Francesco Servidei, bresciano, classe 1989. Ieri al Botanique di Bologna un sold out meritato. Al fianco di Ceri, suo produttore ed evidentemente amico, ha portato i suoi pezzi nella bella “Bolo”, come l’ha chiamata per tutta la sera. Un live onesto per la complicità che crea con la sua fan base o comunque con chi, ieri, ha sfidato la minaccia della pioggia per vederlo sul palco estivo del Botanique, organizzazione Estragon. La percepisci a o(re)cchio nudo la bellezza della semplicità e della passione. E maledetto a me che vorrei passare la vita in cuffia per non perdere neanche un giorno di queste bombette che la musica ci regala!