SANREMO 2019: intervista al vincitore MAHMOOD
Alessandro Mahmood è la rivelazione di questo Festival di Sanremo 2019.
La sua “Soldi” (qui il video) è il brano sanremese più programmato in radio e la critica ne ha elogiato la versatilità, la contemporaneità e la sua resa sul palco.
Prodotto da Charlie Charles e Dardust, il cantante 27enne, nato e vissuto a Milano e figlio di padre egiziano e madre sarda, propone un mix esplosivo difficilmente categorizzabile, fra elettronica, reggae e r’n’b, con echi arabeggianti. Al suo secondo Sanremo (nel 2016 fra i Giovani), Alessandro, che si è guadagnato di diritto un posto fra gli artisti del Festival dopo aver vinto a dicembre la sezione Giovani con Einar, sta lasciando il segno anche con i propri testi (“Nero Bali” e la hit di Mengoni “Hola” portano anche la sua firma), in cui si racconta con onestà e senza sovrastrutture.
Lo abbiamo incontrato alla vigilia della finalissima di questa sera e in attesa l’1 marzo della pubblicazione del suo primo album, “Gioventù bruciata”.
Intanto complimenti perché sei, al momento, l’artista del Festival più trasmesso in radio. Volevo iniziare col chiederti com’è cambiato l’Alessandro del Festival del 2016 rispetto a quello di quest’anno…
Diciamo che rispetto al 2016 sono maturato molto a livello artistico e anche come persona. “Dimentica” è uno dei primi brani che ho scritto e lo sento ancora mio, quando lo canto sul palco sento che è autentico in qualche modo. Però, ecco, non era descrittivo al cento per cento. Ora credo di essere migliorato molto nella descrizione delle cose perché ho avuto un approccio maggiore con la musica italiana. Io fino a qualche anno fa ne ascoltavo poca, ascoltavo i soliti celebri cantautori. Invece credo che da qualche anno a questa parte ci siano molti artisti validi.
Qualche nome?
Mi piacciono un sacco Calcutta e lo stesso Motta.
Sei in buona compagnia quindi in questo Festival…
Sì, sono molto felice di essere in questo Festival.
Il tuo album, “Gioventù bruciata”, uscirà il 1°marzo. Cosa dobbiamo aspettarci da questo disco?
È il primo disco, quindi sono molto felice che esca, anche perché non faccio musica da tanto tempo. Ed è una raccolta che prevede l’EP che è uscito e altri cinque pezzi tra cui “Soldi” e altri inediti.
Il title track è “Gioventù bruciata”. Come vedi questa crisi generazionale che sta attraversando la tua generazione?
Io non credo sia una critica così drastica. Io vedo un abbaglio di luce da lontano perché comunque, sì, possiamo sembrare anche un po’ svogliati a volte ma vedo che i giovani come me, se si mettono in testa di raggiungere un obiettivo, alla fine ce la fanno.
Ti piacerebbe un giorno partecipare all’ESC (Eurovision Song Contest)?
Certo che sì. Tantissimo.
In genere, qual è la genesi dei tuoi brani? Come nasce un disco? Quanto è importante anche la parte dell’arrangiamento e della produzione rispetto all’aspetto cantautoriale?
Importantissimo. Io curo tutto, dall’immagine al sound al testo, tutto. Un lavoro deve essere credibile e autentico.
Continuerai a scrivere per altri autori o vuoi dedicarti un po’ a te stesso?
Sì, sto ancora scrivendo per altri, mi diverto tanto. È una cosa che faccio da poco e voglio continuare a farlo. Con Dario (Faini, nda) scirivamo molto.
L’incontro con Dario Faini quando è avvenuto?
È avvenuto un po’ per caso, io avevo scritto un pezzo per Michele Bravi e avevo collaborato con Fabri Fibra. Dopo aver firmato come autore per Universal, mi è stato presentato Dario, abbiamo collaborato insieme per Nero Bali ed è andata bene. Siamo allineati, ci capiamo,
Tre aggettivi per definire questo Festival?
Moderno, inaspettato, divertente.