Intervista: MAMELI – Mi manchi come la Carrà in TV
Nel suo singolo “Non ci sei più”, Mameli nomina David Bowie, Raffaella Carrà, Javier Zanetti, MSN, il Festivalbar. Tutte persone e cose che non ci sono più, e che ci mancano da morire. Un po’ come ci manca un amore quando è finito.
E’ stato uno dei primi pezzi che ho scritto nel mio nuovo studio”, racconta “Mameli. “Mi piaceva molto l’idea di paragonare la mia mancanza a quella che provano molte persone della mia generazione per soggetti e oggetti che sono diventati iconici. Il brano non è stato scritto tutto in una volta. E’ stato questo autunno, non è stato facilissimo.”
Secondo te si capisce davvero il valore di qualcosa o qualcuno quando non c’è più?
Io sono una di quelle persone che purtroppo si rende conto al 100% del valore delle persone o delle cose quando non le ha più. Non significa che sono uno stronzo, ma spesso dò per scontate delle cose. È un mio difetto, molte volte mi ritrovo con me stesso e mi dico: cavolo, sei stato un po’ un idiota.
Dici che “Non ci sei più” è il vaffanculo che non saprai mai dire. Serve dirlo, alleggerisce?
Serve pensarlo, forse anche dirlo. Non per forza all’interlocutore. A me alleggerisce più il concetto del “vaffanculo”, come a dire: “ok, ti sei fatto male, hai preso le botte, adesso vai avanti”.
Adesso siamo sempre più proiettati al passato, la nostalgia va un po’ di moda, non trovi?
Sì, il vintage ormai fa moda, è vero. In questo caso però era proprio centrato con il tema del pezzo. Non è stata nè una scelta stilistica, nè una forzatura.
Musicalmente pensi che ci sia un ritorno al passato? Come ti sembra la musica di oggi se ti guardi attorno?
Non ci trovo un ritorno al passato. Penso che la musica sia abbastanza ciclica. Siamo sempre stanchi delle cose che ci hanno tartassato nell’ultimo decennio, quindi andiamo a pescare ancora più indietro. Sono tornati di moda gli anni ‘80, probabilmente perchè la mia generazione non li ha vissuti. Ma a breve passerà anche questo ciclo, si andrà da qualche altra parte. In questo periodo della mia vita sto ascoltando un botto di roba anni ‘60 per esempio, secondo me a breve si tornerà a quegli anni.
Com’è stato affrontare il tuo primo tour live?
È stata la cosa più fica del mio lavoro, fino a oggi. Scrivo e suono per poi farlo dal vivo. È impressionante vedere le persone che cantano insieme a te. Non mi abituerò mai al palco: la dimensione live è sicuramente quella a cui tengo di più.
Hai lasciato la Sicilia che avevi solo 20 anni. Ci racconti com’è stato questo cambiamento?
E’ stata la scelta più coraggiosa della mia vita. Stavo studiando Giurisprudenza a Catania, ero già al terzo anno, ma nella mia testa c’è sempre stato altro. Infatti nel frattempo mi autoproducevo, scrivevo le mie canzoni e cantavo in camera mia. Ad un certo punto ho pensato di fare un salto su a Milano per far sentire le mie cose in giro, come se tutti fossero lì ad aspettare me. In realtà nessuno mi stava aspettando, com’è ovvio che sia, ma mi è andata bene e da quel momento vivo qui. Sono passati 4 anni e da allora abito nella via a cui ho rubato il mio nome d’arte, Mameli.
Cosa ti attende in questo 2020? Sei a lavoro su un nuovo EP/disco?
Sto scrivendo il disco che uscirà quest’anno. Voglio che sia un anno pieno di musica. Prima del disco succederanno altre cose belle, un po’ di pazienza e le scopriremo!