Perché BATTIATO ha anticipato di oltre 40 anni FLOATING POINTS
In questi giorni di tributo infinito al grande Franco Battiato ho riascoltato quasi tutta la sua discografia. Pezzi mai sentiti e pezzi dimenticati nei miei meandri della memoria.
Una carriera incredibile che è stata fonte di ispirazione per tantissime generazioni di artisti italiani. Riascoltando la sua musica l’attenzione si è posata però su un pezzo che avevo pressoché accantonato nei vari scaffali della mia memoria.
Il brano in questione è L’Egitto Prima Delle Sabbie, title track dell’omonimo album, l’ottavo in studio della sua discografia, pubblicato nel settembre 1978.
Il disco è il più avanguardistico della sua carriera, composto da solo due canzoni della durata di una quindicina di minuti l’una.
Il disco è sperimentazione pura ed è una ripetizione di una scala di note, dove varia solo la distanza tra le esecuzioni, mentre la seconda traccia è una coppia di accordi alternata con la medesima differenza.
Il brano vinse persino il premio Stockhausen ad un festival internazionale per pianoforte.
Il titolo è ispirato da un racconto di Georges Ivanovič Gurdjieff, maestro spirituale armeno molto amato da Battiato.
L’Egitto Prima Delle Sabbie è forse il brano più incredibile dell’intera carriera di Battiato, il punto più alto della sua sperimentazione sonora e forse il punto di svolta della sua carriera. Era arrivato ad un estremo, contorto, forse troppo!
L’anno dopo, il 1979, è stato il momento del suo primo disco del cambiamento e dell’avvicinamento al pop: “L’era del cinghiale bianco”.
Ma torniamo a L’Egitto Prima Delle Sabbie. Appena ho risentito questo brano ho subito fatto un collegamento ad uno dei dischi più belli di questo 2021 ovvero “Promises” di Floating Points.
Disco eccezionale dove il dj e producer inglese insieme al sax del leggendario Pharoah Sanders e alla London Symphony Orchestra ha creato un capolavoro assoluto.
Ma quale era il nesso che collegava l’artista catanese con il suo sperimentale L’Egitto Prima Delle Sabbie e Floating Points?
Apro Spotify e parto con Movement 1. Ecco. Parte il loop di una scale di note che si ripeterà in modo ossessivo in tutto il disco, proprio come nel caso di Battiato.
Non ho scoperto nulla naturalmente. Forse solo casualità. Poi basta ascoltare qualsiasi brano di Stockhausen o Philip Glass in Two Pages (1968) o ancora certe sperimentazioni di Brian Eno (a me l’attacco di An Ending del 1983 ricorda l’attacco di Cuccurucucù del 1981, ma questa è una altra storia) per darmi una spiegazione della fonte di ispirazione sia di Battiato, sia di Floating Points.
Vaneggio per l’emozione del momento? Forse, ma mi piace credere e immaginare che Floating Points abbia, in qualche modo, ascoltato nella sua vita L’Egitto Prima Delle Sabbie e sia rimasto colpito dal genio del nostro inarrivabile maestro d’arte!