Recensione: AA.VV “Red Bull 64 Bars, The Album”
64 Bars è un manifesto di un movimento, è la super league dell’essenza del rap italiano, è essere autentico, rispettato, avere credibilità nel mondo del rap.
Partecipare è come raggiungere uno status. Qualcosa che nel rap è fondamentale!
La “credibility” è un caposaldo. In modo molto naturale, la particolare routine attraverso la quale un MC si esprime al microfono per 64 misure (le “64 barre” a cui si riferisce il nome del format) e deve farlo senza ritornelli, senza vie di fuga, senza rete, collaborando all’impronta con i più talentuosi producer della scena reclutati specificatamente per l’occasione (con accostamenti spesso inediti, a rendere il tutto ancora più unico e felicemente rischioso) è diventata subito una prova del nove.
Ognuno scende in campo con il suo stile, con la sua vita, con le sue storie di strada, le sue ruvidità, i suoi dissing. Maestri, nuova scuola, giovani talenti, solidissimi veterani, tutti combinati spesso in maniera sorprendente: uniti sotto il segno di questo format, uniti sotto il segno di un’operazione che in pochi anni ha intrecciato come nessun’altra i destini e i talenti di un’intera scena musicale.
Nato nei Red Bull Studios di Auckland in Nuova Zelanda e fatto crescere dall’MC David Dallas, in pochissimi anni (inizia tutto infatti nel 2017, con lo sbarco in Italia già l’anno successivo) Red Bull 64 Bars è diventato un’unità di misura universale e una cartina di tornasole severissima sul valore reale al microfono di un MC e sulla capacità di calibrare la giusta alchimia col lavoro di un beatmaker. Appunto: il rap alla sua vera essenza.
Il disco è la testimonianza sonora delle varie session. 14 brani: 10 inediti, 4 già usciti e di culto assoluto, brani tutti registrati al Red Bull Music Studio milanese. Sul campo: Geolier, Beba, Rkomi, Izi, Sina, Ernia, Blanco, Pyrex, Marracash, Gué Pequeno e Lazza al microfono, Luché, Dat Boi Dee, Junior K, Low Kidd, Pherro, Greg Willen, Drast, Dade, Marz, Crookers, Nic Sarno, Shablo e Drillionaire alle produzioni.
Una battle serratissima: competizione con se stessi, con chi si è già misurato con questo format, con la necessità di mantenere alta la tensione lirica ed emotiva per un lasso di tempo che va ben oltre la durata abituale della strofa standard, stravolgendo le regole commerciali e radiofoniche consolidate.
Unica pecca è che è pressoche solo team-Island. Mi sarebbe piaciuto fosse un po’ più label-trasversale. Occasione persa.
Che spacchi il migliore!
SCORE: 8,00
TRE BRANI DA ASCOLTARE SUBITO
Lewandowski VIII – Wimbledon – 64 Barre di Paura