Recensione: ADELE – “30”

Mi siedo tranquillo sul divano, abbasso la luce, premo play sul mio computer e entro nel mondo di Adele. “30” è un disco esperienziale. 

Un album maturo e denso di esperienze, emozioni di vita e di quotidianità messe in musica e cantate dalla infinita e fantastica voce di Adele. 

Adele riesce in questa operazione e, anche in questo nuovo capitolo della sua discografia, non eccede mai troppo, non si lascia attrarre da sperimentazioni estreme e non esce dalla sua strada e dal suo percorso.

Una “disperazione romantica” che è ormai diventata il suo marchio di fabbrica (scrive Alexis Petridis sul Guardian).

“30” è l’ennesima tappa della sua vita. Questa volta una tappa sofferta e piena di preoccupazioni: la pandemia, la situazione sociale ma soprattutto il divorzio dal quale è dovuta passare ormai tre anni fa. In effetti “30” sembra piuttosto una fotografia dei suoi trent’anni e non di oggi.  Un divorzio, forse oggi metabolizzato, vissuto come un fallimento soprattutto nella gestione di suo figlio Angelo. 

Il disco si apre con Strangers by Nature (brano coprodotto dal premio Oscar Ludwig Göransson), canzone quasi da atmosfera natalizia che suona come omaggio a Judy Garland, mito per Adele. Easy on Me, il primo singolo, parte con la sua atmosfera subito dopo. 

My Little Love è forse il pezzo più struggente e intimo del disco. Sei minuti durante i quali si sente e si percepisce tutta la sofferenza dell’animo e affiorano tutti i sensi di colpa per il divorzio e soprattutto per come dovrà crescere suo figlio di nove anni con mamma e papà separati. Il tema del divorzio e dei sensi di colpa aleggiano in modo  latente in tutto il disco.

In Cry Your Heart Out, almeno nel livello di ritmo, Adele riprende giri. Così come la successiva Oh My God. Entrambe canzoni che escono un po’ dal tipico Adele style. 

Can I Get It ha un chitarrone acustico in sottofondo cha caratterizza tutto la melodia, quasi tra un pezzo country e una ballad alla Ed Sheeran.  

Adele ritorna però subito nella sua comfort zone desolata in I Drink Wine, tra piano, cori gospel e speaking racconta ancora una volta di lei e delle sue relazioni. 
All Night Parking è etichettato come un interlude ma è un omaggio soul e raffinato a Erroll Garner, iconico jazzista scomparso negli anni settanta. 

In Woman Like Me Adele si descrive, il pezzo è minimale e si snoda su un suono di una chitarra acustica dalla quale parte una sorta di nu-soul plasmato da Inflo, mente pensante e suonante dei Sault. Il brano mi fa venire in mente nella battuta della batteria You Got Me dei Roots con Erykah Badu.

Inflo è presente anche nella successiva Hold On, confessione di fragilità con inizio solo voce e coro con finale quasi down tempo. 

Il disco, 12 canzoni per poco meno di un’ora, va verso il finale con To Be Loved espressione del suo infinito talento canoro (forse voluto enfatizzare un po’ troppo) e accompagnata solo da un piano minimale suonato da  Tobias Jesso jr. 

“30” si conclude degnamente con Love Is a Game, ennesimo brano a firma Inflo. Song che ha un testo sofferto, scritto nel 2020, nel quale dice che l’amore fa schifo. Mentre musicalmente è un pezzone orchestrale dal retro gusto anni ’50 di ben sette minuti, fuori dalle logiche discografiche ma tanto penetrante ed emozionante. 

Non era facile realizzare un disco diverso dai suoi predecessori, senza essere abbastanza diverso da disorientare i suoi fan. 
In “30” Adele ci prova e ci riesce e la gente continuerà ad amarla indiscutibilmente. Questa è la sua forza e il suo infinito talento. 

Ecco Adele e i suoi 30 anni… 

 SCORE: 8,00

DA ASCOLTARE SUBITO

Cry Your Heart Out – Woman Like Me – Love Is a Game

DA SKIPPARE SUBITO

Se proprio ne devo skippare una farei Oh My God. Preferisco Adele in versione Adele!