Recensione: ANNA CASTIGLIA – “Mi piace” [Traccia per traccia]

Recensione: ANNA CASTIGLIA – “Mi piace” [Traccia per traccia]

Nella discografia italiana ci sono artist* che brillano. Talenti lirici, sensibilità melodica, qualità vocali e strumentali, sperimentazioni e visione d’insieme.

Anna Castiglia fa parte di questa categoria, distinguendosi per una proposta musicale fresca, raffinata e ricca di contaminazioni.

La sua peculiarità risiede nell’abilità di fondere diversi generi musicali: dal pop e il cantautorato italiano, passando per il teatro-canzone, fino ad arrivare a suggestioni brasiliane, swing, R&B e sfumature jazz.

Il risultato è una miscela sonora dalle numerose sfaccettature, elegante e sofisticata, che avvolge l’ascoltatore in un viaggio musicale morbido e fluido. Il tutto è impreziosito da una voce calda e una lirica capace di raccontare la vita con leggerezza, ironia, metafore e un tocco di romanticismo. Ma mai, nemmeno per un attimo, Anna risulta banale o scontata.

L’artista catanese si inserisce nella scia delle grandi cantautrici della sua terra, richiamando lo stile di illustri conterranee come Carmen Consoli e Levante, ma arricchendo il tutto con una sensibilità propria, decisamente contemporanea. C’è in lei anche una sfumatura nostalgica e retrò che ricorda il tocco di Ornella Vanoni, capace di unire forza e delicatezza, passione e introspezione.

Quello che colpisce maggiormente è la qualità della sua musica, suonata e vissuta profondamente (Anna è anche musicista, oltre che cantante), lontana dagli schemi facili delle hit commerciali o dalle tendenze imposte dalla radiofonia mainstream. La sua partecipazione a X Factor non è stata pienamente compresa dal pubblico televisivo, probabilmente perché il suo stile si colloca fuori dai circuiti più prevedibili. Ma è proprio questa indipendenza a renderla unica.

Dietro i suoi grandi occhiali, ormai un segno distintivo del suo look, si cela una personalità capace di coinvolgere, emozionare e sorprendere.

Anna, dietro ai suoi grandi occhiali e grandi occhi ti centrifuga, ti ammortizza, ti ammorba e ti ammorbidisce.
Non si tratta solo di una nuova promessa della musica italiana, ma di un’artista completa, che ha molto da dire e, soprattutto, da dare.

Ascoltatela, davvero. Non ve ne pentirete!

TRACCIA PER TRACCIA 

“Mi piace”, più che un album, a livello di concetto si può definire una raccolta o, ancora meglio, una playlist, perché non c’è un concept e nemmeno una coerenza, ma la convivenza variegata di canzoni lontane e diverse, sia per il genere musicale, quindi anche la tipologia di scrittura (si spazia dal latin, al pop, al cantautorato) sia per il periodo in cui sono nate, alcune risalgono a cinque anni fa, altre a pochi mesi prima della fase di produzione. Sembra un caos, ma è una sorta di albero genealogico che serve a presentarsi completamente al pubblico, con tutti i rami musicali, stilistici e concettuali che l’artista ha sviluppato fino ad oggi.

Mi piace: è la canzone che da il nome all’album e che apre l’ascolto, perché vista come dichiarazione di intenti e portatrice di un messaggio fondamentale: esporsi, con un concerto o con un album ti sottopone al giudizio altrui, perchè la musica si fa in due, artista e pubblico, ma bisogna sempre tenere a mente che non si può piacere a tuttə, e soprattutto, che bisogna piacersi ancora prima di compiacere. Così, diventa una lista samba di tutti i riferimenti e gli ascolti che mi piacciono e su cui appoggio la mia musica.

AAA: ammorbami, ammortizza, ammorbidiscimi sono le richieste imperative di una lavatrice guasta, una di quelle vecchie, abbandonate in una casa per fuori sede, che ogni tanto si inceppano e rifiutano l’ammorbidente, che resta a marcire nel cassettino, mentre il bucato, senza coccolino, è uscito duro e inodore. Però, la protagonista della canzone chiede aiuto e riparazione perché non vuole finire in rottamazione, sulle sonorità acustiche ed elettroniche di una centrifuga isterica.

Le chiese sono chiuse: un po’ swing, un po’ Gypsy, con mille switch stilistici, parla della chiusura delle chiese (effettivamente avvenuta per la prima volta durante la pandemia) ponendola sullo stesso piano dei bar o, ancora meglio, dei teatri e di tutti i posti che sono stati fermi in quel periodo e togliendola dall’esclusività e dalla sacralità. Ma c’è una velata critica alla chiusura concettuale della Chiesa, che per forma e storia è molto più simile ai penalizzati teatri.

Gli stessi: una canzone d’amore con sonorità anni 70. Parla di nostalgia e di ricordi che si inseriscono delicatamente e raramente tra gli impegni di una vita frenetica fino ad esplodere nella modulazione finale con il pianto degli archi e il delay della voce che si dissolve nello spazio.

Sale dentro: il sale di cui parlo è quello delle lacrime. Sicuramente un motore e anche ciò che ci dà carattere, ma se accumulato o in eccesso, si ha la necessità di liberarlo per rendere il gusto più dolce. Sonorità pop e R&B.

Organi interni: una bossa anatomica che parla di quello che abbiamo all’interno, ovvero organi e soprattutto impulsi che ci suggeriscono come stiamo, ma siamo continuamente bombardatə dall’educazione esterna e dai modelli che seguiamo. È un invito ad ascoltarci e a chiederci cosa, di quello che indossiamo culturalmente, ci appartiene davvero e cosa,
invece, abbiamo ereditato da un manuale troppo vecchio.

Troppa città: una ballad pop/rock sulle città invadenti, grigie e piovose. Ma anche in queste di può trovare un riparo, una tettoia di cielo sereno.

Effimero: Lasciarsi ingannare dalla bellezza del tramonto è quello che ci frega quando si chiude una relazione. Effimero parla della superficialità di un amore ormai finito e fin troppo
delicato, un amore che ti accarezza ma non ti morde e in questo caso le carezze simboleggiano la debolezza e i morsi la passione. Un’anestesia delicata ma totale.

SCORE: 7,80

Mi piace – Voto 8,00
AAA – Voto 8,00
Whitman feat. Ghemon – Voto 8,00
Le chiese sono chiuse – Voto 7,50
Gli stessi -Voto 7,50
U mari  -Voto 8,00
Participio presente – Voto 8,00
Sale dentro -Voto 8,00
Organi interni – Voto 7,50
Troppa città -Voto 8,00
GHALI – Voto 7,50
Effimero – Voto 8,00

DA ASCOLTARE SUBITO

Whitman – Sale dentro – Troppa città 

DA SKIPPARE SUBITO

Assolutamente nulla. Funziona tutto! 

TRACKLIST

DISCOGRAFIA

2024 – Mi piace

I VIDEO 

WEB & SOCIAL 

https://www.instagram.com/annacastiglia_/

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