Recensione: ARTIE 5IVE – “La BellaVita”

Ivan Arturo Barioli, in arte il ventiquattrenne Artie 5ive, ormai non ha più bisogno di presentazioni.
Ma è nella Intro di “La Bellavita”, il suo disco numero uno, che svela l’essenza del suo universo: un caleidoscopio di contraddizioni, ambizioni e ferite mai rimarginate, raccontate con la lucidità di chi sa di essere un protagonista del suo tempo.
Oggi è tutto chiaro e io sono lo stesso
Di quando ho iniziato, non sono diverso
O forse non c’è nesso e non c’è compromesso
Perché so che nessuno mi vorrebbe com’ero
Tutto bene nel complesso
Però scambierei un paio di cose col successo”
Con 9 dischi di Platino, 12 d’Oro Artie non si limita a confermare il suo status—lo sublima. La Bellavita non è un semplice album, è un manifesto generazionale, un viaggio sonoro che unisce il grit delle periferie milanesi alla raffinatezza di un sound che guarda oltre l’orizzonte del rap italiano.
Artie padroneggia il contrasto come pochi: duro e fragile, boss spregiudicato e ragazzo di quartiere, con le lacrime che scivolano sotto gli occhiali da sole di Versace. Le sue barre di luxury rap sono coltellate precise, ma cariche di un’umanità che trascende la semplice street poetry. Il concept della “bella vita” iper esaltata e piena di stilemi classici dello stile non è un’ostentazione vuota, ma una riflessione sul successo come riscatto—e sulle sue ombre.
Milano, città di opportunità e contraddizioni, paradiso e inferno, fa da sfondo a un disco che è tanto celebrazione quanto mea culpa.
Musicalmente, La Bellavita è un tour de force produttivo. I beat oscillano saturi e profondi tra l’easy listening anni ’70 riletto in chiave trap (Ogni amico mio), le 808 che esplodono come colpi di fucile e puri i riferimentio al G-Funk e le mille citazioni, perfino il “tornerò da Re” dei Dogo nella Outro.
Il team di producer (Ddusi, KXVI, LoneGud, Peeb, KIID, SadTurs, CuBeatz e MILES) ha lavorato con una cura maniacale, fondendo campionature ricercate e atmosfere cinematografiche. Il risultato? Un progetto che colpisce alle viscere senza perdere eleganza.
Niente collaborazioni filler qui. I feat—Capo Plaza, Tony Boy, Kid Yugi e Guè—sono scelte strategiche, non commerciali. Ogni presenza amplifica il concept, aggiungendo tasselli a un mosaico già ricchissimo.
“La Bellavita” non è solo l’album più maturo di Artie, street e sofisticato, crudo e introspettivo, senza compromessi e potrebbe diventare un tassello fondamentale per la scena italiana,
Con questo disco, Artie 5ive non si limita a dominare il presente—disegna il futuro.
DA ASCOLTARE SUBITO
Ogni amico mio – Litorale – Pietà
DA SKIPPARE SUBITO
Un flusso di coscienza e di suoni da ascoltare dall’inizio alla fine. Se proprio volete skippare qualcosa i brani già editi e noti del finale…
SCORE: 7,50
INTRO (La Bella Vita) – VOTO 7,50
MONTECARLO – VOTO 7,25
BRAZY feat. Tony Boy – Voto 7,00
OGNI AMICO MIO – Voto 7,50
SOGNO AMERICANO – Voto 6,75
FW/SS25 (Freestyle) – Voto 7,00
TU – Voto 7,50
ARE U CRAZY? feat. Capo Plaza – Voto 7,50
DODGE DURANGO – VOTO 7,25
LITORALE feat. Guè – Voto 7,50
DAVVERODAVVERO – Voto 7,00
MILANO A FERRAGOSTO – Voto 7,50
PIETA’ feat. Kid Yugi – VOTO 8,00
MAMA – Voto 7,50
I GOT 2 GO (Outro) – Voto 7,50
MILANO TESTAROSSA feat. Guè
BAMBOLA
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