Recensione: BAUSTELLE – “Elvis” [Traccia per traccia]
Fare l’esegesi di un disco dei Baustelle è un’opera complessa e proprio per questo stimolante. Basterebbe partire dai titoli delle loro canzoni per aprire trattati interpretativi da glossatore professionista.
Tutto l’impianto “Baustellistico”, sia sul fronte delle liriche sia su quello delle melodie, ha quella costruzione ricca di figure, metafore e traslazioni che renda la loro musica raffinata, colta che potrebbe sembrare elitaria e volutamente criptica.
“Elvis” vuole essere in parte distante da questa loro attitudine. Rispetto ai due dischi de “L’amore e la violenza” è meno cerebrale e il pop meno arrangiato e barocco.
La volontà di “Elvis” è quella di fare un qualcosa di suonato, di diretto, spontaneo. Un tornare in saletta prove e lasciare la creatività allo stato puro senza rivestirla e addobbarla.
Una matrice rock and roll arrotondata da del buon pop colto sul quale costruire scenari e cromestesie.
Ancora una volta Francesco Bianconi, Claudio Brasini e Rachele Bastreghi intrecciano ritratti di un’umanità rappresentata in tutti le sue sfaccettature, realizzati con la solita dose di spiazzante verità.
Nel disco ci sono cameriere che sognano Los Angeles mentre scoppia la guerra, c’è la poesia della Gluck, quella di Magrelli, quella di Franco Loi, c’è la Milano di Nolo e dell’Isola con i locali e le frequentazioni, c’è l’intreccio della storia di una drag queen scritta durante una festa di bambini, ci sono gli Stones, i Beatles, c’è Lou Reed, c’è il coro gospel composto da Andrea Poggio, Lucio Corsi , i Coma Cose, Antonio di Martino, Clauscalmo, Galea, Laila Al Habash e Angelo Trabace che recita una preghiera pagana, c’è l’adulto e ci sono i bambini e alla fine ci sono tanti piccoli Elvis di provincia, figurante con i loro vestiti e il loro mondo fatto di pochi alti e tanti bassi.
Ecco il nuovo viaggio dei Baustelle!
TRACCIA PER TRACCIA
Eccole note dell’album a cura dello stesso Francesco Bianconi
ANDIAMO AI RAVE
Ho scritto il testo prima che scoppiasse il dibattito sui rave; ho le prove, posso dimostrarlo!
Musicalmente è nata da uno stralcio armonico di Rachele che abbiamo prima sviluppato insieme e poi dato in pasto alla band.Lo abbiamo elaborato ed è nato questo arrangiamento a metà fra Ziggy Stardust e Lou Reed, col piano lussurioso, il coro gospsel, gli stop and go.
Ci sembrava un’ottima introduzione al disco. Che abbia scritto il testo prima della polemica sui rave lo si capisce anche dal fatto che nelle parole prendo più una posizione filosofica senza farmi gonfiare in volo da ventate di giovanilismo (che Dio ce ne scampi e liberi, sempre). Era un po’ di tempo che mi interessava puntare il dito contro la cultura del divertimento e dello
sballo a tutti i costi.
CONTRO IL MONDO
Una storia d’amore finita male, un giallo in cui si scopre che l’assassino è (anche) il narratore.
Musicalmente è forse in tutto il disco l’unico anello di congiunzione col suono Baustelle dei dischi precedenti. Anche se un muro di chitarre come quelle che esplodono nell’inciso forse non ce lo abbiamo mai avuto.
LA NOSTRA VITA
È una canzone d’amore che può apparire amara, ma che ha invece una sua forza positiva.
L’amore è una forma di resistenza. Non intendo una forma di sopportazione, o di compromesso; in quel caso è meglio lasciar perdere, praticare altro, non l’amore. No, intendo nel senso “partigiano” del termine: amore resistenza all’invasione, all’invasione del dolore, amore nel senso houellebecquiano di “rester vivant”, rimanere vivi anche nonostante la dissoluzione dell’amore.Il testo è ispirato a una poesia di Louise Gluck che mi ha molto colpito. Perché l’amore è una guerra, un massacro, eppure, si può essere al capolinea e “riuscire ancora a credere”. Musicalmente, è un ballatone con strofe super soul e uno special terzinato con cambio di velocità che si infila a sorpresa nei chorus finali mai accaduto prima nella storia della band!
MILANO È LA METAFORA DELL’AMORE
Nata in sala prove durante una session di scrittura in cui volevamo suonare un pezzo che avesse il tiro shuffle rock di “Instant Karma” di Lennon. Poi si è elaborata armonicamente e melodicamente e si è spostata su territori forse più Brian Wilson. In ogni caso, molto divertente da suonare.
C’è un bell’assolo di Claudio armonizzato alla Brian May sul finale, e il coro gospel che mi spezza il cuore. Il testo si spiega da sé. Oscilla come tutto il rock forse dovrebbe fare fra l’essere puro suono nonsense e costituire visione politica sul mondo. Politica, non partitica!
JACKIE
Una sera tornando a casa in bicicletta ho incontrato vicino via Lecco una drag queen. Era ancora giorno, inizio estate. Mi piaceva come questo essere umano overdressed e troppo truccato fosse così contemporaneamente dentro e fuori dal contesto in cui si trovava. Dentro e fuori dal quadro, come un ritratto di Francis Bacon.
Sembrava fottersene di Milano, e della vita. “Jackie” è la sua storia.
Il testo l’ho scritto su una panchina al Parco BAM nel tempo della durata della festa di compleanno di un’amica di mia figlia.
LOS ANGELES
Scritta pochi giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina. È un pezzo rock, molto Baustelle, molto tirato e teso. È la storia della mia osservazione di una ragazza che serve ai tavoli di un bar. Cito in un verso Valerio Magrelli, uno dei miei poeti italiani preferiti. Trattasi della solita vecchia storia di sognare di scappare, credo, verso dove non si sa, che tanto non c’è via di scampo.
BETABLOCCANTI CIMITERIALI BLUES
Rock and roll folle, testo surreale scritto con Rachele. Io avevo un pezzettino di strofa, in cui volevo scimmiottare in italiano “Dear doctor” degli Stones. Poi è deragliato in altre direzioni, più Bryan Ferry, più glam rock, con tanto di assolo di sax sul finale.
GRAN BRIANZA LAPDANCE ASSO DI CUORI STRIPPING CLUB
All’inizio “Elvis” doveva essere un concept album. Perché quando io penso a Elvis inevitabilmente penso anche alla sua fase decadente, grassa, sudata e impasticcata. Perciò avevo pensato di fare di questo disco una sorta di contenitore di tanti ritratti di piccoli Elvis sfigati, di provincia o di città.
Questa è la prima canzone che ho scritto ed era in quella direzione. La storia di uno che si innamora di una ballerina dell’est in un locale di spogliarelli.
Musicalmente è la quintessenza del disco: ci sono Dylan, gli Stones, i T-Rex, la sezione fiati, le chitarre sporche, il coro gospel. Grande dispiegamento di mezzi stradaioli insomma. Suono pure l’armonica a bocca dopo il primo inciso.
IL REGNO DEI CIELI
Un flusso di coscienza personale. C’è la mia infanzia, e forse la mia idea di Dio. È ispirata anche ad alcuni passi del poema “L’Angel” di Franco Loi. Finale a sorpresa con stomp à la Bo Diddley, solo acido di Claudio, pianoforte e Hammond in delirio. Insieme a noi e al coro gospel “pregano” nel finale alcuni amici passati a trovarci in studio: Andrea Poggio, Lucio Corsi , i Coma Cose, Antonio di Martino, Clauscalmo, Galea, Laila Al Habash, Angelo Trabace.
CUORE
Doveva essere un pezzo privato e psicanalitico sulla riconciliazione fra il me adulto e il mio abbandonato e messo in un angolo e non ascoltato cuore di bambino. Poi un giorno passando accanto al Demidoff Hotel ho visto la polizia e un lenzuolo che copriva un corpo a terra. Ho saputo poco dopo che si trattava del cadavere di uno che si era buttato dalla finestra.
A casa ho terminato il testo, “allontanandolo da me”, e immaginando la storia della riconciliazione fra l’adulto e il suo sé bambino che avviene sì, ma troppo tardi, pochi secondi prima che il protagonista-narratore si schianti sull’asfalto. Grande interpretazione di Rachele.
SCORE: 7,50
DA ASCOLTARE SUBITO
Andiamo ai rave – La nostra vita – Los Angeles
DA SKIPPARE SUBITO
Gran Brianza Lapdance Asso di cuori Stripping Club forse questa se devo scegliere un brano che ho skippato al secondo ascolto
TRACKLIST
DISCOGRAFIA
2000 – Sussidiario illustrato della giovinezza
2003 – La moda del lento
2005 – La malavita
2008 – Amen
2010 – I mistici dell’Occidente
2013 – Fantasma
2017 – L’amore e la violenza
2018 – L’amore e la violenza – Vol. 2
2023 – Elvis
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