Recensione: COLAPESCE e DIMARTINO – I mortali

Recensione: COLAPESCE e DIMARTINO – I mortali

Colapesce e Dimartino. Finalmente insieme davvero. Finalmente con “I mortali”.

Prendi Colapesce, quello, per dirne una, di “Restiamo in casa”, che nelle prime settimane di quarantena mi ha accompagnato tra le colazioni fatte con calma. Mi piaceva ascoltarla di mattina e mi sentivo come in un videoclip quando io, che vivo nei pressi della stazione, mi ritrovavo in quei versi che fanno: “esco in balcone e m’intasco un respiro profondo, ancora spento intravedo le strade, fischio di treno, si coordina la caffettiera, la marmellata mi sembra l’arma migliore di guerra”. Prendi poi Dimartino, che ho imparato a conoscere bene qualche anno fa, durante una vacanza alle Eolie. Suonava in un locale di Lipari che, me lo ricordo ancora, si chiamava “Il giardino”. Me ne innamorai (delle Eolie e di Dimartino), da allora sono tra le immagini più belle della mia mente (le Eolie) e tra le tracce migliori delle mie playlist (le canzoni di Dimartino).

Il panorama indie pop cantautoriale nel frattempo si è evoluto, lo sappiamo. Come funghi sono nati artisti che ci hanno fatto apprezzare (o odiare) tutta quella roba lì nata all’improvviso qualche anno fa con non si sa chi, nel senso che ce ne sono così tanti che fai fatica a ricordare di chi sia stata la “colpa” del cadere in quel tunnel.

Venerdì scorso, però, è accaduto qualcosa, i pianeti si sono allineati e, da geni siciliani, è venuto al mondo “I mortali”. “I mortali” è il nuovo lavoro proprio di quei due lì, Colapesce e Dimartino, dalla cui collaborazione sono nati dieci pezzi che hanno un posto preciso in quel tunnel vorticoso di musica e parole. Il posto è qualcosa che si può riassumere con l’espressione “l’altra faccia della stessa medaglia”, dove la prima faccia è di chi ha ceduto al “Mainstream” (ops) e ai “Sold out” (ops), l’altra, appunto, di chi ha sbattuto la testa così tante volte ma così tante volte ma così tante volte che poi, oh, alla fine uno si arrende. E che sia stato un bene che Gianni Morandi abbia escluso Colapesce in uno dei due Sanremo? O che Amadeus abbia fatto lo stesso quest’anno con entrambi con uno dei pezzi contenuto proprio in questo disco? Io dico di sì. Non perché non siano pronti, forse perché l’esperimento de “I mortali”, fatto così, ci voleva.

Proviamo a definire “fatto così”: originale e originario, senza fronzoli e puro, nessuna influenza precisa, nessun colpo di mercato. “I mortali” è un disco che sarebbe potuto uscire anche nei primi anni Duemila, nel senso che non mi stupirei se, a un certo punto, tra una dichiarazione e l’altra, Lorenzo Urciullo (Colapesce) e Antonio Di Martino (Dimartino) confessassero che nel 2003 si conoscevano già e avevano il disco già pronto. Sarebbero stati, toh, colleghi e competitors dei Baustelle: la storia, non credete, è più o meno quella lì, solo che “Sicilia edition”. Sicilia che compare e ricompare, come e soprattutto in “Luna Araba” dove ad accompagnarli c’è la cantantessa per eccellenza Carmen Consoli. La musicalità ricercata la ritroviamo invece in “Adolescenza nera” e “Majorana” (prod. Mace), in “Raramente” e “Parole d’acqua”. Passando poi per il pop di “Rosa e Olindo” (ispirata non c’è bisogno di dire a chi), “Cicale”, “L’ultimo giorno”, “Noia mortale” e arrivando a “Il prossimo semestre” che espone il decalogo dei luoghi comuni del nuovo cantautorato italiano, il risultato è questo piccolo gioiellino che, in cuffia a giugno prima delle ferie dopo la pandemia, sa di un so che di libertà.

VOTO: 8,00

TRE CANZONI DA ASCOLTARE SUBITO:
Rosa e Olindo – L’ultimo giorno – Parole d’acqua

TRACKLIST:

  1. Il prossimo semestre
  2. Rosa e Olindo
  3. Luna Araba
  4. Cicale
  5. Parole d’acqua
  6. Raramente
  7. L’ultimo giorno
  8. Noia mortale
  9. Adolescenza nera
  10. Majorana

VIDEO:

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