Recensione: COMA_COSE – “Nostralgia”

Recensione: COMA_COSE – “Nostralgia”

I Coma_Cose hanno espresso un pensiero che condividiamo tutti. Milano, senza musica, è diventata invivibile.

La città senza eventi, cultura, concerti, è un contenitore vuoto che manca tremendamente, ad ognuno di noi in modo diverso e personale. E allora hanno inventato una nuova parola per descrivere questa sensazione: si chiama “Nostralgia”, come il loro  nuovo album.

Nonostante Milano rimanga il fulcro della loro ispirazione, ci sono però molti meno scenari urbani nel secondo lavoro in studio dei Coma_Cose. Mancano i giochi di parole, le espressioni ambivalenti, i virtuosismi verbali, che erano esattamente il motivo per cui li abbiamo amati e riconosciuti come voce fuori dal coro di una musica italiana ormai decisamente appiattita sui dui filoni dell’indie e della trap.

Per dirla in gergo urbanistico, con questo disco i Coma_Cosa si sono gentrificati: hanno abbandonato la periferia estrema per rifugiarsi in un delizioso appartamento di un quartiere alternativo e pittoresco alla No.Lo o Fondazione Prada (dove tra l’altro potreste incontrarli, perchè ci abitano sul serio). Il fiore all’occhiello del mercato immobiliare, che ne ha visto salire i prezzi e le richieste proprio perchè queste aree percepite come degradate sino a poco tempo fa, si stanno lentamente popolando di creativi, mantenendo però ancora un legame con quella decadenza.

Questo per dire che “Nostralgia” è molto diverso da “Hype Aura”, probabilmente perché è stato scritto a quattro mani in un periodo in cui per forza di cose, la pandemia ci ha costretto ad un cambiamento. Così come sono cambiate le città, vuote, silenziose, private della loro essenza, sono cambiate le nostre abitudini, il nostro modo di relazionarci al prossimo, di pensare al passato e al futuro. Anzi, proprio quest’ultimo sembra aver perso rilievo per Fausto e Francesca, che si guardano indietro con malinconia e lì restano per il tempo di 21 minuti e 7 brani (6 + un outro, per la precisione), in cui si condensano le sensazioni dell’anno appena trascorso.

Diverso, dicevamo. Fausto lo avevamo lasciato rapper e lo ritroviamo cantante. Francesca addolcisce ed estende il suo ruolo vocale. Ad abbracciare le voci, un misto di sonorità che spaziano dall’elettronica ad interventi più rockeggianti. Si parte con “Mille Tempeste” in cui appaiono le prime immagini evocative di un passato che si scontra con un presente vissuto a “mezz’aria”. “La Canzone dei Lupi” è un manifesto di integrità e libertà, un modo per ricordarsi che nonostante tutto non bisogna smettere di ricordarsi quello che si era, e non cedere al tentativo di essere addomesticati. “Discoteche abbandonate” parla di quei locali di provincia degli anni 80 e di ciò che hanno lasciato, scontrandosi inevitabilmente con l’attualità che ci priva dello svago essenziale alla crescita e al passaggio all’età adulta. “Fiamme negli Occhi” è la storia di Francesca e Fausto che ci hanno raccontato a Sanremo, a cui segue “Novantasei”, una poesia contemporanea impregnata dei ricordi di una decade passata. “Zombie al Carrefour” è la canzone più metropolitana dell’album: il supermercato alle 5 di mattina è il luogo in cui un po’ tutti noi ci siamo ritrovati a fine serata per riprendere contatto con la vita che per qualche ora abbiamo messo in stand by. E che oggi rimpiangiamo con nostalgia. Anzi, “Nostralgia”.

SCORE: 6,50

TRE BRANI DA ASCOLTARE SUBITO:

La Canzone dei Lupi – Discoteche Abbandonate – Zombie al Carrefour

QUOTES:

Siamo le discoteche abbandonate
Scheletri di cattedrali
Nascoste sotto ai rovi
Così bene che non ci trovi
Alle uscite delle provinciali
Siamo le discoteche abbandonate
Luoghi poco sicuri
Coi vetri per terra
Con in cessi divelti
E con i cazzi sui muri
E ora che manca il tetto
Su queste americane
Che cosa appenderemo?
Le stelle dell’estate ormai lontana
E accenderemo un fuoco se fa buio
E se non c’è corrente, casomai
Ci basterà un tamburo
Ma che misericordia
Dall’alto la consolle ora è ferraglia
Ci guarda come un crocifisso sopra alla lavagna
Dai tempi della scuola
La solita morale (La solita morale)
 
Peccati da non fare
Rubare e poi scappare
L’effimero scompare
Mentre un berlusconismo interstellare
A caccia di miserie
Si lascia indietro solo le macerie
Di quelle discoteche abbandonate
In cui eravamo liberi
Il mito di una generazione in un vicolo cieco
Ma che spreco
E tu lo senti l’eco? (Lo senti l’eco? Lo senti l’eco? Lo senti l’eco?)
Di quelle discoteche abbandonate
Negli angoli della memoria
La prova che qualcosa si è distrutto
Ma il tempo fa un errore
E questo errore è perdonare tuttoQuindi perdono tutto, oggi
Io mi perdono tutto, oggi
Anche il mio lato brutto, oggi
Domani non lo so
Se mi perdonerò
 
(Discoteche Abbandonate)
 

TRACKLIST

 

DISCOGRAFIA

2017 – Inverno Ticinese – (EP)
2019 – Hype Aura
2019 – Fondamenta – (RACCOLTA)
2020 – Due (ft. Stabber) – (EP)
2021 – Nostralgia

IL VIDEO

WEB & SOCIAL

instagram.com/coma_cose

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