Recensione: DYLAN – “Love Is War”
Nella carriera di un’artista l’evoluzione è la discriminate. Senza evoluzione si rischia di rimane ingabbiati in un cliche o in un personaggio che, inevitabilmente, cresce, matura ma purtroppo rimane fermo nell’immaginario del passato.
Dylan questo l’ha capito e ha capito la necessità dell’evoluzione del suo essere artista e cantante.
Questa contrapposizione tra le due identità ha portato Dylan a cercare una via d’uscita. Ha capito che non poteva continuare a vivere una vita divisa in due parti, dove ogni parte era separata dall’altra. Ha deciso di prendere una decisione radicale: abbandonare il nome di Pyrex e far emergere la sua vera identità. Quasi come una crisalide che abbandona il bozzolo di Pyrex e della Dark Polo e cambia pelle.
“Love Is War” è la sommatoria di questo processo. Un disco che affronta gli elementi fondamentali della vita, vissuti ed espressi con intensità: amore, guerra, morte, dolore, solitudine, inferno, concetti che trovano spazio in brani dalle sonorità estremamente diversi tra loro.
Dylan guarda Pyrex. Due lati della stessa medaglia così come il disco.
Sotto il profilo del beat “Love Is War” è più ricercato e sapiente. Le sfumature più street e cupe che hanno da sempre contraddistinto l’artista si arricchiscono con una attitudine più emotiva, rivolta alla ricerca e alla rappresentazione dell’interiorità.
Sonorità morbide e crude, banger, ma anche elettro-pop e canzoni poetiche, guerra e amore, luce e buio, esteriorità e interiorità, sono solo alcuni dei contrasti che nel disco diventano complementari, riportando un quadro completo dell’artista.
Per quanto riguarda i testi Dylan attraversa l’amore in tutte le sue forme: amore che fa soffrire e fa battere il cuore ma anche amore per la famiglia o per una città, per l’arte, la musica, l’amore per se stessi- la lotta per ciò che si vuole ottenere intrinseca nella ricerca della propria identità.
Non mi considero lo stereotipo della trap: non mi piace più indossare i gioielli, non ho tatuaggi, non ho frequentazioni tipiche da rapper e, nonostante sia stato tra i primi, non appartengo esclusivamente a quell’immaginario.
Le persone tendono purtroppo ad essere molto rigide nelle etichette e quando ti apri a un cambiamento o ad un’evoluzione subisci molta pressione per quello che gli altri si aspettano da te.
È molto facile cadere nell’errore di piacere agli altri prima che a se stessi e solo dopo averlo capito ho deciso che il mio nome d’arte sarebbe stato il mio vero nome.”
Ad accompagnare Dylan verso la sua vera identità ci sono amici e producer. Rkomi (pezzo del 2022 ancora a firma Pyrex), Ernia, Guè, Noyz Narcos, Gaia, Icy Subzero e anche Tony Effe, in un pezzo che sarebbe stato l’evoluzione della Dark Polo (Cambiare Adesso era il bocciolo evolutivo).
Altrettanto ricco è la lista dei producer: Drillionaire, Drd, Sick Luke, Katoo, Mr. Monkey, Night Skinny, Ayden, Sixpm, MILES, Kyv, Erin, FCM – una scelta volta ad esprimere la necessità di Dylan di sperimentare nuovi universi sonori e di mettersi alla prova esplorando mondi musicali differenti.
Passare da Principe a Re … Benvenuto Re Dylan!
SCORE: 7,00
DA ASCOLTARE SUBITO
L’inferno nella stanza – No Love – Love Is War
DA SKIPPARE SUBITO
L’ho ascoltato varie volte e non mi sono mai stufata.