Recensione: EX-OTAGO – “Corochinato”
“La questione è semplice. La musica italiana sdogana l’amore folle, quello ‘che strappa i capelli’, oppure le corna, gente che si lascia e che si prende e si lascia e si prende. Gli Ex-Otago, invece, hanno scritto di un amore che esiste da anni e deve reinventarsi per andare avanti. Cioè boh, per me è poesia”.
Ho esordito così qualche giorno fa, su Twitter, quando ho notato che in sala stampa, quella al centro delle polemiche di questi giorni dopo le esternazioni di Ultimo nei confronti dei giornalisti, pochi colleghi dimostravano interesse nei confronti di “Solo una canzone”, il pezzo con cui il gruppo genovese si è presentato a Sanremo quest’anno. Ma quell’interesse giorno dopo giorno è cresciuto sempre più (lo ha dimostrato una tredicesima posizione di tutto rispetto sulle ventiquattro in gara) e avrei voluto abbracciare ogni singola persona che come me lasciava trasparire un pizzico di emozione a ogni ascolto del brano. A Sanremo ho incontrato gli Ex-Otago in una stanza dell’Hotel de Paris e mi hanno parlato di tante cose, di Genova, dell’amore, di “Corochinato”.
“Il Corochinato – mi ha raccontato Maurizio Carucci in quell’intervista – è un aperitivo antichissimo genovese che mischia il vino bianco e delle spezie. È molto antico e raro e costa anche molto poco, 1 euro e mezzo al massimo nei posti cari. E soprattutto è una bevanda che si beve in un momento bellissimo della giornata e cioè quando finisci di lavorare prima di tornare a casa per fare qualsiasi altra cosa. E siccome dare il nome a un disco è sempre una tragedia, abbiamo voluto fare questa cosa qui: dare il nome di una cosa che già esiste, che si può toccare, che si può bere e che meglio di qualsiasi altra cosa riesce a raccontare il nostro modo di stare dentro la musica e dentro il mondo”.
E gli Otaghi entrano nella musica in un modo che è uno dei migliori che io conosca nel panorama indie italiano. Sonorità fresche e malinconiche, testi diretti e d’amore e non solo, radici, emozioni, verità.
Dieci pezzi ponderati quelli di Corochinato. Un disco che racconta le piccole cose, che sono quelle che ti rendono vivo. Come le cicale che senti in “Infinito” all’inizio e alla fine del brano, la riviera ligure che è nominata in metà delle tracce, le macchine che senti passare mentre sei in casa a fare l’amore, quella esse di Carucci che inconsciamente ti dà il senso dell’onestà dei sentimenti raccontati.
Corochinato cresce traccia dopo traccia, il culmine è raggiunto con “Tutto bene”, “Questa notte”, “Solo una canzone” (naturalmente), “Infinito”, “Tu non mi parli più”.
E io sono all’ennesimo ascolto e vorrei tornare indietro di una settimana per chieder loro di tante tantissime cose in più. Mi addormenterò col pezzo di Sanremo in cuffia e intanto mi è venuta la voglia di tornare a Genova, di giugno, di fare l’amore. Ma è “solo una canzone”.
Score: 7,5
Tre brani da ascoltare subito: Solo una canzone – Questa notte – Infinito
Quotes:
Resta con me
perché da solo non ho fame
poi non è bello cucinare
solo per me.
È solo una canzone
abbracciami per favore
a te posso dire tutto
tutto ciò che sento.
(Solo una canzone)
Se ripenso alle prime sere
l’amore, il sesso, le prime cene
e non lo so cosa sia successo
un gran casino dentro di me.
Se m’immagino un sostantivo
per descrivere quello che provo
un frutto rosso, un labirinto
o non esiste o forse non c’arrivo.
(Questa notte)
Dentro i bar
in un film di Almodovar
nelle cazzate della Ferragni
dentro i bagni della stazione
sotto un maglione
nelle curve delle donne,
io vedo l’infinito.
(Infinito)
Tracklist:
Forse è vero il contrario
Bambini
Torniamo a casa
Questa notte
Tutto bene
Solo una canzone
Le macchine che passano
La notte chiama
Infinito
Tu non mi parli più
Discografia:
2019 – Corochinato
2017 – Marassi (Deluxe Edition)
2016 – Marassi
2014 – In capo al monso
2011 – Mezze stagioni
2007 – Tanti saluti
2003 – The Chestnuts Time