Recensione: GAZZELLE – “Indi”
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Lo statement che accompagna il quinto disco di Gazzelle, quota importante di una carriera ormai vicina ai dieci anni, si apre con una riflessione: “Come dopo un lungo viaggio, il rientro porta con sé sempre nuove esperienze, che in qualche modo arricchiscono e aggiungono qualcosa in più al nostro bagaglio”.
Una dichiarazione d’intenti che si traduce in un’opera cantautorale nel senso più puro e onesto del termine, dove si intrecciano vissuto personale e sensibilità collettiva.
“INDI” è il disco che ci aspettavamo che incarna una poetica fatta di malinconie cristallizzate, riflessioni generazionali e frammenti di quotidianità emotiva.
Gli elementi fondanti ci sono tutti: una scrittura essenziale, quasi disarmante nella sua capacità di arrivare; una nostalgia che non diventa mai pesante; un’analisi del presente che resta fedele ai codici dell’indie-pop italiano.
Gazzelle non tradisce la sua cifra stilistica neppure sul piano visivo: la formica scelta come simbolo del progetto diventa una metafora della costruzione paziente e solida di un percorso artistico, capace di evocare semplicità e resilienza.
Premendo “Play”, il disco si apre con Piango anche io, una traccia che definisce il percorso di Gazzelle:
Vorrei dire qualcosa sulla vita
Ok ma come si fa a parlare della vita?
è come se la farina sapesse parlare della pizza che diventerà
o come se una giornata stupenda sapesse parlare della giornata tremenda in cui si trasformerà
io penso che noi siamo solo un momento dopo un altro momento
oppure come la forma senza forma delle nuvole quella che sembra che tra cinque minuti pioverà”
Un manifesto enunciativo che introduce poi il pezzo che in qualche modo mi ricorda, nelle melodie e l’uso del piano, un po’ Cremonini ma poi lo svolgimento si amplia e si enfatizza. In Grattacieli meteoriti gli angeli c’è continuità e si definisce il suo approccio al pop.
Con Noi no c’è sempre il piano iniziale che muta e prima si avviluppa con la cassa dritta e poi con arrangiamenti quasi da standard jazz.
Roma, con le sue contraddizioni e i suoi rimandi, fa da cornice costante a un album che riflette su ciò che è stato e su ciò che potrebbe essere. La città non è solo un luogo fisico, ma una presenza quasi tangibile che emerge tra le righe e le note.
La batteria pulsante, già protagonista in diversi brani, trova un’altra declinazione in Da capo a 12, dove le chitarre costruiscono un’atmosfera che richiama l’energia evocativa dei Cure
Sul finale, Gazzelle non abbandona la sua comfort zone fatta di melodie dolciastre e poetica metropolitana, ma piuttosto la rinnova, consolidando il proprio immaginario sonoro.
Con “INDI”, Gazzelle amplifica il proprio linguaggio, consolidandolo sia a livello lirico che melodico.
Il “Gazzellismo” diventa un linguaggio condiviso, capace di parlare a una generazione in cerca di appigli emotivi e di suoni che sappiano raccontare, senza artifici, il caos e la bellezza della contemporaneità.
DA ASCOLTARE SUBITO
Piango anche io – Noi No – Da capo a 12
DA SKIPPARE SUBITO
Anche i più schizzinosi possono riuscire a fare un ascolto. Due forse sono troppi!
SCORE: 6,50
Piango anche io – Voto 7,00
Grattacieli meteoriti gli angeli – Voto 6,75
Noi no – Voto 7,00
Stammi bene – Voto 6,75
Come il pane – Voto 6,25
Da capo a 12 – Voto 6,75
Foglie – Voto 6,50
Il mio amico si sposa – Voto 6,75
Tutto qui – Voto 6,25
Mezzo secondo – Voto 6,25
Non lo sapevo Voto 6,50