Recensione: GHEMON – “E vissero feriti e contenti”
Rinascere dalle proprie ceneri, come la fenice. Ricadere, rialzarsi, riprendere a volare. Con “E vissero feriti e contenti”, Ghemon ci racconta il suo stato di grazia.
Di felicità non si parla mai con facilità. Anzi, è quasi un tabù dei nostri tempi, una parola degna quasi di censura ormai da un anno a questa parte.
Ghemon ne è consapevole, e con l’ironia che gli è propria – chi ha partecipato ai suoi concerti o ha letto il suo libro ne sa qualcosa – riscrive il più celebre degli epiloghi. Perchè si può essere contenti anche con qualche ferita addosso, e sono proprio questi segni a ricordarci che abbiamo lottato, e che tutto sommato siamo ancora in piedi.
Se c’è un’artista che non ha mai fatto segreto delle sue sofferenze e debolezze, è proprio Ghemon. La resilienza, concetto tanto abusato oggi tanto quanto quello di felicità è stato aborrito, è il tratto del suo carattere che più ritroviamo nei suoi pezzi. E l’ultimo album “E vissero feriti e contenti” non fa eccezione.
Abbiamo annusato aria di rinascita già sul palco di Sanremo, dove Ghemon è apparso in perfetta forma con un brano che non ha lasciato dubbi sul suo stato d’animo: “Momento Perfetto” è un grandissimo urlo di potenza ed autoaffermazione.
Se il disco si intitola come il finale di una favola dolce-amara, l’intro non poteva che essere una voce narrante che ci accompagna nel vivo dell’album, che si apre con “Piccoli Brividi”, una statement song sulla consapevolezza di esserci finalmente e completamente, e di avercela fatta, nonostante tutti gli inghippi del caso. Curiose le analogie testuali che “Il Mio Elemento” ha con la canzone sanremese dei colleghi Coma_Cose (“Io con te trovo il mio baricentro / Brucio quanto sto con te).
Si vede che l’amore è un ingrediente essenziale dello stato di benessere del cantante, come canta in “La Tigre” (“Farei a piedi il mondo, andata e ritorno/Potrei cavalcare una tigre/Ma il mio cuore è già di tua proprietà e non lo vuoi capire”). Dal soul che da anni è ormai la sua cifra stilistica del cantante, si passa al ritmo reggae di “Difficile”, prima di imbattersi in “Non ti posso salvare”, in cui Ghemon si toglie qualche sassolino dalle scarpe – una delle tante della sua immensa collezione 🙂 – e rivendica il sacrosanto diritto di vivere l’amicizia senza ansie.
In “Infinito” il lato romanticone di Ghemon ha la meglio persino sulle difficoltà quotidiane di una coppia che gioca al gioco della provocazione. “Sparire” è l’ultima canzone dell’album in cui ritroviamo un Ghemon malinconico che si presta ad un piccolo, grande momento di autoanalisi e riflessione, celebrando l’oblio, la necessità di eclissarsi e confondersi tra gli altri (“Io ci sono, ma vorrei sparire”) perchè a volte è solo nel confessionale con noi stessi che troviamo le risposte (“Quando mi giudico, mi sento svuotato e stupido/ Ma per la prima volta io lo sto ammettendo in pubblico”).
Il nostro augurio è che il “Momento perfetto” di Ghemon duri più di un semplice istante, e che possa contagiarci tutti. Ma la verità è che ora come ora ci accontenteremmo anche di un “momento decente”.
SCORE: 7,50
TRE BRANI DA ASCOLTARE SUBITO:
Piccoli Brividi – Infinito – Sparire
QUOTES:
Ora io mi sento come un nome
In mezzo ai titoli di coda
Uno che va a piedi in autostrada
Proprio qui e in questo momento
Io ci sono, ma vorrei sparireQuesto bicchiere è mezzo vuoto
Forse è così che lo vedo di solito
Quando la nostalgia ha superato anche il tasso alcolico
E io ho fatto l’errore macroscopico di alzare il gomito
Stasera prima di Morfeo finirò in braccio a Dioniso
Ho messo l’intonaco fresco sul piano psicologico
Ma sta venendo giù il soffitto allo stomaco
Ho chiesto a un astrologo di leggermi l’oroscopo
Ma ho Giove nel mio segno e anche Mercurio è retrogrado
Ho sperato cose così fortemente
Che ero certo si sarebbero avverate
Ma se continuo ad essere il solo a vederle
Ci rinuncio e penso che le ho immaginate
Lo so che è inutile volere tutto e subito
Perché capricci e fretta vanno nel sacco dell’umido
Quando mi giudico, mi sento svuotato e stupido
Ma per la prima volta io lo sto ammettendo in pubblico
Solo per farti un esempio
Ora io mi sento come un nome
In mezzo ai titoli di coda
Uno che va a piedi in autostrada
Proprio qui e in questo momento
Io ci sono, ma vorrei sparire
Lascio il telefono spento per questa sera
Lo faccio per tutelarmi, come forma di cautela
Perché l’ansia è stata sempre una pessima consigliera
E so che suggerisce quando ho le dita sulla tastiera
Sai le notti in cui il mio lato complicato si rivela
La mia testa spera sia una nuvola passeggera
Allora perché dei momenti belli di una vita intera
Adesso mi ricordo solamente chi non c’era
Oh, oh, mi stanno dicendo di lasciare andare
Tutto quello che avevo desiderato
Vi giuro che il sogno era così reale
Che iniziavo quasi ad essermi abituato
La convinzione che ho ragione non mi lascia
Ma se avrò torto marcio, sarà bene che io taccia
Non vorrei ritrovarmi il giorno che hanno messo in piazza
La statua di un illuso con scolpita la mia faccia
Solo per farti un esempio
Ora io mi sento come un nome
In mezzo ai titoli di coda
Uno che va a piedi in autostrada
Proprio qui e in questo momento
Io ci sono, ma vorrei sparire
TRACKLIST
DISCOGRAFIA
2007 – La Rivincita Dei Buoni
2o09 – E Poi, all’Improvviso, Impazzire
2012 – Qualcosa è Cambiato – Qualcosa Cambierà Vol 2.
2014 – Orchidee
2017 – Mezzanotte
2020 – Scritto Nelle Stelle
2021 – E Vissero Feriti e Contenti
IL VIDEO
WEB & SOCIAL
instagram.com/ghemonofficial