RECENSIONE: LA NIÑA – “Furèsta” [Traccia per traccia]

RECENSIONE: LA NIÑA – “Furèsta” [Traccia per traccia]

Con “Furèsta”, La Niña costruisce un affresco sonoro che attraversa i confini della tradizione napoletana per approdare in territori poco frequentati, dove il passato e il presente si intrecciano in un canto ammaliante.

Il disco si presenta come un’opera corale che recupera le radici della musica popolare partenopea, reinventandole con una sensibilità contemporanea e un’apertura internazionale.

L’album si articola in dieci tracce che evocano paesaggi sonori densi e stratificati, in cui le voci si fondono con armonie arcaiche e suggestioni elettroniche.

La Niña, al secolo Carola Moccia, abdica all’autoreferenzialità per farsi interprete di un sentire collettivo, unendo la propria ricerca artistica a una narrazione che restituisce dignità e profondità alla sua città. Napoli non è solo sfondo, ma protagonista di un dialogo tra passato e futuro, tra tradizione e innovazione.

Fondamentali in questo percorso sono le collaborazioni con KUKII, cantante e produttrice egiziano-iraniana, e Abdullah Miniawy, artista multidisciplinare egiziano. Questi incontri amplificano la dimensione transculturale dell’opera, dando voce a un’idea di musica come ponte tra identità diverse. Le orchestrazioni di Alfredo Maddaluno, co-autore e polistrumentista, aggiungono ulteriore profondità al tessuto sonoro, creando un equilibrio tra grandiosità e intimità.

L’estetica del disco, viaggia attraverso la word music. Si sente del Fado, delle influenze arabeggianti, dei suoni mediterranei in un tutto che si nutre di richiami ancestrali e risonanze ultramoderne, con un linguaggio musicale che oscilla tra sacralità e sperimentazione.

Il risultato è un’opera che avvolge e seduce, come un canto di sirena capace di trasportare l’ascoltatore in un universo ipnotico e senza tempo.

Con “Furèsta”, La Niña dimostra di saper coniugare consapevolezza artistica e urgenza espressiva, dando vita a un lavoro raffinato e di grande impatto emotivo.

TRACCIA PER TRACCIA 

1.     Guapparìa

Tassello inaugurale di FURÈSTA, Guapparìa è un brano che parte dall’essenza della città, provando a rispondere con amore e autenticità ai processi che oggi la consumano, impoverendone la terra, la cultura e l’immagine. Il brano utilizza la musica come strumento per indagare e riflettere sulla realtà esplorando le contraddizioni di un sistema che, da un lato, ostenta fede e tradizioni – “Tien’ ‘e sant’, crire ‘a Ddio ma nun chiagne pe’ chi more” – e dall’altro alimenta una narrazione consumistica della città, glamourizzandone i problemi e rafforzando stereotipi e distorsioni.

2.     O ballo d’ ‘e ‘mpennate

O ballo d’ ‘e ‘mpennate è un brano dal forte carattere organico e rituale, realizzato utilizzando esclusivamente suoni legati ai cavalli: il ritmo è interamente costruito con il suono degli zoccoli che donano al brano un’energia primitiva e una distintiva percussività. Co-prodotto con Matteo Parisi, O ballo d’ ‘e ‘mpennate ha un’anima oscura e visionaria, fortemente legata alla terra e alla ritualità, dall’atmosfera quasi mistica. Anche il testo richiama tradizioni antiche: il ritornello si basa su un grido ripetitivo e privo di significato semantico preciso simile ai canti popolari femminili, reinterpretati in chiave più cruda mantenendo la visceralità della musica popolare ma trasportandola in un contesto sperimentale e contemporaneo. Il titolo si rifà a un ballo istintivo e selvaggio, dove ritmo e corpo si fondono in un’esperienza tribale accentuata dall’uso di suoni evocativi e da un’atmosfera cupa e ritualistica.

3.     Ahi!

Ahi! è l’unico pezzo d’amore di FURÈSTA. Racconta, con un tono diretto e quasi didascalico, un amore finito male. A parlare è un cuore ferito, amplificato dalla presenza del coro con cui si alterna nel canto. Nonostante la malinconia dominante, il brano lascia spazio a un sottile velo di autoironia alleggerendo il racconto delle pene d’amore. Musicalmente Ahi! si ispira al bolero e si distingue per influenze sudamericane e messicane in linea con la storica contaminazione della canzone partenopea da sempre in dialogo con sonorità lontane. L’uso ciclico del suono “Ahi” enfatizza la dimensione lamentosa ed evocativa della sofferenza d’amore, facendo del brano una sorta di lamento dolce e doloroso, un grido di disperazione che si trasforma in una canzone dall’anima popolare e senza tempo.

4.     Oinè

Brano dal forte impatto lirico e simbolico, Oinè mette in scena un confronto tra un gatto e un serpente, con il primo che scaccia il secondo dal suo territorio a suon di insulti e parole crude. Questo linguaggio diretto richiama la tradizione della canzone popolare napoletana, che alterna lirismo romantico e violenza verbale, ispirandosi alle moresche o alle poesie oscene di Ferdinando Russo. Il testo, carico di tensione e invettive, riflette il lato più crudo e viscerale della tradizione partenopea, facendo di Oinè un omaggio alla sua eredità musicale più autentica e ribelle.

5.     Tremm’ (with KUKII)

Tremm’ è una composizione intensa e profondamente simbolica ispirato al bradisismo di Pozzuoli, fenomeno naturale che provoca scosse sismiche e crea un senso di precarietà e vulnerabilità, riconoscibile nel brano attraverso suoni profondi e cupi ottenuti con tamburi a pelli poco tese e una tammurriata distorta che evocano i boati del terremoto. La collaborazione con KUKI, artista di origini egiziane, aggiunge un ulteriore strato di complessità e profondità al pezzo. In una lunga telefonata con Carola ha condiviso la frase “There’s something peaceful in surrender” (“C’è qualcosa di pacifico nell’arrendersi”): questa idea di trovare pace nell’accettazione dell’impotenza di fronte alla forza della natura è diventata così il cuore emotivo della canzone. La particolarità di Tremm’ si percepisce anche nella produzione: l’utilizzo dei capelli di Carola per creare un effetto di fruscio sui tamburi arricchisce la texture sonora del pezzo, e la co-produzione di Matteo Parisi contribuisce a dare coesione al brano mantenendo un equilibrio tra sperimentazione sonora e radici tradizionali.  Tremm’ è dunque un atto di meditazione che riflette la fragilità umana di fronte alla potenza della natura, trovando però una forma di pace e connessione in questa resa.

6.     Chiena ‘e scippe

Chiena ‘e scippe è un brano che esplora la nostalgia dell’infanzia attraverso l’immagine dei graffi sulle mani, simbolo di un’epoca vissuta con intensità e spensieratezza. Il ritornello esprime il contrasto tra il corpo segnato dal gioco e un cuore ancora integro, non toccato dalle sofferenze della vita adulta. A livello armonico, il brano si sviluppa sull’alternanza di Re minore e Re maggiore, espediente tipico della tradizione napoletana dove la strofa malinconica rappresenta il ricordo da adulta e il ritornello in maggiore rievoca la gioia dell’infanzia. L’uso di strumenti come il clavicembalo e la spinetta aggiunge un tocco barocco alla musicalità del brano, proseguendo con la ricerca sulle origini più profonde della musica napoletana. Chiena ‘e scippe è un pezzo dal forte impatto emotivo che unisce epicità e malinconia, raccontando l’infanzia come un tempo di libertà assoluta, ormai perduto ma ancora vivo nella memoria.

7.     Mammama’

Mammama’ – secondo singolo estratto nella versione live at Auditorium 900 – è un brano unicamente vocale in cui LA NIÑA scava e arriva all’elemento puro del canto, indagando il potere della voce nuda e cruda che può fare, dare e raccontare anche senza il supporto di ulteriori strumenti e di casse armoniche diverse dalla propria cassa toracica. Mammama’ racconta una storia autobiografica di abusi verbali, di manipolazioni attraverso le parole che sanno essere pericolose, dannose e arrivare a spezzare la gioia e il cuore di una persona. Il coro attorno a LA NIÑA, in un atto di salvezza, la esorta a rimettersi in sesto: non è altro che una sua estensione, è lei che si fa forza da sola per sublimare un momento di solitudine. La scelta di realizzare un video live all’Auditorium Novecento di Napoli è nata dall’esigenza di immortalare in un piano sequenza, proprio come una fotografia, un qualcosa che non venisse poi aggiustato o manipolato ma che rimanesse puro, liberatorio e bellissimo nel suo essere, per natura, irripetibile. Come avviene nei migliori spettacoli di De Simone – in questo caso in chiave contemporanea – il coro esorta il cantore, cioè la voce principale, ripetendo ciò che dice.

8.     Figlia d’ ‘a Tempesta

Figlia d’ ‘a Tempesta è un brano esplicito e fortemente schierato che affronta la condizione della donna nella società con una rabbia intensa e viscerale. Il pezzo è una vera e propria parabola di vita femminile che mette in evidenza le pressioni sociali e i ruoli imposti alle donne fin dalla nascita. Figlia d’ ‘a Tempesta si sviluppa su un impianto corale e ritmicamente travolgente, arricchito da strumenti tradizionali come la chitarra battente, il clavicembalo, il mandolino e i tamburi. Questa fusione tra modernità e tradizione amplifica il senso di radicamento culturale del brano, mantenendo però una carica contemporanea e universale. È un brano che non offre consolazioni, è una rivolta cantata, un’accusa diretta contro un sistema che continua ad opprimere senza reali progressi. Il videoclip di Figlia d’ ‘a Tempesta – con la regia di Alfredo Maddaluno, che ha affiancato LA NIÑA anche nella composizione e nella produzione dell’intero disco – è un racconto visivo intenso. Le protagoniste sono donne immerse in un’atmosfera cupa e simbolica. Il gomitolo che appare nel video richiama la metafora del filo di Arianna, simbolo di ricerca e salvezza ispirato alla mitologia greca.

9.     Sanghe (with Abdullah Miniawy)

Sanghe è un brano poetico e visionario, nato dalla collaborazione con Abdullah Miniawy, in cui dialetto napoletano e arabo si intrecciano in un dialogo sonoro che richiama un inseguimento tra voci. Il tema centrale è la guerra, affrontata in modo filosofico esplorando la sua inevitabilità e ciclicità nella storia umana. La scrittura si è sviluppata privilegiando l’assonanza delle parole prima ancora della loro comprensione, creando un’atmosfera sospesa e dilatata sia a livello lirico che musicale. La produzione, curata principalmente da Abdullah con interventi di sound design di Alfredo Maddaluno, amplifica questo carattere etereo e simbolico. Nonostante il tema, il brano non descrive la guerra in modo diretto ma la evoca attraverso immagini archetipiche, lasciando spazio all’interpretazione. L’esperienza personale di Abdullah, emigrato a Parigi dall’Egitto durante la Primavera Araba, aggiunge autenticità e profondità emotiva, rendendo Sanghe una riflessione intensa e senza speranza sulla natura della guerra, trasformata in poesia e suono.

10. Pica Pica

A chiudere l’intensa e viscerale tracklist di FURÈSTA è Pica Pica. Il titolo si ispira al nome scientifico della gazza ladra (pica pica), giocando allo stesso tempo con il gioco linguistico della ripetizione nella lingua napoletana, dove l’espressione “pica pica” indica un’ostinazione caparbia nel perseguire un obiettivo, proprio come fa la gazza quando studia il territorio prima di rubare. “Per un periodo, ogni mattina delle gazze facevano visita al mio giardino per rubare del cibo, interagendo inconsapevolmente con il processo creativo dell’album. Durante le registrazioni, sembravano rispondere al canto, creando un legame quasi mistico che mi ha portato a registrare il loro verso e crearne una campionatura per integrarli al brano.” – racconta Carola. Pica Pica assume così un carattere onirico, in cui gli uccelli sembrano dialogare con l’artista, invitandola a volare via con loro. Tuttavia, il testo sottolinea il limite umano: “Io non tengo piuma, tengo solo mano”, evidenziando la tensione tra il desiderio di libertà e la realtà della condizione umana. Nonostante le tematiche cupe dell’album, Pica Pica termina con un coro speranzoso in cui gli uccelli rassicurano la protagonista ripetendo “Non è l’ultimo giorno che canterai”. Il brano si chiude con una lunga registrazione ambientale delle gazze ladre, tracciando un’eco di libertà e continuità nel tempo.

DA ASCOLTARE SUBITO

Ahi! – Tremm’- Sanghe

DA SKIPPARE SUBITO

Mezzora per esplorare possibili nuovi scenari del pop contemporaneo.

SCORE: 7,75

1.           Guapparìa – VOTO 7,50
2.           ‘O ballo d’ ‘e ‘mpennate – VOTO 7,00
3.           Ahi! – VOTO 8,00 
4.           Oinè-  VOTO 7,50 
5.           Tremm’ (with KUKII)-  VOTO 7,75 
6.           Chiena ‘e scippe –  VOTO 7,75 
7.           Mammama’ VOTO 7,75 
8.           Figlia d’’a Tempesta VOTO 7,50 
9.           Sanghe (with Abdullah Miniawy) – VOTO 8,00
10.        Pica Pica – VOTO 7,00

TRACKLIST

DISCOGRAFIA

2023 – Vanitas
2025 – Furèsta

VIDEO

WEB & SOCIAL 

https://www.instagram.com/laninadelsud/

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