Recensione: MACE – “Maya”
Finalmente! E’ la mia esclamazione all’ascolto di questo “Maya”, il nuovo disco di Mace. Finalmente un gran bel disco italiano, forse uno dei migliori ascoltati in questo inizio 2024.
In “Maya” c’è tutta la genialità di Simone Benussi, il vero nome di Mace. Un disco che è quasi una visione che illumina l’universo urban e ridefinisce i suoi confini e i suoi continui splafonamenti e ammiccamenti con il pop.
“Maya” è prima di tutto un esperimento musicale, soprattutto per le contaminazioni e commistione di stili che Mace riesce ad aggregare perfettamente nei vari brani.
Il poliedrico producer riesce a plasmare e mettere insieme 28 voci del panorama musicale italiano, esplorato in tutto il suo spettro. Una selezione attenta che permette una aggregazione omogenea, una attrazione artistica e creativa e non dei semplici feat. attaccati con lo scotch, come spesso affollano i dischi italiani.
Proprio la scelta delle affinità e la sua composizione concettuale è il punto di forza di “Maya”.
Volevo approcciarmi a un disco totalizzante, che nascesse dal contatto, non da tanti mattoncini separati. È una modalità molto diversa rispetto a quella che è in voga oggi: non singole session, ma periodi di vita vissuta insieme 24 ore al giorno per diversi giorni, nei colori delle campagne toscane, condividendo praticamente tutto, come un collettivo degli anni ‘70.
In particolare avevo in mente i Funkadelic e il rock psichedelico, ma spesso non davo alcuna indicazione precisa: volevo che la musica si materializzasse, e noi fossimo semplicemente delle antenne, pronte a canalizzarla.
Tante delle idee in MAYA sono apparse così, dall’interazione tra i musicisti più talentuosi che conosco, all’interno di una stanza piena di strumenti musicali: sintetizzatori, strumenti indiani, fiati, arpe, chitarre, percussioni africane…ci sembrava di essere sul palco dei Pink Floyd a Pompei!”.
E proprio il concetto di “MAYA”, traducibile con “inganno”, è un termine che nasce dalla filosofia induista per esprimere la grande illusione che avvolge ciò che definiamo comunemente come “reale”, un velo che nasconde la vera Natura delle cose e di noi stessi.
Un seguire questa visione significa esercitarsi a vedere l’universo come un unico organismo, interconnesso e immateriale, esplorare il mondo dell’inconscio, dell’invisibile, del segreto, scostare leggermente il velo della fisicità in modo da poter liberare lo sguardo sulle cose.
Nelle sedici tracce c’è tutta questa sua visione. Dalla mutazione della trap, al pop contemporaneo sofisticato, dalla nuova collocazione dell’urban alle infinite variazioni dell’elettronica e per finire la vera essenza di Mace con Il velo di Maya, perfetta piece finale, oltre otto minuti strumentali tra freejazz, fusion, prog e ambiental, il suo orizzonte sonoro.
Finalmente!
SCORE TRACCIA PER TRACCIA : Voto 7,75
1. VIAGGIO CONTRO LA PAURA (con Joan Thiele, Gemitaiz) – Voto 7,75
2. RUGGINE (con Chiello, Coez) – Voto 7,50
3. METEORE (con Gemitaiz, Izi, centomilacarie) – Voto 7,50
4. TUTTO FUORI CONTROLLO (con Franco 126, Kid Yugi, Izi) – Voto 7,50
5. MENTRE IL MONDO ESPLODE (con Marco Castello, Ele A) – Voto 7,75
6. LA GUERRA (con Frah Quintale, Venerus) – Voto 7,50
7. SOLO UN UOMO (con Altea) – Voto 7,75
8. PRAISE THE LORD (con Guè, Noyz Narcos, Tony Boy) – Voto 7,25
9. FUOCO DI PAGLIA (con Marco Mengoni, Frah Quintale, Gemitaiz) – Voto 7,75e
10. NUOVO ME (con Rkomi, Bresh, Iako) – Voto 7,50
11. NON MI RICONOSCO (con centomilacarie, Salmo) – Voto 7,50
12. MAI PIÙ (con Fabri Fibra, Fulminacci, Vins) – Voto 7,00
13. LUMIERE (con Izi, Ernia, Tony Boy, Digital Astro) – Voto 7,00
14. OSSIGENO (con Venerus) – Voto 7,50
15. STRANO DESERTO (con Cosmo, Rareş) – Voto 7,50
16. IL VELO DI MAYA – Voto 8,50
DA ASCOLTARE SUBITO
Ossigeno – Strano Deserto – Il velo di Maya
DA SKIPPARE SUBITO
Nulla. Va sentito dall’inizio alla fine. Un viaggio tra suoni e sonorità.