Recensione: MÅNESKIN “Rush”
Rockstar mondiali o essere ridimensionati come la band italiana che faceva rock?
Un dilemma, per i manager, produttori, discografici e l’entourage che ruota intorno alla band e penso, molto meno per Victoria, Damiano, Thomas ed Ethan.
“Rush” è il grande atteso. Il disco che dovrebbe dare la dimensione definitiva della band.
Se “Il ballo della vita” era la novità, “Teatro d’ira – Vol. I” la porta del successo, questo terzo album ha su di sé tutte le aspettative cresciute in questi anni vorticosi che hanno portato la band dalla vittoria di Sanremo ad arrivare a far mambassa di premi e riconoscimenti e a calcare tutti i palchi più importanti del mondo.
Come sarà uno dei dischi più attesi di questo inizio 2023?
Al primo ascolto il risultato è un disco compatto, suonato alla vecchia maniera utilizzando registrazioni analogiche e tutti i cliché del rock disponibili in archivio: sesso, droga, ribellione e rock’n’roll quasi come fossero un template, una libreria indispensabile per la costruzione del disco.
Se vogliamo condensare le diciassette tracce che compongono “Rush” (6 già note) possiamo dire che nelle orecchie ci troviamo un disco rock, bello tirato che si lascia ammaliare sia dal punk e sia dal pop.
Un prodotto fatto di energia, crudità liriche e combustibile perfetto per un nuovo tour!
L’album è stato prodotto principalmente da Fabrizio Ferraguzzo e Max Martin, è registrato a Los Angeles, in Italia e a Tokyo.
Un disco da suonare e ascoltare live, in concerto, non tanto da sentire in radio o nelle playlist quotidiane.
La composizione del disco e il suo ordine mi lascia un po’ perplesso.
Un trittico italico (Mark Chapman, La Fine, Il Dono della Vita) e le canzoni già edite tutte alla fine, quasi come se il disco fosse un doppio: la prima parte, bella confezionata che guarda lontano e punta alla conquista del mondo e una appendice striminzita (solo due mai sentite) dedicata all’Italia con alla fine le hit dei mesi scorsi.
Se devo trovare un punto debole a questo “Rush” è proprio questo.
Una mancata amalgama che comunque è una scelta strategica ben precisa e se la guardo con la logica di un discografico oggettivamente era l’unica da percorrere.
Personalmente mi aspettavo un disco così. Non so se questo è un bene o no! Il loro stile è inconfondibile ma al tempo stesso un po’ ciclostilato.
Canzone che vince non si cambia?
SCORE: 7,00
TRACCIA PER TRACCIA
Own my mind
Boom iniziale con la voce di Damiano che stride e taglia come una lama.
Gossip feat. Tom Morello
L’ultimo singolo. Assoli e chitarroni su un brano nel perfetto Maneskin-style
Timezone
Prima ballad con la chitarra alla Red Hot che racconta, in modo nostalgico, la difficoltà di incontrarsi tra fusi orari e mondi diversi
Bla Bla Bla
Una filastrocca cantata con la spavalderia rock’n’roll
Baby Said
Brano orecchiabile tutto da ballare. Tra sonorità anni ottanta e novanta
Gasoline
Una fiammata sonora rock distorta con un retrogusto industriale
Feel
Reminiscenze degli Stones che racconta una vita sul filo del rasoio piena di eccessi
Don’t Wanna Sleep
Rapida e battente, perfetta in dimensione live
Kool Kids
Il basso post-punk che ti attraversa e un Damiano inedito
If Not for You
Una dichiarazione d’amore nello stile Måneskin
Read Your Diary
Ballad nella quale vivono l’anima romantica con l’istinto erotico della band
Mark Chapman
Il primo pezzo in italiano viaggia su chitarre accelerate e tirate
La Fine
Già nota. Tra Salmo e i Måneskin
Il Dono della Vita
Ballad romantica con un testo introspettivo rock e psichedelico. Comunque per me in italiano rendono di più!
Mammamia -Supermodel – The Loneliest
Già note!
DA ASCOLTARE SUBITO
Kool Kids – If Not for You – Il Dono della Vita
DA SKIPPARE SUBITO
Skipperei le hit Mammamia -Supermodel – The Loneliest
TRACKLIST
DISCOGRAFIA
2018 – Il ballo della vita
2021 – Teatro d’ira – Vol. I
VIDEO
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