Recensione: MGMT – “Loss Of Life”
Le logiche di Tik Tok sono o meglio sembrano incomprensibili. Altrettanto incomprensibile e imprevedibile è stata l’impennata di popolarità sul social di Little Dark Age dei Mgmt.
Un singolo normale, che alla sua uscita, nel 2018, era stato abbastanza tiepido e non era riuscito a entrare nelle classifiche, così come l’album omonimo che era entrato a malapena nella Top 40 degli Stati Uniti e non aveva data nulla agli Mgmt che erano, con quella release, alla ricerca della conferma di quel successo clamoroso avuto ormai 15 anni fa con il loro album di debutto “Oracular Spectacular” (2007).
Little Dark Age era diventato improvvisamente onnipresente sul social durante la pandemia e lo è ancora oggi, raggiungendo oltre 600 milioni di streaming su Spotify e oltre 5,5 milioni di video su TikTok.
Incastrati da questo paradosso social il duo statunitense aveva, con un questo nuovo album, una responsabilità e una aspettativa da mantenere, ovvero quella di capitalizzare l’inaspettato successo e cercare di ripetere il clamore solo grazie alla forza della sua musica e non alle logiche degli algoritmi.
Ecco quindi “Loss Of Life”, il loro quinto disco. Il risultato di questa ricerca sono 45 minuti e dieci canzoni che spaziano da Bowie a Simon e Garfunkel, dagli Oasis al pop psichedelico e melodico tipico del duo.
Andrew VanWyngarden e Ben Goldwasser sono riusciti a creare qualcosa che funziona e soprattutto suoni.
Il disco, dopo una intro siderale, si apre con Mother Nature, un pezzo che trasuda di influenza Oasis e poi arriva al duetto con Christine and the Queens in Dancing in Babylon, pezzo che suona tremendamente anni ottanta. Anni ottanta che ritornano in People in the Streets, dove i il tutto è avvolto da un basso languido e sognante e si conclude con un synth prog e un coro quasi da stadio.
Reminiscenze alla Bowie dell’era Ziggy si possono rintracciare in Bubblegum Dog, mentre Nothing to Declare potrebbe avvicinare il folk stile Simon e Garfunkel.
In Nothing Changes si torna nell’universo stratificato dei Mgmt che richiamano in certi giri di chitarra anche i Cure.
Phradie’s Song è morbida come una piuma, ispirata alla chanson, che si avviluppa con la sua coda di synth finale diventando quasi evanescente.
I Wish I Was Joking scorre con grazia tra atmosfere tenui ed estasianti.
Il tutto si chiude con la title track sunto imperfetto della loro idea del pop fatto di mescolanza di elettronica gelida, fanfare di bande di ottoni alla ” Penny Lane ” e archi pizzicati qua e la.
Alla fine, con “Loss of Life”, il gruppo sembra sentirsi più a suo agio che mai nella propria pelle, liberi dalle tendenze, dalle aspettative e dalla necessità di trovare un successo a tutti i costi.
Un disco volutamente imperfetto così come è il loro concetto di pop.
SCORE: Voto 7,00
1. Loss of Life, Pt. 2
2. Mother Nature – Voto 7,00
3. Dancing in Babylon (featuring Christine and the Queens) – Voto 7,50
4. People in the Streets – Voto 7,50
5. Bubblegum Dog – Voto 7,00
6. Nothing to Declare – Voto 7,00
7. Nothing Changes – Voto 7,00
8. Phradie’s Song – Voto 6,50
9. I Wish I Was Joking – Voto 7,00
10. Loss of Life – Voto 7,00
I VOTI DEGLI ALTRI
Uncut: 9,00
Mojo: 8,00
The Guardian: 8,00
Pitchfork: 6,90
DA ASCOLTARE SUBITO
Dancing in Babylon – People in the Streets – Nothing Changes
DA SKIPPARE SUBITO
Un disco piacevole che offre un buon ascolto dall’inizio alla fine
TRACKLIST
DISCOGRAFIA
2007 – Oracular Spectacular
2010 – Congratulations
2013 – MGMT
2018 – Little Dark Age
2022 – 11•11•11
2024 – Loss Of Life