Recensione: MORRISSEY – “I Am Not a Dog on a Chain”

È tornato l’eterno ribelle Morrissey, con un album dal titolo che parla da solo.

“I Am Not a Dog on a Chain” è il tredicesimo lavoro da solista della ex voce degli Smiths, che esce in un momento storico senza precedenti, e arriva dopo la criticata decisione di suonare alla Wembley Arena lo scorso 14 marzo, in piena emergenza pandemica.

D’altronde Moz è ormai meno noto per la sua musica che per le sparate contro tutto e tutti, le prese di posizione sempre più discutibili e i gesti sfrontati da pazzo arrogante. Ma quando esce un disco come questo, si ripropone l’eterna questione: è possibile separare il personaggio dall’artista? 

“I Am Not a Dog on a Chain” potrebbe dimostrare che è possibile. È un album godibilissimo, che scorre senza intoppi e conferma l’iconicità british dell’artista, che nell’energico pezzo di apertura, “Jim Jim Falls”, apre le danze con un provocatorio invito al suicidio come estremo atto di coerenza: “If you’re gonna live then live/ don’t talk about it / if you’re gonna kill yourself / then for God’s sake / just kill yourself”. 

Il sessantenne Morrissey ci sembra a tratti un crooner che guarda al suo passato con una certa nostalgia (i synth anni Ottanta di “Once I Saw the River Clean”, le liriche disincantate di “Love Is on Its Way Out”, il duetto con Thelma Houston in “Bobby, Don’t You Think They Know?”), a tratti uno che reclama la sua libertà di provocare. Come in “Knockabout World”, dove sembra parlare a sé stesso, congratulandosi per continuare a sopravvivere in un mondo ostile: “They kicked to kill you / do not forget / they tried to turn you / into a public target”. 

Pezzi esplosivi si alternano a tracce più intime ed emozionanti, come l’intensa “The Truth About Ruth” e “My Hurling Days Are Gone”, che chiude l’album con un ritornello aperto e romantico e un crescendo liberatorio arricchito da un coro.

Ascoltando “I Am Not a Dog on a Chain” ho pensato a Mickey Sabbath, il protagonista di un bellissimo romanzo di Philip Roth, “Il teatro di Sabbath”, che è la lunga resa dei conti di un ex burattinaio sessantaquattrenne alle prese con il problema della morte. Sabbath è irriverente ai limiti dell’odioso, scorretto e ossessivo, trasforma tutto ciò che fa in una farsa, ma nasconde una disperazione reale. Forse anche il Morrissey del 2020 è un personaggio del suo stesso teatro, uno che vuole restare al centro della scena e incarna lo spericolato gusto della provocazione, ma sa ancora sfornare un bel disco pieno, di sostanza, al confine tra lo schermo dell’autocitazionismo e la realtà di un artista che rimane fedele a sé stesso, nonostante tutto. 

Score:  7,5

Tre brani da ascoltare subito: Jim Jim Falls –  Once I Saw the River Clean – The Truth About Ruth

Quotes:  

Tracklist:

1. “Jim Jim Falls”
2. “Love Is on Its Way Out”
3. “Bobby, Don’t You Think They Know?”
4. “I Am Not a Dog on a Chain”
5. “What Kind of People Live in These Houses?”
6. “Knockabout World”
7. “Darling, I Hug a Pillow”
8. “Once I Saw the River Clean”
9. “The Truth About Ruth”
10. “The Secret of Music”
11. “My Hurling Days Are Done”

Discografia:

1988 – Viva Hate 
1991 – Kill Uncle 
1992 – Your Arsenal 
1994 – Vauxhall and I 
1995 – Southpaw Grammar 
1997 – Maladjusted 
2004 – You Are the Quarry
2006 – Ringleader of the Tormentors 
2009 – Years of Refusal 
2014 – World Peace Is None of Your Business 
2017 – Low in High School 
2019 – California Son 
2020 – I Am Not a Dog on a Chain 

WEB & SOCIAL

instagram.com/officialmoz
facebook.com/Morrissey
twitter.com/officialmoz