RECENSIONE: MOTTA – “Semplice”

RECENSIONE: MOTTA – “Semplice”

Semplice” non è solo il titolo del nuovo disco di Motta, ma è anche l’aggettivo che meglio descrive il nuovo progetto del cantautore toscano, uscito a distanza di tre anni dal precedente “Vivere o morire“.

Un disco composto da dieci brani inediti, con il chiaro obiettivo di mettersi metaforicamente a nudo e tornare all’essenzialità, alla leggerezza e ai buoni sentimenti. Per il cantautore, scrivere, produrre ed incidere “Semplice ha significato spogliarsi di tutto, destrutturare e cercare semplicità, salvo trovare nella leggerezza un nuovo punto di arrivo, ma forse anche un punto di partenza.

Prodotto interamente nel suo studio romano, l’LP rilasciato da Sugarmusic in tre diverse edizioni (CD, vinile nero e vinile blu autografato) vede un Motta più maturo, consapevole e meno ferito. C’è meno rimorso, meno astio, meno rabbia nelle sue parole. Lo dichiara apertamente nella traccia “Qualcosa di normale“: “E alla fine non ho più paura di cantare/qualcosa di normale“. C’è pertanto un forte desiderio di abbracciare la quotidianità per come viene, senza paura e senza timori, e c’è un costante ricerca della cosiddetta normalità. Quella stessa normalità che ci è stata negata da un anno e mezzo a questa parte e che molto probabilmente finirà per segnare il flusso di parole che scaturirà dalla penna di tanti altri artisti del nostro panorama musicale.

L’album conta il contributo di alcuni musicisti internazionali, come il percussionista brasiliano Mauro Refosco (che ha curato le produzioni di David Byrne e dei Red Hot Chili Peppers) e il bassista Bobby Wooten. Il sound, dove le chitarre acustiche ed elettriche la fanno da padrone contribuendo a definire un suono caldo, avvolgente e perfetto per essere suonato in una cornice live, ne giova immensamente.

Semplice” può essere indubbiamente il disco perfetto per essere suonato anche in auto, dove il racconto del proprio vissuto e le speranze verso il futuro con un occhio di riguardo per il passato, si fondono con le orchestrazioni raffinate e con il romanticismo dettato dalle ballad e da quei synth anni 80 che fanno un po’ Thegiornalisti.

Vedere Motta in una luce diversa, pronto a raccontare la sua verità e pronto a riscattare un anno e mezzo di fermo per chi si nutre di musica come lui, fa bene al cuore.

SCORE: 9,00

TRE BRANI DA ASCOLTARE SUBITO:

“A te” – “Quello che non so di te” – “L’estate d’autunno”

DISCOGRAFIA:

2016 – La fine dei vent’anni
2018 – Vivere o morire
2021 – Semplice

TRACKLIST:

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