Recensione: NICK CAVE & THE BAD SEEDS – “Wild God”

Recensione: NICK CAVE & THE BAD SEEDS – “Wild God”

Mentre ascoltavo il nuovo disco di Nick Cave & The Bad Seeds “Wild God” leggevo le sue recensioni sulla stampa internazionale. Una mia ha particolarmente colpito, quella di Alexis Petridis sul The Guardian

Petridis è un giornalista che leggo spesso. Mi piace la sua scrittura e le sue aperture di finestre nei ragionamenti. Nella recensione di Cave gli dà cinque stelle, ovvero il massimo, e inizia con una affermazione che mi ha fatto molto riflettere sul significato che dovrebbe avere la musica: “questo capolavoro ti farà innamorare di nuovo della vita!”.

L’intro di Petridis mi ha riportato alla memoria un mio pensiero romantico sulla musica, ovvero che quando ascolti un disco, così come quando leggi un libro, guardi un film o ammiri un’opera d’arte, dovresti essere travolto da un’esperienza sensoriale completa che ti coinvolge, ti fa viaggiare con la mente e ti apre il mondo emozionale.

Poi leggo le note stampa del disco e trovo il commento dello stesso Cave a riguardo:

È un disco complicato, ma anche profondamente e gioiosamente contagioso” dice Nick Cave – Esce dalle casse e io ne vengo travolto”.

Il cerchio si chiude. Questa è la mia stessa suggestione, la stessa sensazione che ho provato quando ho ascoltato per la prima volta “Wild God”, il nuovo sigillo di Nick Cave & The Bad Seeds: mi ha travolto! 

Cave, dall’alto dei suoi 66 anni, contempla il dolore, la morte e la sofferenza, vissuta e sperimentata con la morte dei suoi figli Arthur Cave (15) e Jethro Lazenby (31) nel 2015 e nel 2022, ma riscopre l’euforia e un’inaspettata gioia di vivere che diventa contagiosa.

Dieci paesaggi sonori che incarnano il percorso di Cave e trovano inizio con gli arrangiamenti orchestrali di Song of the Lake per attraversare cadute e ricadute, dubbi e fede, dolori e fantasmi fino ad arrivare al centro e all’essenza nella traccia Joy, commovente, sollevante, travolgente, un inno alla resilienza e alla capacità dell’amore di illuminare anche i momenti più bui. 

Bright, triumphant metaphors of love
Bright, triumphant metaphors of love
Blind us all who care to stand and look beyond and care to stand and look beyond above

Nel disco ci sono momenti che toccano con affetto il passato dei Bad Seeds, ma sono fugaci e servono solo a imprimere l’implacabile e irrequieto movimento in avanti della band.

Un disco suonato, pensato e prodotto da Cave e Warren Ellis e mixato da David Fridmann. Durante le sessioni al Miraval in Provenza e al Soundtree di Londra, i Bad Seeds hanno aggiunto la loro alchimia unica, con la partecipazione aggiuntiva di Colin Greenwood (basso) e Luis Almau (chitarra classica, chitarra acustica).

Il principe delle tenebre si converte al suo “Wild God” e ritrova, forse, la luce ed è illuminato ed illuminante come non mai!

DA ASCOLTARE SUBITO

 Song of the Lake – Joy – Conversion –

DA SKIPPARE SUBITO

44 minuti di esperienza musicale piena che ti travolge e ti fa entrare nel suo mondo. 

SCORE: 8,00

1. Song of the Lake – Voto 8,50
2. Wild God – Voto 7,50
3. Frogs – Voto 8,00
4. Joy – Voto 9,50
5. Final Rescue Attempt – Voto 7,50
6. Conversion – Voto 8,50
7. Cinnamon Horses – Voto 8,00
8. Long Dark Night  – Voto 7,50
9. O Wow O Wow (How Wonderful She Is) – Voto 8,00
10. As the Waters Cover the Sea 

I VOTI DEGLI ALTRI 

The Guardian: Voto 10 
The Indipendent: Voto 10
Classic Rock: Voto 9,00 
Uncut: Voto 9,00
Mojo: Voto 8,00
Nme: Voto 8,00 
Rolling Stone (Usa) Voto 7,00

TRACKLIST

DISCOGRAFIA 

1984 – From Her to Eternity
1985 – The Firstborn Is Dead
1986 – Kicking Against the Pricks
1986 – Your Funeral… My Trial
1988 – Tender Prey
1990 – The Good Son
1992 – Henry’s Dream
1994 – Let Love In
1996 – Murder Ballads
1997 – The Boatman’s Call
2001 – No More Shall We Part
2003 – Nocturama
2004 – Abattoir Blues/The Lyre of Orpheus
2008 – Dig, Lazarus, Dig!!!
2013 – Push the Sky Away
2016 – Skeleton Tree
2019 – Ghosteen
2024 – Wild God

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