Il cambiamento pare tutto dalla testa. Questo Noemi lo ha spiegato bene ed è un peccato che più della sua metamorfosi musicale, si sia parlato della sua metamorfosi fisica. CheNoemi si fosse trovata di fronte a un bivio, sembrava palese un po’ a tutti, una mancata vittoria al Festival prima, e una successiva partecipazione poco esaltante, poi il silenzio. Un silenzio durato tre anni che come frutto ha portato alla tanta voce di “Metamorfosi”.
La sigla Mahmood-Dardust, con il contributo di Andrea Rigonat (chitarrista e compagno di Elisa) siglano tangibilmente questo nuovo album. A coronare ci sono i Muut (duo di producer composto da Francesco Fugazza e Marcello Grilli) e la Dordado Inc. di Dario Faini. Anche gli autori, nella maggior parte dei casi, ruotano intorno a quell’orbita: vedi alla voce Ginevra Lubrano ad Arashi .
Noemi percorre, così, un suo terreno sino ad ora mai da lei battuto, aggiungendo nuove tinte alla sua voce, dando spazio anche ad interpretazioni più sottili, come su “Musa”. Le canzoni che stavolta ha scelto le ricordano di essere un’interprete di inestimabile valore: in “Metamorfosi”, “Glicine” e “Senza lacrime” con musicalità ampie Noemi canta con una diversa intensità.
Il funky di “Big Babol” e il soul retropop di “Tu non devi”, siglata da Neffa con cui ha condiviso il palco nella serata cover al festival, alzano di buon grado l’asticella delle peculiarità che deve avere un’interprete per essere considerata più che brava.