Recensione: PAUL WELLER – “66”
Sin dal titolo “66” si intravede il carattere elegiaco di tutto questo disco numero diciassette di Paul Weller.
Sessantasei che rappresentano i propri anni (compiuti appunto il giorno dopo dell’uscita il 24 maggio), Sessantasei che danno la dimensione della necessità di realizzare un album riflessivo ed intimo.
L’album attinge a frammenti di vita reale, a riflessioni sulla spiritualità e persino a ricordi d’infanzia. Ci sono canzoni che toccano la fede e le circostanze e le realtà mutevoli della vita in quest’epoca turbolenta. Ma “66” è in fondo positivo, pieno della saggezza e della prospettiva maturate dall’attività di qualcuno che ha davvero vissuto e amato tanto.
Musicalmente il disco è soave, raffinato, elegante, proprio come Weller. Pieno di arrangiamenti che attraversano il rock, il pop, il Philly soul ma anche il jazz e perfino la prog e la musica dance.
Le 12 canzoni di “66” sono state concepite nello studio Black Barn di Weller negli ultimi di tre anni con vari musicisti e “66” è sicuramente l’album in cui le collaborazioni si concretizzano nel modo più compiuto prima fra tutte quella con Sir Peter Blake che ha disegnato l’artwork del disco.
Tra gli ospiti ci sono Suggs (il frontman dei Madness), Noel Gallagher e Bobby Gillespie, rispettivamente in “Ship Of Fools”, “Jumble Queen” e “Soul Wondering”. L’album vede anche il ritorno degli arrangiamenti orchestrali di Hannah Peel e di Erland Cooper e del duo White Label come co-compositori. Inoltre, ci sono due brani in cui Weller collabora con il produttore e artista francese Christophe Vaillant (Le Superhomard), mentre il trio femminile di Brooklyn Say She She duetta in “In Full Flight”. In tutto l’album suonano vecchi amici come Dr Robert, Richard Hawley, Steve Brooks e Max Beesley.
“Nei giardini nel maggio in fiore – canta Weller – Trovo una panchina di legno dove posso aspettare fino alla fine del mondo”.
Ecco lo spirito che pervade tutto il disco. La pace e la quiete della primavera in fiore e di un sole tiepido che scalda ma al tempo stesso restituisce una leggera malinconia. L’attesa del futuro e quella voglia implacata e continua di sperimentare e suonare che fa di Weller un artista che ha ancora tantissimo da dire e da musicare.
DA ASCOLTARE SUBITO
Nothing – Rise Up Singing – Sleepy Hollow
DA SKIPPARE SUBITO
41 minuti assolutamente da sentire tutti di fila
SCORE 8,00
Ship of Fools – Voto 7,50
Flying Fish – Voto 7,00
Jumble Queen – Voto 7,00
Nothing – Voto 8,00
My Best Friend’s Coat – Voto 8,00
Rise Up Singing – Voto 8,00
I Woke Up – Voto 7,50
A Glimpse of You – Voto 7,5o
Sleepy Hollow – Voto 8,00
In Full Flight – Voto 7,5o
Soul Wandering – Voto 7,oo
Burn Out
I VOTI DEGLI ALTRI
Uncut – Voto 9,00
The Guardian – Voto 8,00
Mojo – Voto 8,00
Classic Rock – Voto 8,00
The Telegraph – Voto 8,00
Clash Music – Voto 7,00
The Observer – Voto 6,00
TRACKLIST
LA DISCOGRAFIA
Paul Weller (1992)
Wild Wood (1993)
Stanley Road (1995)
Heavy Soul (1997)
Heliocentric (2000)
Illumination (2002)
Studio 150 (2004)
As Is Now (2005)
22 Dreams (2008)
Wake Up the Nation (2010)
Sonik Kicks (2012)
Saturns Pattern (2015)
A Kind Revolution (2017)
True Meanings (2018)
On Sunset (2020)
Fat Pop Vol. 1 (2021)
An Orchestrated Songbook (2021)
66 (2024)