Recensione: POST NEBBIA – “Pista nera” [Traccia per Traccia]

Recensione: POST NEBBIA – “Pista nera” [Traccia per Traccia]

Quale metafora migliore potevano scegliere i Post Nebbia per titolare il loro nuovo disco se non “Pista Nera”?

La ricerca di titoli concettuali è una cifra stilistica ormai consolidata per la band padovana guidata da Carlo Corbellini.

Se con il precedente “Entropia Padrepio” avevano esplorato un disordine quasi liturgico, con “Pista Nera” i Post Nebbia si spingono verso una dimensione più competitiva, un manifesto d’intenti che rivela l’ambizione di affrontare discese ardue e tecniche, esplorando territori sonori e tematici inesplorati.

La Pista Nera è però anche una conseguenza, una risultanza. Il disco nasce tra le pareti di un appartamento in un quartiere dormitorio di Torino e quelle di una casa immersa nel paesaggio montano delle Dolomiti. Non a caso, lo sci – tema visivo dell’album, rappresentato in copertina da una foto del bisnonno alpinista di Corbellini – diventa una metafora ideale per il leitmotiv del disco.

Le piste, un tempo simbolo di progresso e benessere, sono oggi circondate da terreni aridi e nudi, incarnazione plastica di un’utopia fallita e del goffo tentativo dell’uomo di fingere un benessere ormai palesemente crollato.

Le tracce di “Pista Nera” sono un tracciato intenso nella avanguardia sonora italiana, tra ironia tagliente e un’amarezza disarmante.

Non c’è spazio per facili consolazioni: ogni nota, ogni verso è un tassello che svela la vertigine di una consapevolezza amara, quella del declino ineluttabile. Eppure, proprio in questa sincerità spietata risiede la forza del disco. Come nella tragedia greca, l’inevitabilità del fallimento non è un punto d’arrivo ma un’opportunità per riflettere, rimettere in discussione le priorità e cercare il cambiamento.

Musicalmente, “Pista Nera” è il frutto di un’evoluzione che unisce passato e presente, senza rinunciare all’estetica DIY che caratterizza la band. Le influenze spaziano dal punk nervoso e angolare della new wave (Talking Heads, Gang of Four) alla ruvidità del new garage e dell’heavy psych (Ty Segall, Thee Oh Sees), passando per il krautrock e la MPB brasiliana degli anni ’60-’70, che emerge tra melodie vocali, linee di basso e suggestioni percussive.

È un sound che non coccola, ma scuote, alternando passaggi abrasivi e serrati a derive psichedeliche che aprono uno spazio per l’introspezione.

Ancora una volta i Post Nebbia riescono ad aprire un nuovo panorama sonoro per la musica italiana che guarda al pop alternativo ma soprattutto alle nuove tendenze della musica indie internazionale. 

TRACCIA PER TRACCIA

Leonardo – Introduzione narrativa che cattura l’ascoltatore con una voce registrata proveniente da un rifugio. Evoca immediatamente il mondo di Pista Nera, introducendo il tema dell’album con un’atmosfera sospesa e misteriosa.

Io non lo so – Mi ricorda un po’ Beck per la combinazione tra influenze krautrock, ritmi sudamericani e synth dall’atmosfera desertica. Esprime il crollo del mito di un futuro ideale, uno dei leitmotiv principali del disco. 

Pastafrolla – Un brano di disincanto profondo, amplificato da un assolo kamikaze che sottolinea il suo spirito ribelle.

Piramide – Metafora incisiva dell’arroganza umana e della nostra incapacità di riconoscere i limiti propri e altrui.

Statonatura – Descrive un’apocalisse fuori controllo attraverso immagini suggestive e inquietanti. Reminiscenza Bluvertigo! 

Super Sconto – Dipinge un quadro di decadenza pigra e surreale, in contrasto con il caos di altri brani.

Giallo – Rappresentazione claustrofobica dell’inquinamento, non solo ambientale ma anche spirituale, con un’atmosfera soffocante.

Lingotto -Ironizza sull’utopia del treno come simbolo del progresso sociale, smascherandone le contraddizioni.

Kent Brockman -Riferimento diretto ai Simpson e critica a un’informazione manipolata e anestetizzata, che nasconde la realtà.

Municipio – Visione fantascientifica di un mostro che divora interi edifici, simbolo della caducità dell’efficienza e della superiorità umana.

Pista Nera – La title track fonde in modo sorprendente punk new wave, bossanova e musica pop brasiliana. Denuncia la realtà edulcorata dei luoghi di villeggiatura, rappresentando l’incapacità umana di accettare il proprio declino.

Notte Limpida – Brano conclusivo che riprende il tema dell’album. Chiede di vivere consapevolmente il declino umano, abbandonando le illusioni e affrontando la realtà con lucidità.

SCORE: 7,75

1. Leonardo – Voto 7,50 
2. Io non lo so – Voto 8,00
3.Pastafrolla – Voto 7,50 
4. Piramide – Voto 7,25
5. Statonatura – Voto 7,oo
6. Super Sconto – Voto 7,oo
7. Giallo – Voto 7,25 
8. Lingotto – Voto 7,00 
9. Kent Brockman – Voto 7,50 
10. Municipio Voto 7,00 
11. Pista Nera – Voto 7,50 
12. Notte Limpida – Voto 7,25 

DA ASCOLTARE SUBITO

Io non lo so – Kent Brockman – Pista Nera

DA SKIPPARE SUBITO 

38 minuti di buona musica serve per rigenerarsi dagli ascolti inutili quotidiani! 

TRACKLIST

DISCOGRAFIA 

2018 – Prima Stagione
2020 – Canale Paesaggi
2022 – Entropia Padrepio
2024 – Pista nera

VIDEO 

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