Recensione: RACHELE BASTREGHI – “Psychodonna”
Sono sempre curioso di ascoltare il disco di un componente di una band che decide di lanciare un progetto da solista.
I pregiudizi, certo, non mancano mai. E se la band in questione è la tua preferita tra le italiane, le aspettative sono così alte ma così alte ma così alte… che menomale che son state soddisfatte. Era già successo con “Forever” di Bianconi , è successo oggi con “Psychodonna” di Rachele Bastreghi.
Rachele e i Baustelle sono una cosa sola e tutti saranno d’accordo con l’affermazione che la musica della band sia tra le migliori del pop, per qualità, degli ultimi vent’anni. In Psychodonna, però, l’artista è riuscita a farsi spazio tra la riconoscibilità propria dei Baustelle indicandoci uno stile unico nel suo genere. Almeno in Italia. Un genere composto da più generi, mischiati tra loro, che vanno dal classico al synthpop dimostrando però una certa compattezza stilistica. Le collaborazioni musicali, d’altronde, sono eloquenti: tra le altre spiccano quelle con Mario Conte, Colapesce e Fabio Rondanini.
Le parole. Le parole sono abili, abilissime, e aiutano a confermare che l’universo femminile è il più bello e controverso in assoluto. Il titolo stesso del disco, Psychodonna, ne è una dimostrazione. “Ogni tanto succede che mi spavento del niente che poi niente non è, un raccolto dolente, un po’ di male innocente, ma poi mi tiro su” recita appunto Poi mi tiro su, prima traccia dell’album. La seconda traccia, Lei, sembra essere autobiografica (più volte Rachele ha dichiarato di scrivere e comporre di notte): “Lei era sveglia e aspettava il sole per poi sparire, lei, quattro mura di luna e corde per poi viaggiare”. In Not for me, che musicalmente ha al suo interno ritmiche tutte diversissime tra loro, c’è il tema del rifiuto a tutto ciò che è “normale”. Da Come Harry Stanton, ballad omaggio all’omonimo attore statunitense, si passa al primo singolo del disco: Penelope. Penelope è un inno alla non conformità, tema ricorrente, raccontato in chiave elettro: il pezzo cresce per lasciare sul finale spazio agli archi che introducono le parole di Silvia Calderoni, attrice impegnata sul tema dell’identità. “Follia, respiro, paura, amore, stupore, autodistruzione. Ma dentro questi margini ci sono delle ribellioni incredibili, la mia diversità è il mio punto di forza”. Silvia Calderoni non è l’unica guest. Le altre son Meg (!) e Chiara Mastroianni, attrice anche lei. Due ragazze a Roma è la traccia migliore del disco, per musica e testo.
Restano Psychodonna, title track ricca di campionamenti cinematografici basati sul tema della rivoluzione, Fatelo con me, cover di Anna Oxa scritta da Battiato (mica pizza e fichi), e Resistenze, che si apre con i versi di Anne Sexton, prosegue con un pezzo che sembra un inno al dolore e si conclude con il tema della famiglia, il porto sicuro per scappare da ogni difficoltà: “Mamma ti voglio bene, anche se tremo, se vivo male. Babbo ti voglio bene, vorrei parlare, ma dentro piove”.
È sempre una goduria quando ci vengono donati dischi questo calibro. Viva Rachele Bastreghi, e viva la musica di qualità!
SCORE: 7,50
TRE BRANI DA ASCOLTARE SUBITO
Penelope – Due ragazze a Roma – Resistenze
TRACKLIST
DISCOGRAFIA
2015 – Marie (EP)
2021 – Psychodonna
IL VIDEO
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