Recensione: RAMMSTEIN – “Zeit”

Per raccontare “Zeit”, l’ottavo album in studio del sestetto di Berlino dei Rammstein, bisogna immergersi completamente nell’oscuro e onirico mondo concettuale della band. 

Till Lindemann e soci hanno voluto confezionare l’ennesimo monolito sonoro partendo, come sempre, dalla loro immagine.
Per questo loro tempo (Zeit vuole dire proprio tempo) hanno chiesto a Bryan Adams di realizzare la loro perfetta trasposizione visiva . 
Per questo Adams ha scattato la band sui gradini del Trudelturm a Berlino-Adlershof, un imponente monumento dedicato alla ricerca aerea nel parco aerodinamico della città.

Una immagine iconica che rappresenta, il valore del tempo e imprime tutto lo spessore oscuro e gotico del disco. 

Anche per questo loro disco i testi sono in tedesco, lingua dura e ruvida che ben si innesta sui riff possenti e martellanti.

Il loro impatto tenebroso e industriale è sempre presente anche quando si mischia a cori angelici come nella title track.
Liriche che raccontano di incubi, ossessioni, paure, dannazioni. Ma c’è spazio anche per la critica sociale e per le contraddizioni di questo mondo. 

Il disco si chiude con Adieu, una sorta di messaggio della band ai fan, ringraziandoli e salutandoli mentre il loro viaggio insieme si avvicina sempre di più alla fine.

Forse “Zeit” è proprio l’espressione della caducità del momento e della vita, il tempo che scappa e scorre per la band.
La pandemia e anche la salute del frontman Till Lindemann, ricoverato in terapia intensiva, hanno influito sul processo creativo del disco. 

“Zeit” va oltre l’industriale, oltre al metal, oltre al gothic, oltre alle etichette.

È un disco che ammalia e fa riflettere anche chi non è fan e frequentatore assiduo di questi generi.

È Neue Deutsche Härte allo stato puro, liturgica, possente e ossessiva. E’ Rammstein!

SCORE: 7,50

DA ASCOLTARE SUBITO

Zeit – Zick Zack – Dicke Titten

DA SKIPPARE SUBITO

Niente. Un ascolto completo è necessario.