Recensione: SLOWDIVE – “Everything is alive”

Sulla copertina di “Everything is alive” c’è riportato un labirinto. Tante possibili strade da percorrere partendo dai quattro spazi all’angolo per raggiungere una misteriosa figura femminile senza volto nel centro del dedalo. 

Ascoltando questo nuovo capitolo sonoro della band inglese di Reading è un po’ come percorrere quelle strade fatte di incroci e possibili punti ciechi alla ricerca di una via di uscita che alla fine si concretizza anche con il titolo: Tutto è vivo.

Una strada ritrovata, quella della band e un continuo percorso che collima con la storia sonora della formazione fatta sostanzialmente di due vite: una, quella degli esordi shoegaze e la seconda, ovvero la rinascita intrapresa dall’omonimo disco del 2017. 

Il labirinto sonoro costruito dai cinque componenti della formazione attraversa lande liriche enigmatiche e per lo più indecifrabili accompagnato da suoni sospesi, eterei ed evocativi miscelati da echi di chitarra e suoni elettronici sui quali crescono le voci profonde e rilassate di Rachel Goswell e Neil Halstead in un continuo alternarsi di malinconia ed estasi.

L’inizio del disco Shanty mi porta subito a ricordare atmosfere alla Alan Parson Project per proseguire con Prayer Remembered incanto e oscurità.
Alife continua il percorso nel dream-pop di qualità mentre Kisses sembra avere risonanze alla New Order.
Skin In The Game con le sue atmosfere cinematografiche ci porta chitarre piene di riverberi e riflessioni, 
Chained to a Cloud, con il suo loop elettronico, è una traccia quasi ambient mentre la chiusura The Slab sono ancora una volta battiti new wave, synth e reminiscenze. 

Alla fine dell’ascolto (degli ascolti) si trova la strada e si risolve l’enigma. 
La musica trionfa e ti viene voglia di premere ancora il tasto Play e riiniziare il viaggio con gli Slowdive! 

SCORE: 7,75

DA ASCOLTARE SUBITO

Shanty – Alife – Kisses 

DA SKIPPARE SUBITO

Nulla, convintamente nulla!