Recensione: SUEDE – “Autofiction”
Altro che finzione, è tutto vero: i Suede sono tornati con Autofiction, un album che a trent’anni esatti dal loro esordio, li conferma una delle band più riuscite degli anni Novanta, in grado di scavalcare con stile e coerenza il decennio d’oro del britpop.
Nel mio personalissimo immaginario musicale, un po’ contro la diffusa etichettatura che li ha giustamente inseriti nell’Empireo musica britpop, i Suede sono sempre stati avulsi da questa definizione. Non saprei spiegare che cosa non mi ha mai convinto fino in fondo della loro britpopness. La verità è che li ho sempre percepiti come più intellettuali, più altolocati, più nobili dei loro colleghi. Detto tra noi, una spanna sopra. Mi bastava ogni volta guardare un’immagine di Brett Anderson per confermarmi da sola questa tesi.
Ne sono ancora convinta, ed ora che ultimi stridori della chitarra di Richard Oaks in “Turn Off The Brain and Yell” mi accompagnano verso la fine di Autofiction, l’ultimo lavoro della band inglese, ancora di più. A trent’anni esatti dal lancio del loro primissimo singolo ” Downers”, prodotto tra l’altro dallo stesso Ed Buller che ha lavorato all’ultimo album, i Suede si dimostrano ancora una volta sorprendentemente al di sopra. Che non significa certamente migliori, ma incorruttibili e solidi nel portare avanti negli anni quello stile che li ha resi unici.
Autofiction è l’album più punk di tutti quelli sino ad ora pubblicati, a detta dello stesso Brett Anderson. Io penso che a loro modo, ogni disco dei Suede sia stato più punk del precedente, persino il loro flop “A New Morning”, se diamo a “punk” una definizione meno strettamente musicale e più ampia del termine. Il grande merito dei Suede è essere sopravvissuti: a loro stessi, e ai tempi che sono cambiati – non sempre in meglio.
Con Autofiction, i Suede varcano la soglia di un nuovo decennio tagliando di netto il flusso musicale che sempre più spesso procede in maniera unidirezionale. Loro vanno per la loro strada, con un disco che è veramente un’estasi ritrovata per i fan della vecchia guardia: rassicurante e allo stesso tempo dirompente. Sound potente, sofisticato e graffiante, a tratti lacerante, con la voce di Anderson a fare da guida in un tripudio di suoni talmente vivi e presenti che non sfiorano, nè accarezzano, ma colpiscono e penetrano a fondo.
I cinque sembrano essere in stato di grazia: ogni elemento è quello giusto, al punto giusto e al momento esatto. E’ un disordine bilanciato e fluido, non certo caotico, che non distrae dai dettagli ma fa in modo che ogni cosa sia esposta e valorizzata al punto giusto.
Niente artefatti, fiocchi, abbellimenti: Autofiction è un disco senza abiti, in preda alla propria nudità.
Nessuno rimpiangerà il passato dei Suede, nessuno invocherà i tempi andati, c’è da scommetterci.
SCORE: 8,50
TRE BRANI DA ASCOLTARE SUBITO:
Still Leads Me On – Drive Myself Home – Turn Off Your Brain And Yell
TRE BRANI DA SKIPPARE SUBITO
Non pervenuti!
QUOTES:
(Still Leads Me On)
TRACKLIST
DISCOGRAFIA
1993 – Suede
1994 – Dog Man Star
1996 – Coming Up
1999 – Head Music
2002 – A New Morning
2013 – Bloodsports
2016 – Night Thoughts
2018 – The Blue Hour
2022 – Autofiction
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