Recensione: TERRACE MARTIN – “Drone”

Ditemi subito se non dovevo prestare la mia attenzione per un disco che nel set dei features aveva questi nomi:  Kendrick Lamar, Snoop Dogg, Leon Bridges, Cordae, Ty Dolla $ign (per dire solo i principali) e tra i musicisti, producer e collaboratori questi personaggi: Robert Glasper, Kamasi Washington, YG, James Fauntleroy, D Smoke, Channel Tres, Smino, Celeste, Malaya, Kim Burrell e Hit-Boy?

La risposta viene da sé. “Drone” si presenta così. 

Terrace Jamahl Martin si è sempre mosso nelle retrovie, come produttore, musicista ed illuminatore sonoro di molti degli artisti che poi ha chiamato alla sua corte per questo disco. Diversi album di qualità nel suo ruolino di marcia, ma mai un super successo.
“Drone” ha tutte le carte in regola per diventare il suo disco della definitiva consacrazione. 

Se si deve sottolineare l’ecletticità di Martin è quella di saper inserire atmosfere e suoni jazz nelle trame dell’hip hop. Era stato lui uno degli artifici di “To Pimp A Butterfly” di Kendrick Lamar, dove aveva prodotto molti brani.
L’attitudine jazzy la si sposa anche con la presenza di Kamasi Washington e di tanti altri musicisti di quell’ambiente colto. 

Nel disco c’è un po’ tutto questo suo mondo. C’è l’R&B super classico (Leave Us Be), ci sono le esternazioni strumentali jazz (Griots of the Crenshaw District su tutte), c’è del buon e gustoso hip-hop (Evil Eyes, Listen), ci sono le intro con vocoder alla Kanye West (Don’t Let Go), c’è dell’house music (Tapped) e perfino richiami alla musica classica e alla word music (Sick of Cryin).

“Drone” è una immagine vista dall’alto e nel suo complesso di un certo scenario colto e raffinato che attraversa la black music in tutte le sue sfumature sonore. 
Da fare ascoltare… 

SCORE: 7,75

DA ASCOLTARE SUBITO

Drones – Leave Us Be – Griots of the Crenshaw District

DA SKIPPARE SUBITO

Direi nulla … 40 minuti di buona musica non fanno mai male!