RECENSIONE: THE OFFSPRING – “Let The Bad Times Roll”
Sono passati nove anni da quando i The Offspring hanno pubblicato il loro ultimo album, “Days Go By”.
Conflitti con la Columbia (pregressa etichetta) e la pandemia, hanno contribuito al ritardo di “Let The Bad Times Roll”, originariamente previsto per l’uscita nel 2020.
Let The Bad Times Roll sarebbe stato tempestivo l’anno scorso ed è leggermente datato ora – ma è meglio tardi che mai. Arrivo dalla scuola punk- rock, nella scatola dei ricordi che ho traslocato in tre diverse abitazioni, i primi dischi dei The Offrispring e i poster sono tra i cimeli che conservo più gelosamente. Quando uscirono e fecero il boom nelle hitchart italiane la critica li aveva definiti ammiccanti all’onda rock che stava dilagando dall’America all’Europa, sminuendone il valore che invece caratterizzava e ha caratterizzato altri gruppi similari per radici musicali come Leg Wagon, Satanic Surfers, No Use for a Name. Lo smalto dei The Offspring è sempre stato l’essere imprescindibilmente schietti.
The Offspring hanno avuto molto tempo per lavorare su questo album, il risultato è che , Dexter Holland e il chitarrista solista Noodle sperimentano con il jazz, il pop e gli elementi orchestrali per poi riportare bruscamente l’ascoltatore al loro precedente suono skate-punk di album come Smash e Ixnay On The Hombre.
L’album si apre con “This Is Not Utopia”, che melodicamente condivide alcune cose in comune con “Slim Pickens Does the Right Thing and Rides the Bomb to Hell”, anche se con un diverso focus sociopolitico, in particolare su come i media e l’isteria la cultura americana della paura che ha definito il paese negli ultimi 20 anni. La title track espande il suo focus politico con un’analisi satirica dell’amministrazione Trump, ma la critica arriva un po’ tardi, a più di tre mesi dalla nuova presidenza.
“Behind Your Walls” inizia con una melodia di chitarra elettrica che si espande in una canzone cupa che dettaglia la storia di due persone, una che si sta chiudendo al mondo e al narratore a causa di una prospettiva sempre più negativa, mentre il narratore sta disperatamente cercando di raggiungerli.
“Army Of One” è una fusione di surf-rock con il punk.
Il punto meno convincente dell’album arriva sotto forma di “We Never Have Sex Anymore”, con un’influenza sostenuta del jazz che pone l’accento sulle insicurezze di un matrimonio vuoto.
Tornando all’estetica punk tradizionale, “The Opioid Diaries” è una critica feroce della crisi degli oppioidi negli Stati Uniti, e la tendenza dei medici a spingere le pillole al posto delle cure di qualità. C’è un breakdown di chitarra a passo di marcia a circa metà strada, e mentre non si accorda perfettamente con il resto della canzone, non la danneggia nemmeno. “Hassan Chop” continua a fornire il suono più vecchio degli Offspring, con Holland che offre una performance vocale mezza parlata e mezza urlata al posto della melodia.
L’album include anche una nuova versione della hit “Gone Away”, su una serena melodia di piano con un supporto orchestrale sul ritornello. In definitiva il ritorno dei The Offspring ha rimarcato la loro capacità di parlare schietti e diretti, mostrando le storture di un Paese, la polvere sotto il tappeto, il lato buio. Gli anni passano, ma è un sollievo vedere che l’animo è rimasto integro.
SCORE: 9,00
TRE BRANI DA ASCOLTARE SUBITO:
“Thi is not utopia” – “Hassan Chop” – “Behind your walls”
TRACKLIST:
DISCOGRAFIA:
1989 – The Offrspring
1992 – Ignition
1994 – Smash
1997 – Ixnay on the Hombre
1998 – Americana
2000 – Conspiracy of One
2003 – Splinter
2008 – Rise and Fall, Rage and Grace
2012 – Days Go By
2021 – Let the Bad Times Roll
VIDEO:
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