Recensione: TRAVIS SCOTT – “Utopia”

Finalmente si concretizza l'”Utopia” musicale di Travis Scott. Prende forma, suono, concetto, sostanza e visione. Oltre un’ora per diciannove canzoni per quello che è un disco monumentale. 

Il progresso è la realizzazione dell’utopia” scriveva Oscar Wilde.

In questo caso, preparatevi, ci troviamo di fronte al progresso sonoro di un artista. 
Sto facendo un paragone assurdo. I puristi mi daranno del pazzo. Gia lo so!

Ma nella testa di Travis Scott “Utopia” rappresenta la sua “The Dark Side Of The Moon”. 

Un paragone tirato, ma che forse tra vent’anni potrebbe avere un senso, una conferma e una sua accezione nella storia della musica! 

“Utopia” è ragionato. Non è fatto solo per il mercato. È un disco che va oltre alla trap, oltre al rap.
Abbraccia nuovi suoni, nuovi elementi stilistici fino ad ora poco esplorati da Jacques Bermon Webster II (ovvero Travis Scott). 

Prendete ad esempio Moder Jam. Il brano con il feat, di Teezo Touchdown è impressionante come si incolla alla perfezione sull’ossessivo pezzo che suona quasi come un trip hop (tra i crediti del brano c’è Guy-Manuel de Homem-Christ, ovvero uno dei due Daft Punk, per il sample di I am Good di Kanye West prodotto appunto dai Daft Punk).

Ma questo è solo l’inizio. My Eyes ci porta subito in un altro universo. Mettere insieme Bon Iver e Sampha è geniale e visionario. 

Travis non commette sbagli e subito riporta la sua musica dentro i binari della sua cifra stilistica.
Quasi come se volesse erudire il suo popolo con sperimentazione, sconfinamenti e poi ritornare nella sua comfort zone, quella tanto amata dalla sua base.
Ascoltate Sirens è quasi psichedelica come se i Genesis avessero fatto trap. 

Tra le diciannove canzoni ci sono momenti altissimi. Dove l’asticella vola verso l’alto come nel caso di Meltdown.
Qui insieme a Travis c’è Drake. Un pezzo da manuale! 

In DelResto si viaggia subito in un altro universo ancora Bon Iver e poi la Regina Beyoncé che dire! 
Ma l’evoluzione non si ferma qui. Circus Maximus porta The Weeknd nella sua concezione sonora, così come Parasail con Yung Lean è un viaggio soave e rilassato che prosegue con Lost Forever con James Blake e Westside Gunn.

In Looove con Kid Cudi (c’è anche Pharell nei crediti) si viaggia su un qualcosa tra reggae, dub, trap ed esperimenti sonori vari. 

A chiudere il disco tre pezzoni: K-pop il primo singolo quello con Bad Bunny & The Weeknd, Telekineisis con un tiro tra urban morbidoso e trap con Future e alla fine la magica SZA e la conclusiva Til Future Notice con Savage e ancora una volta James Blake.

Tre ultime considerazioni. 

La prima è sulle liriche. “Utopia” a suo modo è un concept album. Un viaggio trasversale, intersecante sulle utopie del mondo, le contraddizioni dell’essere umano, dei suoi sentimenti e delle sue pulsioni. 

La seconda è sulla produzione. Il disco trasuda di Kanye West ma oltre a lui come producer c’è il meglio della scena urban americana. Una super league dei producer: Mike Dean, James Blake, Wheezy, Hit-Boy, Metro Boomin e appunto Kanye West. 

L’altra considerazione è sul suono. Per apprezzarlo al massimo e entrare nella sua Utopia sonora bisogna ascoltarlo a volume a palla.
In cuffia o con qualcosa di sonoro che ti buca con i suoni, toni, vibrazioni ed energie.

Un lato negativo? Forse la tracotanza e l’abbondanza di spunti. Può dimostrarsi troppo! Troppe cose così tutte insieme forse disorientano.  
Ma questa è comunque una Utopia e le Utopie non devono avere limiti! 

Diventerà un classico? Le potenzialità le ha tutte… Il tempo costruirà o dissolverà!  

SCORE: 8,00

DA ASCOLTARE SUBITO

Modern Jam – My Eyes – DelResto 

DA SKIPPARE SUBITO

Niente … mi raccomando sentirlo a paletta